DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI GIOVANI PARTECIPANTI ALL' “ALPHA CAMP”
Sala Clementina
Venerdì, 5 agosto 2022
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Cari ragazzi e ragazze, buongiorno e benvenuti!
Ringrazio Mons. Camillo Cibotti, Vescovo di Isernia-Venafro, per le sue parole e soprattutto perché vi ha accompagnati, insieme a diversi sacerdoti, educatori e dirigenti di Alpha, e al Sindaco di Macchia d’Isernia, sede del vostro Campo. “Accompagnare” è una parola-chiave per la Chiesa! Accompagnare.
Per un giorno avete lasciato le colline del Molise per venire a Roma a incontrare il Papa. Vi ringrazio di questo! Lo sento come un regalo per me e per la Chiesa.
Siete giovani italiani e di altri Paesi europei. Siete nati in un contesto che si definisce “secolarizzato”, cioè dove la cultura non è dominata dalla dimensione del sacro, ma dalle realtà del mondo. Tuttavia, nel cuore umano non viene mai meno la sete di infinito, anche dentro di voi, cresciuti con l’informatica, emergono le grandi domande di ogni tempo: da dove veniamo? Che cosa c’è all’origine di tutto? Che senso ha la mia esistenza? E poi, perché c’è tanta sofferenza? Perché colpisce anche i piccoli e gli indifesi?... Sappiate che Dio ama le domande, ama molto le domande; e in un certo senso, le ama più delle risposte. Perché? Ma è chiaro: perché le risposte sono chiuse, le domande sono aperte. Una persona che soltanto vive di risposte è una persona che è abituata a chiudere, chiudere, chiudere. Una persona che vive di domande è una persona abituata ad aprire, aprire, aprire. E Dio ama le domande. Infatti Gesù, ai primi due che lo seguirono un giorno, sulle rive del Giordano, si rivolse con queste parole: «Che cosa cercate?» (Gv 1,38): una domanda. Prima di dare risposte, Gesù insegna a farsi una domanda essenziale: “Che cosa cerco?”. E ognuno di voi deve farsela: che cosa cerco? Se uno si fa questa domanda, è giovane, anche se ha ottant’anni. E se non se la fa, è vecchio, anche se ne ha venti. Siete d’accordo?
La settimana scorsa sono stato in Canada, e ho incontrato le popolazioni indigene, i cui antenati abitavano quelle terre prima della colonizzazione. Loro sono custodi di valori e tradizioni ancestrali, ma vivono in un Paese molto moderno, molto secolarizzato. Adesso, guardando voi, pensavo ai giovani di quei popoli indigeni. Così diversi da voi, eppure così simili, anzi direi di più: così uguali. Uguali nel senso dell’umanità, di ciò che qualifica il nostro essere umani, cioè la relazione con Dio, con gli altri, con il creato e con sé stessi nella libertà, nella gratuità, nel dono di sé. Questa relazione esprime una “incompiutezza”, un desiderio di pienezza, pienezza di vita, di gioia, di significato. Ecco, Gesù Cristo è la pienezza: noi siamo tutti incompiuti, siamo in strada, in cammino. E dobbiamo avere questa consapevolezza.
Per questo, qualche anno fa, ho scritto una lunga lettera ai giovani del mondo iniziandola così: «Cristo vive. Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo. Tutto ciò che Lui tocca diventa giovane, diventa nuovo, si riempie di vita. […] Lui vive e ti vuole vivo! Lui è in te, Lui è con te e non se ne va mai. Per quanto tu ti possa allontanare, accanto a te c’è il Risorto, che ti chiama e ti aspetta per ricominciare. Quando ti senti vecchio per la tristezza, i rancori, le paure, i dubbi o i fallimenti, Lui sarà lì per ridarti la forza e la speranza» (Esort. ap. Christus vivit, 1-2).
Questo valeva per Andrea e Giovanni, per Simone e Giacomo, che diventarono discepoli e apostoli di Gesù. E questo vale per me, che ho sentito la chiamata un certo giorno quando avevo diciassette anni. E questo vale per te, per te, per ognuno di noi, per voi, ragazzi e ragazze dell’epoca di internet. Gesù rimane sempre il principio e il fine, l’alfa e l’omega. Ma aperti, in cammino, sempre. Non chiusi.
Il vostro campo si chiama “Alpha”, come il metodo di evangelizzazione a cui si ispira. Alpha è sinonimo di nascita, di inizio, di un’alba di vita… Cristo è “alfa”, cioè principio, ed è anche “omega”, cioè fine, compimento, pienezza. Così, con Cristo, questo microcosmo che è l’essere umano può essere salvato dalla voragine della morte e del negativo e può entrare nell’attrazione di Dio, del Dio della vita, del Dio dell’amore. Unito a Gesù, ognuno di noi diventa un seme destinato a germogliare, a crescere, a portare frutto. Ma bisogna seguire Lui! Dire no all’egoismo, dire no all’egocentrismo, dire no all’apparire più di quello che siamo. No. Saper dire di no a ogni chiusura. Essere sé stessi e non gonfiarsi, nemmeno abbattersi, riconoscersi per quello che si è, questa è la vera umiltà. E di fronte al male che c’è in noi e intorno a noi, non scappare, non evadere dalla realtà, non chiudersi in sé stessi, ma prendere ciascuno la propria parte di responsabilità – Gesù dice “la propria croce” – e portarla, con amore, con gioia. Non da soli, no, non è possibile: sempre con Gesù, Lui davanti e noi dietro.
Questo ci dà pace, ci dà sicurezza: siamo con Lui, che ci conosce e ci ama più di noi stessi, e vuole per ognuno di noi una pienezza originale, una pienezza unica per ciascuno. Dio non vuole fotocopie, ma solo originali. Sapete chi amava dire così? Un giovane, il Beato Carlo Acutis. Un ragazzo italiano, nato in Inghilterra e cresciuto a Milano, uno come voi, figlio di questo tempo, appassionato di computer, soprattutto innamorato di Gesù, dell’Eucaristia, che chiamava “l’autostrada per il Cielo”. La vita terrena di Carlo è stata breve, molto breve, ma è stata piena. È stata come una corsa, una rincorsa verso il Cielo. Ha preso la rincorsa dal giorno della sua prima Comunione, quando ha incontrato Gesù nel suo Corpo e Sangue. Sì, perché Gesù non è un’idea o una regola morale, no, Gesù è una persona, un amico, un compagno di strada.
Ragazzi e ragazze, vi lascio con questo caldo e con questo augurio: che Gesù diventi il vostro grande Amico, il vostro Compagno di strada. Che Gesù vivo diventi la vostra vita! Ogni giorno e per sempre. E riprendo il detto di Carlo Acutis: per favore, non siate delle fotocopie, ognuno di voi originale! Grazie di essere venuti! Buon campo e buon cammino!
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