SOLENNE CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA CON I VESCOVI D'EUROPA NEL
V° CENTENARIO DELLA MORTE DI SAN CASIMIRO
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Basilica di San Pietro - Domenica, 4 marzo 1984
1. “Siate santi, perché io, il Signore, Dio vostro, sono santo” (Lv 19, 2).
Con queste parole della prima lettura dell’odierna liturgia, mi porto col pensiero e col cuore, insieme con voi, fratelli e sorelle, presso la tomba di san Casimiro a Vilnius.
Quest’anno si compiono cinque secoli da quando quelle reliquie, care a tutta la Chiesa, sono state deposte tra il popolo di Dio della terra natia.
Da cinque secoli san Casimiro, patrono della Lituania, rimane in mezzo a quel popolo, con tutta l’eredità della sua santità, rimane come testimone del mistero della redenzione e come segno di quella speranza nella quale siamo stati salvati (Rm 8, 24). Da cinque secoli egli parla ai suoi connazionali e, insieme, fratelli e sorelle nella grazia della fede e del santo Battesimo: “Siate santi, perché io, il Signore, Dio vostro, sono santo”.
2. Ieri la Chiesa in Lituania ha dato inizio al giubileo per il 500° anniversario della morte di san Casimiro, mediante una solenne concelebrazione a Vilnius dell’episcopato lituano sulla tomba del santo.
Desideriamo inaugurare questo giubileo anche qui, nella Basilica di San Pietro, che è il centro visibile dell’unità della Chiesa. In questo modo tutta la Chiesa universale manifesta la sua unità cattolica con la Chiesa, che in Lituania si raccoglie attorno alla tradizione cinque volte secolare di san Casimiro. Si può pure dire che tutta la Chiesa universale insieme col Vescovo di Roma, successore di Pietro, si dirige in pellegrinaggio spirituale verso il santuario di Vilnius, dove riposa il santo patrono della Lituania. È un pellegrinaggio di fede e di amore, che ci congiunge e unisce in Gesù Cristo, Figlio di Dio e Figlio di Maria, come figli adottivi del Padre, come testimoni della stessa Verità, la Verità che libera l’uomo nella potenza dello Spirito Consolatore.
3. Il ricordo di san Casimiro è caro ai figli e alle figlie di quella terra, che un tempo si è sviluppata sotto i granduchi della stirpe Gediminas e sotto lo scettro degli Jagelloni. Io stesso non posso pensare senza intima commozione del cuore al fatto che questo santo è nato nel castello reale di Cracovia nell’anno 1458 ed è figlio del grande Casimiro Jagellone, re di Polonia e insieme granduca della Lituania, e sua madre fu Elisabetta (della famiglia degli Asburgo), chiamata “madre di re”.
Casimiro ereditò il nome dal padre. E fu discendente di quella grande stirpe, alla quale la Lituania deve il Battesimo nel 1386 (quindi quasi 600 anni fa).
Quanto è eloquente che dall’eredità di quel Battesimo sia cresciuto in breve tempo un frutto di santità così maturo!
Quanto è eloquente che nel luogo stesso in cui gli antenati ricevettero quello storico Battesimo - a Vilnius - sia stato sepolto quasi un secolo dopo un santo!
In lui si è riconfermata quella vocazione alla santità, che viene partecipata a tutto il popolo di Dio e, attraverso le generazioni, si irradia su tutti i connazionali di san Casimiro. Non mancano pure in Lituania, in Polonia e anche tra le altre nazioni cristiane coloro che ricevono nel santo Battesimo il nome di Casimiro, affinché sia per loro guida ed esempio sulla via della vita cristiana.
4. La vita terrena di Casimiro fu breve: 26 anni. Al tempo stesso si può dire con le parole della Scrittura che questa vita di poca durata è “giunta in breve alla perfezione” (Sap 4, 13).
Il metro della vita umana è infatti la maturità morale, e soprattutto il grado dell’amore di Dio e del prossimo, col quale essa riesce a colmare tutti i giorni della sua esistenza.
Ci parlano di questo le letture della liturgia odierna: sia il salmista, sia san Paolo nella Lettera ai Filippesi, sia infine san Giovanni nel suo Vangelo.
Con certezza si può ripetere di Casimiro, della stirpe degli Jagelloni: ecco “colui che cammina senza colpa, agisce con giustizia e parla lealmente” (Sal 15, 2), indicando in questo modo la grande lealtà della sua vita. Nello spirito di questa lealtà egli non esitava nemmeno ad influire sul re suo padre come ne attestano le cronache, quando lo richiedevano le ragioni della giustizia nei confronti dei sudditi.
Casimiro fu soprattutto il discepolo e il seguace di Gesù Cristo, che potrebbe ripetere di se stesso le parole dell’Apostolo: “Ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo e di essere trovato in lui” (Fil 3, 8.9). Questo grande desiderio consumava la sua anima come una fiamma interiore.
Fu come quell’“atleta” evangelico che “proteso verso il futuro, corre verso la meta . . .” (cf. Fil 3, 13-14). Casimiro è infatti rimasto nella memoria dei posteri come un asceta zelante, che si accontenta di poco, ma è esigente con sé.
5. La via della santità, con cui quell’anima giovane si avvicinò a Dio in Gesù Cristo, ebbe la sua sorgente principale nell’amore. Casimiro visse il comandamento dell’amore di Cristo come un nutrimento sostanzioso dei suoi pensieri, sentimenti e opere. Questo “rimanere nell’amore” lo apprese quotidianamente dal divino Maestro, che dice; “Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore” (Gv 15, 9-11).
