PRIMA STAZIONE QUARESIMALE A SANTA SABINA
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Mercoledì delle Ceneri, 12 febbraio 1986
1. “Ritornate a me”. Così dice Dio per mezzo del profeta. Il profeta è voce di Dio, parla in suo nome. Così dice, nell’odierna liturgia, il profeta Gioele. Così dice la Chiesa. Essa pronunzia le parole di Dio stesso: “Ritornate a me con tutto il cuore” (Gl 2, 12).
Dio parla in prima persona. Il primo giorno della Quaresima Dio incomincia a parlare in prima persona. Sempre fa così. Ogni anno. Anche quest’anno. E perciò la Quaresima si chiama “tempo forte”. Questo è il tempo in cui - più che in ogni altro tempo - parla Dio stesso. Lui stesso chiama. Lui stesso entra nella storia dell’uomo. Lui stesso bussa al cuore degli uomini.
“Il Signore si mostra geloso per la sua terra” (cf. Gl 2, 18). Questo è un amore geloso per l’uomo. Dio che dice: “ritornate a me”, conosce l’uomo nell’intimità stessa più profonda del suo essere. Egli sa che l’uomo non può realizzarsi, se non “rivolgendosi”, “convertendosi” soltanto a lui. E perciò quest’amore è “geloso”. La santa gelosia dell’amore di Dio costituisce il clima della Quaresima. Dal Mercoledì delle ceneri fino al triduo sacro. Tempo forte.
2. A che cosa è chiamato l’uomo? Convertirsi a Dio vuol dire, prima di tutto, entrare in se stessi. Non c’è conversione al di fuori di questo rivolgersi verso il proprio intimo. Al cuore, alla coscienza.
Entra nella tua camera e chiudi la porta (cf. Mt 6, 6). Non può esserci la conversione a Dio nella distrazione. È necessario il raccoglimento, la concentrazione. L’uomo deve ritrovare il suo “io” più profondo. E, nello stesso tempo, l’“io” superiore. Perché “più profondo”? Perché “superiore”?
Perché questo corrisponde alla verità sull’uomo. Riguardo alle creature del mondo visibile che lo circondano, l’uomo è collocato “più in alto”. È chiamato a soggiogarle. Deve dominare la terra. Questo è il primo comandamento, che egli ha ricevuto dal Creatore. Nello stesso tempo, riguardo a tutte queste creature, l’uomo è più “in profondità”. Con le radici del suo spirito egli giunge là dove esse non giungono. Si diversifica da esse nella misura fondamentale del suo essere. E perciò non può aspettarsi di ricevere da parte loro una realizzazione.
L’uomo non realizzerà se stesso mediante l’intero mondo visibile, neppure se, dominandolo, spingesse sempre più avanti il grado del suo molteplice sviluppo e progresso. “Qual vantaggio infatti avrà l’uomo, se guadagnerà il mondo intero”? (cf. Mt 16, 26).
3. Non realizzerà se stesso . . .
Ecco la prima parola della Quaresima, la parola del Mercoledì delle ceneri, la parola forte: “Ricordati che sei polvere, e in polvere tornerai”.
Allora, come ti realizzerai? Come deve l’uomo realizzare se stesso mediante il mondo, se questo mondo inserisce nell’uomo la legge della distruzione? La legge della morte? La inserisce in modo irreversibile. Con necessità. Non può non inserirla. Occorre che l’uomo entri nella sua “piccola stanza” interiore. Occorre che lì viva fino in fondo la verità circa la sua definitiva “impossibilità di realizzazione” nelle dimensioni del mondo. Nelle dimensioni della creazione.
Sì, possono esserci certe “realizzazioni” parziali, immediate, fugaci . . . ma, in ultima analisi, non definitive. “In polvere tornerai”. Occorre che l’uomo ascolti con l’udito più profondo del suo essere, di questo essere che pur porta in sé il “germe dell’immortalità”.
4. In quel momento può comprendere perché Dio chiama: “ritornate a me”! Per te, uomo, non esiste realizzazione al di fuori di me! Non c’è, per noi uomini, realizzazione al di fuori di lui. Al di fuori di Dio. Proprio questo significa “convertitevi” e questo significa “credete al Vangelo”, e continuate ad annunziarlo.
Che cosa infatti è questo Vangelo? È il messaggio messianico. È la verità sull’“amore geloso” di Dio nei riguardi dell’uomo. Quest’amore non esitò a sacrificare il Figlio. Non esitò a trattare da peccato in nostro favore colui che non aveva conosciuto peccato, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui - per mezzo di lui! - la giustizia di Dio (cf. 2 Cor 5, 21).
Così infinitamente “geloso” è questo amore. Così, in modo divino.
5. La Chiesa parla a nome di Dio. Oggi il suo linguaggio è particolarmente radicale. Ciò vuol dire; “giunge alle radici”. È necessario un tale linguaggio all’inizio della Quaresima, affinché possiamo professare insieme col salmista: “Nella tua grande bontà cancella il mio peccato. / Riconosco la mia colpa, / il mio peccato mi sta sempre dinanzi. / Contro di te, contro te solo ho peccato . . . / Crea in me, o Dio, un cuore puro” (Sal 51 [50], 3. 5-6. 13. 12).
Quaresima. Il tempo di Dio che parla. Il tempo di Dio che crea di nuovo. Il tempo della redenzione.
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