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[ IT  - LA ]

PAPA EUGENIO IV

MOYSES VIR*

4 settembre 1439


CONCILIO DI FIRENZE (17° ECUMENICO)

26 febbr. 1439 - agosto (?) 1445



SESSIONE VII 

[Decreto del concilio fiorentino contro il sinodo di Basilea]

Eugenio vescovo, servo dei servi di Dio, a perpetua memoria. Mosè, uomo di Dio, infiammato di zelo per la salvezza del popolo a lui affidato e temendo che l'ira di Dio colpisse quel popolo se avesse seguito lo scisma sedizioso di Core, Datan e Abiron, per comando del Signore disse a tutto il popolo: Allontanatevi dalle tende di questi uomini empi e non toccate nulla di ciò che è loro, perché non periate a causa dei loro peccati (Num 16,26). Aveva, infatti, capito per diretta ispirazione del Signore, che quegli uomini sediziosi e scismatici avrebbero ricevuto una gravissima punizione, come poi risultò dagli avvenimenti, quando la terra stessa non poté reggerli e li inghiottì per giusto giudizio di Dio, facendoli scendere vivi all'inferno.

Così anche noi, cui, anche se immeritatamente, il signore Gesù Cristo si è degnato affidare il suo popolo, alla notizia dell'esecrabile crimine tramato negli ultimi giorni da certi uomini empi presenti a Basilea per rompere l'unità della santa chiesa, temendo che possano sedurre con l'inganno e contaminare coi loro veleni i meno avveduti, ci sentiamo spinti a gridare nello stesso modo al popolo del signore nostro Gesù Cristo a noi affidato. Allontanatevi dalle terme di questi uomini empi (Num 16,26). Ciò è tanto più necessario perché il popolo cristiano oggi è molto più numeroso di quello ebraico allora, la chiesa è più santa della sinagoga il vicario di Cristo è superiore per autorità e dignità allo stesso Mosè.

Da tempo avevamo cominciato a intuire questo empio comportamento di coloro che stavano a Basilea; avevamo infatti l'impressione che quel concilio scivolasse verso un regime di tirannia: molti, anche di grado inferiore erano allora costretti a andarvi e a restarvi per compiere la volontà dei capi di una fazione, molti voti e pareri erano estorti con imbrogli, alcune persone erano adescate, con menzogne e inganni. Inoltre tutto era dominato da cospirazioni, congiure, monopoli, conciliaboli, e per ambizione del potere papale si cercava di protrarre all'infinito quel concilio, dove venivano messe in opera innumerevoli novità, disordini, deformazioni e un infinito numero di mali; concorrevano a tali atti anche chierici già costituiti negli ordini sacri, ma ignoranti, inesperti, vagabondi, indisciplinati, fuggiaschi, apostati, condannati come criminali e fuggiti dalle carceri, ribelli a noi e ai loro superiori, e altri simili esemplari di umanità, completamente corrotti da questi maestri di delinquenza.

Notiamo ancora a proposito dell'opera santissima dell'unione della chiesa orientale, che noi la vedevamo in estremo pericolo proprio per l'inganno di alcuni faziosi e per questo volevamo prendere contro tanti mali tutti i provvedimenti in nostro potere. Pertanto, per i motivi già esposti e per altri ancora ragionevoli e ineliminabili, esaurientemente formulati nel decreto di trasferimento, col consiglio dei nostri venerabili fratelli cardinali di santa romana chiesa, con il plauso di moltissimi venerabili fratelli e diletti figli arcivescovi, vescovi, vescovi eletti, abati e altri prelati, maestri e dottori, abbiamo trasferito quello che era un tempo il concilio di Basilea nella città di Ferrara, dove abbiamo insediato, Dio permettendo, il concilio ecumenico, presenti sia la chiesa occidentale che quella orientale.

