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ALLOCUZIONE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XV
AI DIRIGENTI DELLE GIUNTE DIOCESANE DELL'UNIONE POPOLARE
E DELL'AZIONE CATTOLICA ITALIANA,
IN OCCASIONE DEL IV CONGRESSO
DELLE GIUNTE DIOCESANE
 

Giovedì, 29 aprile 1920

 

Ci si domanda di mettere il suggello al quarto Congresso delle Giunte Diocesane, ravvalorando con la Nostra benedizione i voti emessi, i propositi formati e le deliberazioni prese in occasione delle solenni assise testé tenute in Roma dai dirigenti l’Azione cattolica delle Diocesi d’Italia. Nulla può riuscire a Noi più gradito che l’accondiscendere a siffatta domanda. Ma, prima di compiere ufficio di padre verso carissimi figli, Ci sia lecito esprimere la soddisfazione del maestro, che si rallegra di vedersi secondato dalla diligenza, e forse anche prevenuto dalla chiara intelligenza e dall’ardore del bene di esemplari discepoli. Imperocché già da qualche tempo riusciva a Noi doloroso il constatare che, anche fra i migliori Nostri figli, poco più si parlasse dell’«Unione Popolare », e, con sorpresa non meno dolorosa, era da Noi osservato il silenzio che la stampa cattolica mantiene troppo spesso intorno al movimento religioso, scientifico e pratico. Forse il doppio silenzio è da attribuirsi, in parte, agli avvenimenti tristissimi che negli ultimi anni occuparono tanto, e tanto preoccuparono la pubblica opinione. Ma Noi vorremmo che non si dimenticasse essere l’«Unione Popolare » il principale fattore dell’Azione cattolica. Se altre attività hanno potuto sorgere, anche recentemente, in differenti campi, esse non sono che ruscelli usciti da fiume regale. I ruscelli del Tevere e del Po possono venir meno, mentre che il Po ed il Tevere continueranno sempre il maestoso loro corso in mezzo alle città ed ai villaggi. Non altrimenti si deve parlare delle differenti attività che sono sorte, o che possono sorgere, dal regal fiume dell’«Unione Popolare ». Senza dire che l’Azione cattolica è fatta solo dall’«Unione Popolare »; le altre attività, alle quali abbiamo accennato, possono dar luogo « ad azione di cattolici », non « all’Azione cattolica » propriamente detta.

Di qui è facile intendere che Noi stessi desideravamo si adunassero un’altra volta in Roma i rappresentanti delle Giunte Diocesane, sia per attestare la loro vitalità, sia per avvisare ai modi migliori di intensificare l’azione cattolica in Italia.

E dopo ciò, dovremo dire che salutiamo con gioia vivissima i membri del quarto Congresso delle Giunte Diocesane? Ciò pare a Noi superfluo; ma non vogliamo omettere di dirvi, o dilettissimi figli, che apprezziamo i sacrifizi che ad alcuni di voi ha costato il lungo cammino, e che lodiamo il coraggio con cui tutti avete posto in non cale i disagi e le difficoltà degli attuali momenti.

Soprattutto poi Ci piace di dirvi che approviamo l’idea dominante nel Congresso da voi ora tenuto. Ci sembra infatti che voi abbiate voluto ravvivare la persuasione che l’«Unione Popolare » deve formare la coscienza cattolica degli italiani. A ciò hanno mirato le vostre discussioni, a ciò tendono i voti emessi, e le prese deliberazioni. Non è chi non comprenda l’importanza delle vostre affermazioni. Imperocché se ne deduce da una parte, che le singole attività, destinate a svolgersi in differenti campi, non possono prescindere dalla « Unione Popolare », come il ruscello non prescinde dal fiume che gli dà vita, e dall’altra parte se ne deduce del pari, che non si appongono al vero coloro che nell’« Unione Popolare » ravvisano un Sodalizio inteso solo ad opere e pratiche religiose. Non v’ha dubbio che dalla religione si debbono attingere i criterii per informare l’azione cattolica così nel campo economico come nel politico e nel sociale; ma, appunto perché anche in ciascuno di questi tre campi l’«Unione Popolare » può e deve dire la sua parola, si ingannerebbe chi la dicesse oltrepassata nelle necessità e nelle aspirazioni del momento da altre attività.