Casimiro dunque rimaneva nell’amore di Cristo, Figlio di Dio, diventando “amico” sempre più perfetto del suo Maestro. Si consolidava pure sempre di più in quella scelta e in quella struttura consistente, di cui parla lo stesso Maestro agli apostoli: “Io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, ve lo conceda” (Gv 15, 16).
Così, dunque, appare dinanzi a noi - in base alle letture liturgiche - Casimiro: uomo di preghiera, uomo delle opere nate dall’amore, un vero testimone del Vangelo di Cristo!
6. “. . .Che vi amiate gli uni gli altri” (Gv 15, 12.17), dice il Maestro; e il discepolo e seguace cerca di manifestare questo amore in tutta la sua vita. Dato che è figlio del re, trova una particolare manifestazione di questo amore reciproco nel servizio umile degli altri, specialmente dei poveri, dei malati, dei bisognosi.
Ecco che cosa leggiamo a questo proposito nella descrizione della sua vita, che proviene da un autore a lui quasi contemporaneo: “Difendeva e abbracciava come sue le cause dei poveri e dei miserabili, per cui dal popolo veniva chiamato difensore dei poveri. E benché fosse figlio del re e nobile per la dignità della nascita, mai si mostrava superiore nel tratto e nella conversazione con qualsiasi persona, per quanto umile e di bassa condizione” (Liturgia delle Ore).
Sempre aveva davanti gli occhi l’immagine di Cristo, che lava i piedi ai discepoli, e le parole: “Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri” (Gv 13, 14).
7. E con una tale eredità della santità Casimiro, figlio del re, è rimasto tra il Popolo di Dio della sua terra. Patrono della Lituania.
E oggi dunque i nostri cuori e la nostra preghiera si rivolgono in modo particolare a quella terra e a quel popolo. Abbracciamo con amore tutti i figli e le figlie della Lituania che - geograficamente avanzata verso Oriente - da sei secoli è legata, col vincolo della fede e dell’unità cattolica, alla sede di san Pietro a Roma.
Col pensiero e con la preghiera desidero raggiungere ciascuno dei figli e delle figlie di quella nazione.
Voi, carissimi fratelli nell’episcopato che, con la sollecitudine del Buon Pastore, dovete guidare, in mezzo a tanti ostacoli, il popolo lituano sulla via della salvezza, confortati dalla luminosa, e talvolta eroica, testimonianza di fedeltà e di amore a Cristo e alla Chiesa, resa da tanti pastori d’anime della vostra patria.
Voi, sacerdoti, zelanti e fedeli “ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio” (1 Cor 4, 1): la luce della vostra fede, temprata con il fuoco di tante prove condivise con i vostri fedeli, risplenda sempre davanti agli uomini. Ricordo con particolare affetto i sacerdoti anziani e infermi, che lavorano instancabilmente, fino all’ultimo respiro, nella vigna del Signore.
Voi, persone consacrate a Dio mediante la professione dei consigli evangelici: con la testimonianza della vostra donazione totale a Dio e con la vita silenziosa, spesso nascosta, ma feconda di opere di carità, voi edificate il Corpo di Cristo.
Voi, seminaristi: con generosità, con coraggio e con perseveranza, superando ogni difficoltà, sappiate corrispondere alla chiamata del Signore.
Abbraccio tutte le famiglie cristiane, perché in un mondo che ignora i valori religiosi, sappiano trasmettere ai figli i beni preziosi: la fede ricevuta nel Battesimo, le virtù che fondano la vera dignità dell’uomo, le belle tradizioni cristiane che da secoli impregnano la cultura della nazione lituana.
Ricordo in particolare voi giovani, affinché seguiate l’esempio di san Casimiro nella fedeltà a Dio e nella santità di vita.
La mia e la vostra preghiera, infine, si fa implorazione per gli ammalati, per quanti sono nella prova, per tutti coloro che vivono lo spirito delle beatitudini: “Beati voi quanto vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché è grande la vostra ricompensa nei Cieli” (Mt 5, 11).
8. “In tutte le nazioni della terra è radicato un solo Popolo di Dio, poiché di mezzo a tutte le stirpi egli prende i cittadini del suo regno, non terreno ma celeste . . .
In virtù di questa cattolicità, le singole parti portano i propri doni alle altre parti e a tutta la Chiesa, e così il tutto e le singole parti sono rafforzate . . .” (Lumen Gentium, 13).
Chiesa in terra lituana! Oggi la sede di san Pietro celebra con gratitudine quel dono particolare, che il popolo di Dio della tua terra ha contribuito a dare all’unità spirituale della Chiesa. Quel dono è san Casimiro!
Chiesa in terra lituana!
Sei presente nell’unità spirituale della Chiesa cattolica mediante questo dono e mediante tutta l’eredità della fede, della speranza e dell’amore che nel corso di cinque secoli - e specialmente nell’era contemporanea - si è sviluppato attorno a san Casimiro, patrono della Lituania.
Oh Chiesa! Così vicina, e ad un tempo così lontana, sei cara a tutte le Chiese della comunità universale dell’unica Chiesa cattolica. Ed è caro quel popolo che conserva in sé così tenacemente le reliquie e l’eredità spirituale di san Casimiro.
Inginocchiati presso le reliquie di san Casimiro, nello spirito di affidamento ci rivolgiamo alla Madre della misericordia nella Porta dell’aurora di Vilnius, e gridiamo a lei uniti con la stessa sollecitudine, con la stessa speranza e con lo stesso amore, che per lei ardeva nel cuore di san Casimiro:
“Spes nostra, salve!
Ad te clamamus!
Sub tuum praesidium confugimus, Mater Misericordiae!”.
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