VEGLIA PASQUALE
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Piazza San Pietro - Sabato Santo, 21 aprile 1984
1. In questa vigilia di Pasqua dell’Anno Giubilare della Redenzione attendiamo che passi il sabato insieme con Maria di Magdala, Maria di Giacomo e Salome. Esse soltanto potranno andare al sepolcro, dove è stato deposto il corpo di Gesù e potranno ungere il suo corpo.
Tutte e tre vivono nella prospettiva del corpo deposto nel sepolcro; vivono nella prospettiva della morte di Gesù; vivono anche nella trepida visione del sepolcro che è stato chiuso con una pesante pietra: “Chi ci rotolerà via il masso dall’ingresso del sepolcro?” (Mc 16, 3).
Maria di Magdala, Maria di Giacomo e Salome non sapevano ancora che questo sabato era la vigilia della nuova Pasqua. Erano convinte di aver ormai dietro a sé la Pasqua e che sul luogo della crocifissione era rimasto solo il sepolcro con il corpo morto: il corpo morto dell’uomo amato.
Per noi - la vigilia pasquale, ogni anno, e specialmente in quest’Anno Santo della Redenzione - significa l’attesa di ciò che certamente avverrà. Avverrà - perché si è ormai avverato.
Avvenne, proprio in quella notte dopo il sabato.
Avvenne, mentre la notte doveva cedere il posto al giorno.
Da questo momento la Pasqua significherà la grande notte.
2. Maria di Magdala, Maria di Giacomo e Salome raggiungono la tomba.
Ed ecco, all’improvviso, muta la prospettiva della morte.
Anzitutto vedono che quel masso, che costituiva il principale oggetto delle loro preoccupazioni e paure, è rotolato via e non ostacola l’entrata.
Poi entrano, e non trovano il corpo di Gesù, ma incontrano nel sepolcro un angelo vestito di una bianca veste.
L’angelo, anziché attendere da loro domande, parla lui per primo. Ecco le sue parole: “Non abbiate paura! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto come aveva detto” (Mt 28, 5-6).
Alla luce di queste parole la prospettiva della morte cambia. Se Gesù di Nazaret è risorto, significa che vive. È difficile comprendere questo, ma il sepolcro è veramente vuoto. Quasi a conferma, l’angelo aggiunge: “Venite a vedere il luogo dove era deposto” (Mt 28, 6). Così dunque la prospettiva della morte cede di fronte all’annuncio della vita!
Maria di Magdala, Maria di Giacomo e Salome da sole non avrebbero osato dirlo. La verità sulla risurrezione di Gesù è espressa dalle parole dell’angelo.
Così come anni prima, per bocca degli angeli fu annunciata la verità sulla nascita del Figlio di Dio a Betlemme.
3. È dunque mutata la prospettiva: la morte ha ceduto davanti alla vita. Il giorno di sabato, che venne dopo la crocifissione e la deposizione nel sepolcro, si è rivelato davvero il giorno dell’attesa. La vigilia della Pasqua.
D’ora in poi la Pasqua significa non solo il ricordo dell’esodo dalla casa della schiavitù e la memoria del passaggio attraverso il Mar Rosso: la Pasqua significa, d’ora in poi, passaggio dalla morte alla vita.
“Pascha nostrum immolatus est Christus”.
Il sabato dopo quella “immolatio” è divenuto il giorno e la notte della più santa attesa: in questo giorno e in questa notte attendiamo infatti il compimento del mistero della nostra redenzione.
La redenzione si è compiuta con la risurrezione del Redentore.
4. In questo passaggio dalla morte alla vita si radica il nuovo ordine sacramentale.
Prima di tutto il sacramento del Battesimo.
In questa notte della vigilia di Pasqua la Chiesa proclama “il battesimo in Cristo Gesù” (cf. Rm 6, 3) e amministra questo sacramento.
Così è stato sin dai tempi più antichi: e così è anche oggi! Con la più profonda emozione amministro in questa notte della vigilia di Pasqua il sacramento della nostra redenzione a voi, cari catecumeni che siete giunti qui da vari Paesi e continenti.
Voi provenite da nove Paesi, alcuni geograficamente vicini e altri lontani, ma tutti parimenti cari al mio cuore: Giappone, Corea, Cecoslovacchia, Kenya, Ghana, Egitto, Olanda, Francia e Italia.
Ecco, desideriamo confessare insieme con l’apostolo Paolo: “Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui (Cristo) nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova” (Rm 6, 4).
La morte cede davanti alla vita.
Il peccato viene cancellato con la potenza della redenzione mediante la morte e la risurrezione di Cristo.
“. . . Se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui” (Rm 6, 8).
Questo riguarda ognuno di noi che siamo stati battezzati; in questa notte della vigilia di Pasqua, soprattutto ciò si riferisce a voi, diletti catecumeni.
Ripeto ancora le parole dell’apostolo:
“Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù” (Rm 6, 11).
5. Gesù Cristo è risorto.
Gesù Cristo “risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui” (Rm 6, 9).
Gesù Cristo, vive! E noi viviamo in Cristo!
“O vere beata nox!. . . quae talem ac tantum meruit videre Redemptorem!”.
O notte davvero beata! O notte, che una volta per sempre hai rivelato la potenza e la forza del crocifisso.
La potenza e la forza del redentore del mondo!
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