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VISITA ALLA PARROCCHIA DI SAN PIER DAMIANI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 13 marzo 1988

 

1. “Dio ha tanto amato il mondo” (Gv 3, 16).

La Chiesa imbandisce dinanzi a noi la mensa della Parola di Dio. Lo fa ogni giorno. Ma le domeniche di Quaresima hanno un significato particolare, così come lo ha tutto questo periodo, che ci introduce nel cuore stesso del mistero pasquale.

Si potrebbe dire che la liturgia della Parola è una polifonia “sui generis”, in cui si sviluppano diversi motivi. Ogni lettura costituisce, in un certo senso un motivo a parte in questa polifonia liturgica della Parola di Dio. Ed anche se questi motivi apparentemente si differenziano, infatti, da libri tra di loro lontani nel tempo, tuttavia essi tutti si incontrano attorno ad un fatto che costituisce come la tonalità dominante dell’intera polifonia. In questa maestosa composizione che è la liturgia, la Chiesa, come un grande artista, desidera parlare a noi in modo particolare. Desidera che la grande verità della rivelazione divina venga innestata e rinvigorita in modo particolare nella nostra coscienza.

La verità, che costituisce propriamente il motivo centrale di guida della liturgia odierna, è racchiusa in queste parole: “Dio ha amato il mondo”.

2. “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito: chi crede in lui ha la vita eterna” (cf. Gv 3, 16).

La liturgia ripete questa frase nel cantico al Vangelo, e l’intera assemblea risponde: “Gloria e lode a te, o Cristo!”; oppure: “Gloria e lode a te, o re dei secoli!”.

Le parole citate sono state scritte nel quarto Vangelo. Secondo san Giovanni, Gesù le ha pronunciate nel corso del colloquio notturno con Nicodemo. In tali parole il Figlio rende testimonianza al Padre, così che esse costituiscono la verità centrale della autorivelazione di Dio: Dio che ama - Dio che è amore.

3. Il brano della lettera agli Efesini contiene quasi un commento particolare a questa verità. Ecco, leggiamo: “Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo” (Ef 2, 4-5).

L’amore di Dio risale al principio stesso, alla stessa creazione del mondo - anzi, precede la creazione: “Siamo infatti - leggiamo nella lettera agli Efesini - opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo” (Ef 2, 10).

Questa frase ci deve ricordare l’ultimo giorno della creazione in cui Dio “vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona” (Gen 1, 31). L’uomo è stato creato da Dio per il bene!

Questa è la verità del nostro principio.

Ma la verità della storia dell’uomo si è legata, purtroppo, con il peccato. Questo, ha forse potuto distruggere quell’eterno amore col quale il mondo - e l’uomo nel mondo - è stato amato nel Verbo eterno, nel Figlio consostanziale, in Cristo? No! Il peccato ha svelato e confermato in modo nuovo questo amore. Dio, del quale Gesù di Nazaret parla a Nicodemo, è “ricco di misericordia”. Il suo amore è “misericordioso”, si avvicina a noi, “morti per i peccati”, per farci “rivivere con Cristo”.

4. Nel colloquio notturno con lo scriba Nicodemo Gesù parla proprio di questo amore. Parla del Padre e parla di sè: Figlio. “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito” (Gv 3, 16). E lo ha dato “perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv 3, 16).

Dunque: “Dio, ricco di misericordia” (Dives in misericordia). Dio, Padre e Figlio.

Come pura giustizia, questo Dio avrebbe dovuto giudicare e condannare il mondo e l’uomo a causa del peccato. Ma “Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui” (Gv 3, 17).

L’amore è più grande del peccato. E Dio è questo amore.

5. Che cosa vuol dire che questo amore è indulgente?

Se dovessimo comprendere la autorivelazione di Dio in Gesù Cristo, come un amore indulgente verso il male, saremmo in grande errore. Anzi: avremmo falsificato la verità su Dio, e la verità sull’amore.

Dio, ricco di misericordia, è quel Padre che non è indulgente con il male. Egli va incontro al peccatore, figlio prodigo della parabola, ma non è indulgente con il male.

Infatti che cosa significa che egli “ha dato il suo Figlio unigenito?” Vuol dire (come scrive proprio l’apostolo Paolo), che lo “ha dato per tutti noi” (Rm 8, 32).