In conformità di quella che abbiamo chiamato « idea dominante » del quarto Congresso delle Giunte Diocesane, sappiamo che coll’impiantare sopra solide basi un centro nazionale di cultura, l’«Unione Popolare » mira ad avere un centro irradiatore di dottrine. Queste dottrine dovranno riguardare principalmente i problemi economici e sociali, che oggi tanto affaticano le menti. È agevole intendere che cotesti problemi riceveranno buona soluzione, se a coloro che li dovranno sciogliere saranno stati forniti in antecedenza i principii, che formano il prisma sotto il quale la Chiesa esamina le questioni economiche e sociali. Dicasi lo stesso riguardo ai rapporti fra le differenti classi da Dio volute nella società: e lo stesso si dica riguardo alla libertà di insegnamento, e principalmente riguardo all’insegnamento religioso nelle scuole elementari. Il Centro Nazionale di cultura, promosso dall’«Unione Popolare », può formare la coscienza degli italiani intorno a queste e ad altre importantissime questioni.

Epperò Noi, come ci rallegriamo della stabilità che il recente Congresso ha dato al detto Centro, così auguriamo che tutti i rappresentanti delle Giunte Diocesane, convenuti al quarto Congresso, si adoperino nelle rispettive loro Diocesi ad estendere i frutti della benefica istituzione.

Parallela a questa, o quasi complemento di questa, vorremmo dire la istituzione dei « propagandisti », destinati a diradare le tenebre degli errori che avvolgono le popolazioni, specialmente delle campagne, e ad arrecare la luce della verità a chi ne è privo. Sappiamo che l’«Unione Popolare » intende dedicare cura speciale anche all’opera dei propagandisti ed anzitutto alla formazione di essi, perché un cieco non può farsi guida ad altri ciechi. Ma noi vorremmo che le singole Giunte Diocesane non credessero che dei propagandisti debba occuparsi solo la Presidenza Generale dell’«Unione Popolare ». Ciascuna Giunta deve avere una vita propria, sia pure vita coordinata alle direttive che riceve dal Centro dell’«Unione Popolare », ma « vita propria » ripetiamo, non limitata a semplice trasmissione o benevola interpretazione delle Circolari di Roma.

Crediamo superfluo insistere su ciò; siamo paghi di aver fatto comprendere che facciamo assegnamento sull’attività delle singole Giunte Diocesane. Ed appunto perché le vogliamo attive, sarà utile che i rappresentanti di esse tornino ogni anno a radunarsi in Roma per dar conto di ciò che hanno fatto, delle iniziative che vorrebbero prendere, delle difficoltà che hanno incontrato.

Dicevamo a principio che non vogliamo si possa mettere in dubbio l’esistenza dell’«Unione Popolare »; ecco indicato il modo di mostrarne la rigogliosa sua vita così dentro come fuori di Roma.

Ma poiché la vita dell’«Unione Popolare » non può essere rigogliosa se non è anzitutto confortata dalla benedizione di Dio, Noi imploriamo di cuore le celesti benedizioni sul benemerito Sodalizio. Le imploriamo copiose sull’egregio Presidente Generale, e su chi lo coadiuva da vicino o da lontano; le invochiamo sui rappresentanti delle Giunte Diocesane oggi qui convenuti e su quelli che solo con lo spirito sono qui presenti. Né vogliamo manchi l’apostolica benedizione a coloro che, in qualsiasi modo, favoriscono l’«Unione Popolare » in Italia, perché, conchiuderemo con un pensiero già manifestato, se copiose sono le acque di un fiume, anche i ruscelli che procedono da esso possono avere vita più lunga di anni e più feconda di bene.

 

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