ALLOCUZIONE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XV
AI CONGRESSISTI DELLA
GIOVENTÙ CATTOLICA ITALIANA
IN OCCASIONE DELL'ORGANIZZAZIONE
DEL LORO PRIMO CONGRESSO NAZIONALE
Mercoledì, 7 gennaio 1920
Sono sempre fecondi di bene i convegni o le adunanze dei soci appartenenti ad un solo e medesimo sodalizio, perché giovano a ravvivare lo spirito informatore della comune associazione. Vi sono però dei momenti, nei quali siffatti convegni appariscono destinati a recare maggiore utilità, così ai sodalizi come ai singoli membri di essi. Uno di tali momenti era appunto quello nel quale la Società della Gioventù Cattolica Italiana riprendeva le sue periodiche adunanze generali, dopo la non breve interruzione cagionata dalla guerra, che tante stragi e tanti lutti segnò nell’ultimo quadriennio. Imperocché, se ogni spettatore dell’ora presente può sempre guardare al passato che lascia addietro, e all’avvenire verso cui si incammina, la Società della Gioventù Cattolica Italiana nell’attuale momento storico dovea trarre conforto dallo sguardo retrospettivo volto al suo passato, e trarre ammaestramento dallo sguardo scrutatore affissato nel suo avvenire.
Ci ha recato pertanto non lieve soddisfazione l’apprendere che il recente Congresso nazionale della Gioventù Cattolica Italiana ha mirato appunto a trarre lezioni dal passato, per formare il programma dell’avvenire. E crediamo che come i buoni frutti raccolti in addietro si possano tutti compendiare, nella fedeltà al proprio dovere, mantenuta dai membri del Sodalizio in ogni occasione e malgrado ogni difficoltà, così le speranze di ulteriori progressi, individuali e sociali, non potranno essere appagate se non mercé una costante e più perfetta osservanza dei doveri, che stringono i socii della Gioventù Cattolica e come individui e come membri del Sodalizio. Si potrebbe ciò esprimere con antica frase, dicendo che è necessario « formare la coscienza dei giovani »; ma Noi crediamo che si possa anche usare una frase nuova, e dire che è necessario organizzare i giovani, tanto più che la Società della Gioventù Cattolica non è fine a se stessa, ma via a quelle altre forme di azione che i giovani, fatti adulti, dovranno svolgere nell’Unione Popolare, o sotto la guida di questa, massima fra le nostre Associazioni.
Nessuno ignora che la base della organizzazione giovanile dev’essere la fede religiosa; ma non semplicemente la fede teorica, la quale consiste nell’assenso dell’intelletto ai dommi o alle verità insegnate dalla Chiesa, bensì la fede pratica, espressa in una vita conforme a quei dommi e a quelle verità. In quella guisa poi che non si avrebbe edificio se sopra la pietra posta a fondamento non si elevassero mura, e se le mura elevate non fossero coperte da tetto, così per ottenere una buona organizzazione dei giovani è d’uopo che essi vengano indirizzati alla méta da buoni esempi, da savi consigli, da opportuni precetti. Né a queste mistiche mura dovrà mancare il tetto della carità, destinato a coprire e a perfezionare tutto l’edificio.
Non senza motivo facciamo appello alla metafora dell’edificio, perché, mentre esprime bene l’idea di una buona organizzazione, fa anche comprendere quali ne sono le necessarie condizioni.
Ci piace però soggiungere che la metafora dell’edificio è anche adatta a dare idea di quel carattere di istituzione permanente per i giovani che Noi vorremmo impresso nella Società della Gioventù Cattolica. Di questo Sodalizio non avrebbe infatti adeguato concetto, e non ne apprezzerebbe a dovere tutta la importanza, chi lo considerasse soltanto come un’Assemblea di giovani che due o tre volte l’anno si adunano, o per celebrare qualche festa religiosa o per assistere a qualche accademia letteraria o musicale.
Più rettamente la Società della Gioventù Cattolica dev’essere paragonata ad una scuola, nella quale i giovani sono preparati a ciò che un giorno dovranno essere nella vita privata e pubblica. Ora, come poco o nessun profitto negli studi farebbero i discepoli che si recassero a scuola solo due o tre volte l’anno, così dalla Società della Gioventù Cattolica non riceverebbero sufficiente preparazione, a ciò che un giorno dovranno essere nella vita privata e pubblica, quei giovani i quali si contentassero di intervenire alle feste civili e religiose del Sodalizio. Una buona scuola dev’essere sempre aperta, e le lezioni date in essa devono essere frequentate ogui giorno. Non altrimenti i socii della Gioventù Cattolica devono frequentare con assiduità i Circoli aperti per essi, e in questi Circoli dev’essere sempre fornita o agevolata la trattazione dei principali problemi di attualità, affinché i giovani siano preparati a cogliere il miele, ed a respingere il veleno, che per avventura possono dare i fiori sbocciati in nuovi giardini.
Queste nostre parole, oltre al significare il carattere di « opera » permanente e « stabile » che Noi vogliamo impresso alla Società della Gioventù Cattolica, dicono abbastanza la preferenza che vorremmo fosse data ai Circoli di studio sopra ai ritrovi di sollievo o di divertimento; dicono abbastanza che la Società della Gioventù Cattolica, nella formazione o nella organizzazione dei giovani, deve mirare non tanto al presente, quanto all’avvenire, specialmente col preparare i futuri membri delle Associazioni maggiori. Sappiamo che a questo criterio si è sempre inspirata la Presidenza Generale del benemerito Sodalizio. Ci sia lecito però augurare che alla savia direzione dei Capi corrisponda ognor meglio la docilità dei singoli iscritti, affinché la Società della Gioventù Cattolica Italiana possa essere davvero una perfetta scuola, in cui si formino oggi i buoni giovani, per averne domani altrettanti soci dell’Unione Popolare e ciò che più monta esemplari padri di famiglia, onesti cittadini. Con questo augurio esprimiamo la Nostra benevolenza non solo ai rappresentanti della Gioventù Cattolica che salutiamo qui presenti, ma anche ai loro consoci lontani. Ed affinché il Nostro augurio sia pegno di grazie e di celesti favori, vogliamo ad esso congiunta la Benedizione Apostolica che di cuore impartiamo al Presidente Generale, ai singoli socii del benemerito Sodalizio, alle opere loro e alle loro famiglie.
Copyright © Libreria Editrice Vaticana
Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana