PAPA FRANCESCO
MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA
DOMUS SANCTAE MARTHAE
Il nulla e il tutto del cristiano
Lunedì, 17 giugno 2013
(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIII, n. 138, Lun. 17- Mart.18/06/2013)
«Il nulla è seme di guerra, sempre; perché è seme di egoismo. Il tutto, quello grande, è Gesù». Sulla corretta comprensione di questo binomio si fondano la mitezza e la magnanimità che contraddistingue il cristiano. Lo ha detto Papa Francesco questa mattina lunedì 17 giugno, durante la messa nella cappella della Domus Sanctae Marthae, concelebrata, tra gli altri, dal cardinale Attilio Nicora, presidente dell’Agenzia di informazione finanziaria (Aif), presenti un gruppo di suoi collaboratori e di dipendenti dei Musei Vaticani.
Commentando le letture del giorno — tratte dalla seconda lettera di san Paolo ai Corinzi (6, 1-10) e dal vangelo di Matteo (5, 38-42) — il Pontefice si è soffermato sul significato di quello che ha definito «un classico» degli insegnamenti evangelici, cioè il senso di quanto Gesù dice a proposito dello schiaffo ricevuto sulla guancia, a cui il cristiano risponde offrendo l’altra guancia. Qualcosa, ha detto il Papa, che va contro la logica del mondo, secondo la quale a un’offesa si risponde con una reazione uguale e contraria, perché «dobbiamo difenderci, dobbiamo lottare, dobbiamo difendere il nostro posto. E se ci danno uno schiaffo noi ne daremo due, così ci difendiamo. Questa è la logica, è normale, no?».
Ma Gesù va oltre e dice che dopo aver ricevuto lo schiaffo — ha spiegato il Pontefice — bisogna fermarsi con l’altro, dedicargli del tempo. E se chiede qualcosa, bisogna dargli molto di più. Questa è la legge di Gesù: «la giustizia che porta è un’altra giustizia, totalmente diversa da occhio per occhio, dente per dente». Il Santo Padre ha poi richiamato l’attenzione sulla frase con la quale Paolo conclude la pagina del brano letto durante la liturgia. Perché, ha spiegato, «ci dice una parola che forse ci aiuterà a capire il significato dello schiaffo sulla guancia e altro. Finisce, infatti, dicendo questo: “Come gente che non ha nulla e invece possediamo tutto”».
È questo il binomio sul quale il vescovo di Roma ha invitato a riflettere: il nulla e il tutto. «Questo — ha infatti precisato — credo che sia la chiave di interpretazione di questa parola di Gesù, la chiave per interpretare bene quella giustizia che Gesù ci chiede, una giustizia superiore a quella degli scribi e dei farisei». Come si risolve la tensione fra il nulla e il tutto? Il tutto costituisce la sicurezza cristiana: «Noi siamo sicuri che possediamo tutto, tutto con la salvezza di Gesù Cristo. E Paolo ne era convinto al punto che dice: Ma, per me, quello che importa è Gesù Cristo, l’altro non importa; l’altro per me è da buttare fuori. Il tutto è Gesù Cristo. Le altre cose sono nulla per il cristiano. Invece per lo spirito del mondo il tutto sono le cose: le ricchezze, le vanità, l’importanza», e al contrario «il nulla è Gesù».
Questo, ha spiegato ancora il Pontefice, si esprime nel fatto che se a un cristiano viene chiesto dieci, «lui deve dare cento», perché «per lui il tutto è Gesù Cristo». Questo è «il segreto della magnanimità cristiana, che sempre va con la mitezza. Il cristiano è una persona che allarga il suo cuore, con questa magnanimità. Ha il tutto, che è Gesù Cristo; le altre cose sono il nulla. Sono buone, servono, ma nel momento del confronto egli sceglie sempre il tutto» che è Gesù.
Mitezza e magnanimità. Certo «vivere così non è facile — ha riconosciuto il Papa — perché davvero ti danno degli schiaffi. E su tutte e due le guance». Ma «il cristiano è mite, il cristiano è magnanimo. Allarga il suo cuore. E quando noi troviamo cristiani con il cuore rimpicciolito», vuol dire che vivono «un egoismo mascherato da cristianesimo». Del resto «Gesù ci aveva consigliato: “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia e il resto viene da sé”. Il regno di Dio è il tutto; il resto è secondario, non è principale». E tutti gli sbagli dei cristiani, «tutti gli sbagli della Chiesa, tutti i nostri sbagli nascono da qui: quando noi diciamo al nulla che è il tutto; e al tutto, che sembra che non conti» ha avvertito il Papa.
Seguire Gesù, ha detto ancora il Pontefice, «non è facile. Non è facile ma neppure è difficile, perché nella strada dell’amore il Signore fa le cose in modo tale che noi possiamo andare avanti. E lo stesso Signore ci allarga il cuore». Quando invece si è più propensi a seguire il nulla, allora «nascono gli scontri nelle famiglie, con gli amici, nella società. Anche quegli scontri che finiscono con la guerra», perché «il nulla è seme di guerra, sempre; perché è seme di egoismo», mentre «il tutto, quello grande, è Gesù». La grazia invocata dal Pontefice è che il Signore «allarghi il nostro cuore e ci faccia umili, miti e magnanimi, perché noi abbiamo tutto in Lui», preservandoci dal creare «problemi quotidiani attorno al nulla».
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