Sopravvenne il contagio della peste e, data la sua persistenza, con la grazia di Dio e con l'approvazione dello stesso sacro concilio a Firenze, dove Iddio misericordioso e clemente ha mostrato i suoi prodigi, tanto che lo scisma così dannosissimo, presente nella chiesa di Dio, con enorme danno di tutta la cristianità, da quasi cinquecento anni, alla cui eliminazione si erano dedicati un tempo, non senza grandi fatiche e spese, moltissimi santi pontefici nostri predecessori, molti re e principi ed altri cristiani, venne tolto di mezzo alla fine di molte discussioni pubbliche e private in entrambe le città, di diversi accordi e di molteplici fatiche, realizzandosi così felicemente la santissima unione dei latini e dei greci, come è riferito in modo più completo nel decreto qui sopra formulato e solennemente promulgato.

Perciò, rendendo all'eterno Padre grazie senza fine e rallegrandoci con tutto il popolo fedele, abbiamo offerto a Lui un sacrificio di esultanza e di lode. Vediamo, infatti, essere chiamato alla terra promessa, non un solo popolo come quello Ebreo, ma popoli e nazioni di ogni lingua e razza, che si incontrano in un solo linguaggio e in un solo servizio alla verità, per cui risorge anche la grande speranza che questo sole di giustizia (Ml 4,2), che si leva ad oriente, estenda i raggi della sua luce verso le tenebre di molte altre genti, anche infedeli, e la salvezza del Signore si compia fino agli estremi confini della terra (Is 49,6).

Per disposizione divina di tutto ciò abbiamo già le migliori garanzie poiché Dio onnipotente ha concesso che, per opera nostra, gli ambasciatori degli Armeni giungessero in questi giorni dalle lontanissime terre del nord fino a noi, alla Sede apostolica e a questo sacro concilio, muniti di pieni poteri. Questi, considerandoci e venerandoci come il beato Pietro, principe degli apostoli, e riconoscendo la stessa santa Sede come madre e maestra di tutti i fedeli, hanno affermato di essere venuti a lei e al concilio in cerca di un cibo spirituale e della vera e sana dottrina. Di questo abbiamo di nuovo molto ringraziato il nostro Dio.

Ma l'animo inorridisce nel ricordare quante pene, quante,opposizioni, addirittura quante persecuzioni abbiamo sopportato fino a questo momento in questa divina impresa, e non da parte di Turchi o Saraceni, ma da gente che si dice cristiana.

Il beato Gerolamo riferisce che dai tempi di Adriano fino all'Impero di Costantino sul luogo della resurrezione del Signore veniva venerata una statua di Giove e sul monte della crocifissione una statua in marmo di Venere lì collocate dai gentili, poiché i persecutori credevano di distruggere in noi la fede nella resurrezione e nella croce profanando con gli idoli quei santi luoghi.

Non diversamente si comportano ai nostri giorni verso di noi e verso la chiesa di Dio quegli sciagurati rimasti a Basilea, ma mentre quello era opera di pagani, che non conoscevano, il vero Dio, questo viene da gente che ha visto e ha odiato (Gv 15,14), perciò il tumulto dei tuoi avversari, come dice il profeta, cresce senza fine (Sal 73,23) e in modo tanto più pericoloso, perché diffondono i loro veleni fingendo quella riforma che hanno sempre rifiutato di applicare a se stessi.

Anzitutto questi autori di ogni scandalo riuniti a Basilea hanno mancato alla promessa fatta ai Greci. Avevano saputo, senza possibilità di equivoco, dagli stessi ambasciatori dei Greci e della chiesa orientale che il nostro carissimo figlio in Cristo Giovanni Paleologo, illustre imperatore dei romani, Giuseppe, patriarca di Costantinopoli, di buona memoria, e gli altri prelati e membri della chiesa orientale volevano recarsi al luogo legittimamente scelto per la celebrazione del concilio ecumenico dai nostri legati e presidenti e da altri tra le maggiori personalità presenti. Ad essi infatti era stato affidato il diritto di tale scelta in base a un accordo sottoscritto col comune consenso dello stesso concilio dopo gravi dissensi tra i partecipanti. Inoltre avevano saputo che anche noi, per le suppliche e le grandissime insistenze di tali ambasciatori nel concistoro generale di Bologna, avevamo confermato questa scelta e, con molte fatiche e denaro, stavamo per inviare a Costantinopoli le galee e quanto necessario per il compimento di questa santissima unione.

