PAPA FRANCESCO
MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA
DOMUS SANCTAE MARTHAE
L'accoglienza cristiana
Sabato, 25 maggio 2013
(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIII, n. 120, Dom. 26/05/2013)
I cristiani che chiedono non devono mai trovare porte chiuse. Le chiese non sono uffici dove presentare documenti e carte quando si chiede di entrare nella grazia di Dio. «Non dobbiamo istituire l’ottavo sacramento, quello della dogana pastorale!». È l’accoglienza cristiana il tema della riflessione di Papa Francesco nell’omelia della messa concelebrata nella cappella della Domus Sanctae Marthae questa mattina, sabato 25 maggio, tra gli altri con il cardinale Agostino Cacciavillan. Commentando il vangelo di Marco (10, 13-16) il Pontefice ha ricordato il rimprovero rivolto da Gesù ai discepoli che volevano allontanare da lui i bambini che la gente portava per chiedere una carezza. I discepoli proponevano «una benedizione generale e poi tutti fuori», ma che dice il Vangelo? Che Gesù si indignò — ha risposto il Papa — dicendo «lasciate che vengano a me, non glielo impedite. A chi è come loro infatti appartiene il Regno di Dio».
La fede del popolo di Dio è una fede semplice. Ad esempio, forse non sa spiegare bene chi sia la Vergine, ma «per questo — ha detto il Santo Padre — bisogna andare dal teologo: ti spiegherà bene chi è Maria». Ma, ha subito aggiunto, «se tu vuoi sapere come si ama Maria, vai dal popolo di Dio che te lo insegnerà meglio e bene». È un popolo «che sempre si avvicina per chiedere qualcosa di Gesù» e alcune volte anche con un po’ di insistenza. Come ha subito dopo raccontato: «Ricordo una volta durante la festa patronale nella città di Salta; una signora umile chiedeva a un prete una benedizione. Il sacerdote le ha detto: Ma signora lei è stata alla messa! E poi le ha spiegato tutta la teologia della benedizione nella messa. Ah, grazie padre, sì padre, ha risposto la signora. Ma quando il prete se n’è andato la signora si è rivolta a un altro prete: Mi dia la benedizione. Tutte quelle parole non erano entrate in lei perché aveva un’altra necessità, la necessità di essere toccata dal Signore. Questa è la fede che cerchiamo e che dobbiamo trovare sempre perché la suscita lo Spirito Santo. Noi dobbiamo facilitarla, farla crescere, aiutarla a crescere».
Il Papa è quindi tornato a spiegare l’atteggiamento di Gesù che rimprovera gli apostoli i quali impediscono alla gente di avvicinarsi a lui. Non lo facevano per cattiveria: volevano solo aiutarlo. La stessa cosa avevano fatto anche quelli che a Gerico tentarono di far tacere il cieco che, avvertito della presenza di Gesù, gridava per attirare la sua attenzione e farsi salvare. Era come se avessero detto, ha spiegato il Papa: «Il protocollo non lo permette: costui è la seconda persona della Trinità, cosa fai? Questo mi fa pensare a tanti cristiani...».
Per spiegare meglio il concetto il Pontefice ha fatto alcuni esempi. In particolare quello che capita quando due fidanzati che vogliono sposarsi si presentano nella segreteria di una parrocchia e, invece di sostegno o di felicitazioni, sentono elencare i costi della cerimonia o si sentono chiedere se i loro documenti sono tutti a posto. Così a volte, ha ricordato il Papa, essi «trovano la porta chiusa». In questo modo chi avrebbe la possibilità «di aprire la porta ringraziando Dio per questo nuovo matrimonio» non lo fa, anzi la chiude. Tante volte «siamo controllori della fede invece di diventare facilitatori della fede della gente». Ed è qualcosa, ha aggiunto il Santo Padre, che «è cominciato al tempo di Gesù, con gli apostoli».
Si tratta di «una tentazione che noi abbiamo; quella di impadronirci, di appropriarci del Signore». E ancora una volta il Papa è ricorso a un esempio: il caso di una ragazza madre che va in chiesa, in parrocchia, chiede di battezzare il bambino e si sente rispondere «da un cristiano o da una cristiana»: no, «non puoi, tu non sei sposata». E ha continuato: «Guardate questa ragazza che ha avuto il coraggio di portare avanti la sua gravidanza» e di non abortire: «Cosa trova? Una porta chiusa. E così capita a tante. Questo non è un buon zelo pastorale. Questo allontana dal Signore, non apre le porte. E così quando noi siamo su questa strada, in questo atteggiamento, noi non facciamo bene alla gente, al popolo di Dio. Ma Gesù ha istituito sette sacramenti e noi con questo atteggiamento ne istituiamo l’ottavo, il sacramento della dogana pastorale».
«Gesù si indigna quando vede queste cose, perché chi soffre per questo? Il suo popolo fedele, la gente che lui ama tanto». Gesù, ha spiegato Papa Francesco concludendo l’omelia, vuole che tutti si avvicinino a lui. «Pensiamo al santo popolo di Dio, popolo semplice, che vuole avvicinarsi a Gesù. E pensiamo a tutti i cristiani di buona volontà che sbagliano e invece di aprire una porta la chiudono. E chiediamo al Signore che tutti quelli che si avvicinano alla Chiesa trovino le porte aperte per incontrare questo amore di Gesù».
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