Malgrado ciò hanno osato deliberare, contro di noi e i predetti cardinali, un'ammonizione o citazione con cui interrompere questa santa impresa e hanno osato inviarla all'imperatore e al patriarca di Costantinopoli per dissuadere loro e gli altri dal venire. Sapevano bene infatti che essi, come si è detto, non sarebbero andati a nessun patto in luogo diverso da quello scelto.

Poi, quando hanno sentito che l'imperatore, il patriarca e gli altri erano già arrivati fino a noi per realizzare la santissima unione hanno tentato di frapporre un altro empio ostacolo a quest'opera divina, pronunciando contro di noi una sacrilega sentenza di sospensione dall'esercizio del potere papale.

Infine questi fautori di scandali, pochissimi di numero, e quasi tutti di modestissima condizione e origine, veri nemici della pace che accumulano colpa su colpa e non ottengono la giustizia del Signore (Sal 68,28) quando si resero conto che la grazia dello Spirito santo già operava in noi in favore dell'unione dei Greci, abbandonarono la retta via per i tortuosi sentieri dell'errore e il 16 maggio scorso tennero una pretesa sessione, dichiarando di attenersi a certi decreti, benché fossero stati emanati da una sola delle tre obbedienze e dopo la fuga di Giovanni XXIII, come era chiamato dai suoi seguaci, quando a Costanza persisteva ancora lo scisma.

Essi trattando da eretici noi e tutti i principi, i prelati e gli altri fedeli e devoti della Sede apostolica, formularono, definendole verità di fede, tre proposizioni, del seguente tenore:

La verità che enuncia il potere del concilio generale, espressione della chiesa universale, sul papa e su chiunque altro, dichiarata dai concili generali di Costanza e da questo di Basilea è una verità della fede cattolica.

Questa verità che il papa non può in alcun modo con la sua autorità sciogliere o rinviare a altra data o trasferire da un luogo a un altro, senza il consenso del medesimo, un concilio generale espressione della chiesa universale, legittimamente convocato per le questioni specificate nella suddetta verità o per una di esse in particolare, è una verità della fede cattolica.

Chi respinge con ostinazione tali verità dev’essere considerato eretico. Più dannosi che mai perché camuffano la loro malignità sotto le sembianze di una verità di fede, essi interpretano la dichiarazione del concilio di Costanza in un senso malvagio e riprovevole, del tutto estraneo alla sua dottrina; seguono l'insegnamento di tutti gli altri scismatici e eretici, che cercano sempre di formulare i propri errori e empi dogmi a partire dalle divine Scritture e dai santi padri, interpretati con animo perverso.

Infine, avendo perso completamente il lume della ragione e distogliendo gli occhi per non vedere il cielo e non ricordare i giusti giudizi, a somiglianza di Dioscoro e del condannato sinodo di Efeso, procedettero, con un crimine che non sarà mai espiabile, a una velenosa e esecrabile sentenza che pretendeva di stabilire la privazione della dignità e dell'ufficio papale. Riteniamo di avere sufficientemente indicato così il tenore di tale atto, mostruoso per ogni credente, ricordando come fecero tutto quanto era in loro potere per annullare questo incomparabile bene dell'unione.

Oh figli miseri e degeneri! O generazione perversa e adultera! (Mt 12,39) Cosa è più crudele di questa empietà e iniquità? Cosa si poteva escogitare di più detestabile, di più orribile, di più pazzo? Avevano detto, un tempo, che niente era stato mai visto o udito in mezzo al popolo cristiano di migliore, più glorioso e più fruttuoso di questa santissima unione, dai primi tempi della chiesa, e che non si doveva, data la sua importanza, discutere sul luogo, ma per conseguirla bisognava essere disposti a mettere a repentaglio non solo i beni di questo mondo, ma anche il corpo e l'anima. In favore di questo hanno gridato per tutto il mondo e hanno messo sottosopra il popolo cristiano, come risulta dalle loro decisioni e dalle loro lettere; adesso, invece, per quanto sta inloro si accaniscono contro ciò con tanto furore e tanta empietà da far pensare che siano convenuti a quel brigantaggio di Basilea tutti i demoni del mondo.

Fino ad ora, Dio onnipotente non ha permesso il prevalere della loro iniquità, sempre menzognera (Sal 26,12), ma poiché essi si impegnano con tutte le forze nel condurla fino all'abominazione della desolazione della chiesa di Dio (Mt 24,15) noi, senza gravissima offesa a Dio e pericolo imminente di confusione e abominazione nella sua chiesa, non possiamo assolutamente fingere di ignorare tali atti, al contrario, secondo il dovere del nostro ministero pastorale e sensibili alle sollecitazioni di coloro che sono infiammati dallo zelo per le cose di Dio, vogliamo porre rimedio a tanti mali e, per quanto possiamo, prendere provvedimenti per eliminare dalla chiesa di Dio questa esecrabile empietà e mortifera pestilenza, seguendo le orme dei nostri predecessori, che, come scrive papa Niccolò di santa memoria,hanno ripetutamente annullato anche concili di vescovi provenienti da ogni parte della terra iniquamente celebrati, come avvenne nel secondo concilio universale di Efeso, che papa Leone respinse, riconoscendo autorità a quello di Calcedonia, rinnoviamo con l'approvazione di questo sacro concilio fiorentino il solenne e salutare decreto da noi promulgato con apostolica autorità il 15 febbraio nel sacro concilio generale di Ferrara contro quei colpevoli di sacrilegio, in tale decreto con l'approvazione dello stesso concilio di Ferrara abbiamo tra l'altro dichiarato che tutti e ciascuno di coloro che a Basilea, in nome di un preteso concilio, che abbiamo definito con più verità una conventicola, contravvenivano al trasferimento e alla dichiarazione da noi fatti, osavano provocare scandali e nefandezze, anche se rivestiti della dignità cardinalizia, patriarcale, arcivescovile, vescovile, abbaziale, o di qualsiasi altra dignità ecclesiastica o secolare, sarebbero incorsi nella scomunica, nella privazione delle dignità, dei benefici e uffici, e nell'incapacità a riceverne in futuro, tutte pene contenute nelle nostre lettere di trasferimento, anche adesso decretiamo e dichiariamo che tutto ciò che è stato fatto e tentato dagli uomini riuniti a Basilea, di cui si fa menzione nel nostro decreto di Ferrara, e parimenti tutte le cose generali e particolari fatte, compiute, tentate successivamente da tali uomini, specialmente nelle due pretese sessioni, ultimamente meglio definite complotti, nonché tutto ciò che sia derivato da esse o che potrà derivarne in futuro, poiché è frutto di uomini empi e senza alcun potere, rigettati e riprovati da Dio, [decretiamo che] tutto ciò è stato e è tutto nullo, vano essenza effetto, essendo in realtà tentativi assolutamente privi di efficacia, di forza e importanza, le proposizioni sopra menzionate in ragione della cattiva interpretazione data agli stessi Basileesi, che di fatto si rivela come contraria al senso genuino delle sacre Scritture, dei santi padri e dello stesso concilio di Costanza, e così la pretesa sentenza di privazione, di cui si è parlato, con tutte le conseguenze presenti o future, in quanto empie e scandalose, tendenti a uno scisma manifesto nella chiesa di Dio e al sovvertimento di tutto l'ordine ecclesiastico e dei prìncipi cristiani, con l'approvazione del sacro concilio le condanniamo e le riproviamo e le dichiariamo condannate e riprovate.

Decretiamo anche e dichiariamo che tutti e ciascuno degli uomini sopraindicati sono stati e sono scismatici e eretici, e, come tali, sono da punirsi oltre che con le pene stabilite nel concilio di Ferrara con altre commisurate alle colpe, insieme con tutti i loro fautori o difensori, qualunque sia il loro stato, condizione o grado, sia ecclesiastico che secolare, anche se insigniti della dignità cardinalizia, patriarcale, arcivescovile, vescovile, abbaziale, o di qualsiasi altra, perché condividano la sorte di Core, Datan e Abiron (Num 16). A nessuno dunque ... Se qualcuno invece ...

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*G. Alberigo, G.L. Dossetti, P.-P. Joannou, C. Leonardi, P. Prodi, H. Jedin (a cura di), Conciliorum Oecumenicorum Decreta, edizione bilingue, Centro editoriale dehoniano, Bologna, 2013, pp. 529-534. 
  



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