Lo ha consegnato perché fosse “esaltato”, innalzato sulla croce. Così come una volta Mosè, per ordine di Jahvè innalzò il serpente di rame nel deserto perché i figli e le figlie d’Israele, morsi dai serpenti, potessero essere liberati dal veleno e dall’infezione rivolgendo ad esso lo sguardo.

Così, dunque, questo “amore misericordioso” del Padre porta in sé un enorme prezzo: la misura della divina giustizia; la morte sulla croce del Figlio unigenito. Il suo sacrificio redentore!

6. Questo forse vuol dire che il giudizio si è già compiuto? Che ormai è soppressa la condanna? La responsabilità per il peccato?

Troviamo ancora la risposta nel colloquio con Nicodemo. Cristo dice: “Il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma . . . Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio” (Gv 3, 19. 21).

Così ci ritroviamo al punto centrale di questa verità, che la Chiesa desidera rinnovare nella coscienza di tutti mediante la Quaresima.

Ecco, essa dice a ciascuno di noi: guarda la tua vita, guarda le tue opere alla luce di Cristo “esaltato”, innalzato sulla croce!

Leggi fino in fondo la verità dell’amore divino, pronunciata su questa croce. Ed ora, alla luce di questa verità, esamina la tua coscienza! Alla sua luce giudica i tuoi pensieri, le parole, le opere, la tua vita intera.

7. Il colloquio di Cristo col Nicodemo si svolge in un determinato luogo e tempo.

Tuttavia la “struttura polifonica” della liturgia della Parola ci permette di scorgere che tutta la storia d’Israele, del Popolo dell’antica alleanza, sia pure da diverse distanze, si avvicina a questo luogo, a questo colloquio. Lo dimostra il libro delle Cronache, nella prima lettura. Ne parla anche il salmo, l’impressionante cantico degli esuli sui fiumi di Babilonia. E se, per ordine di Ciro, gli esuli devono ritornare e ricostruire per Iddio il tempio gerosolimitano, allora questo tempio non significherà anche l’attesa di colui che Dio stesso consegnerà perché questo mondo “si salvi per mezzo di lui” (Gv 3, 17)?

E non solo gli uomini di quella stirpe, gli eredi dell’antica alleanza con Dio, ma l’umanità intera, tutti gli uomini, per strade anche diverse si orientano verso questa verità centrale del Dio “ricco di misericordia”, del Dio che realizza la salvezza definitiva dell’uomo.

8. Anche la vostra parrocchia, cari fedeli di san Pier Damiani, è una voce nella complessa storia del nuovo Popolo di Dio, chiamato a convergere verso il luogo dell’incontro e del colloquio con il Signore. Anche a voi è rivolto l’invito ad alzare gli occhi verso il Cristo esaltato sulla croce, per trovare in lui la salvezza, la speranza, la forza di camminare nel deserto arido ed infido delle difficoltà della vita. Dio, ricco di misericordia, anche a voi si rivolge costantemente per realizzare tra di voi e per voi la salvezza. È questo anche lo scopo del lavoro assiduo e quotidiano della vostra comunità parrocchiale, dei suoi pastori, dei collaboratori religiosi e laici.

Saluto, così, il Cardinale vicario, il Vescovo incaricato di questo settore, mons. Clemente Riva, il parroco don Vittorio Taddei e i suoi collaboratori, mons. Luigi Di Liegro, il quale si è preso l’incarico della cappella dedicata a Santa Maria del Ponte ed a san Giuseppe, nel territorio oltre la via Ostiense, detto “Centro Giano”.

Un pensiero particolare va alle Suore Francescane Missionarie di Maria, per il prezioso servizio che compiono anzitutto nella catechesi e nella preparazione dei catechisti, come nella preparazione ai sacramenti accostando le giovani famiglie in occasione del battesimo dei bambini e dedicandosi alla cura dei ragazzi della prima comunione e della cresima. Le ringrazio anche per la loro intelligente e discreta dedizione ai più bisognosi ed emarginati.

Un saluto va a tutte le organizzazioni curate dalla parrocchia: a quelle giovani degli Scouts e del gruppo Gam; a quella degli anziani, che frequentano nella parrocchia le strutture disponibili per i loro incontri; al gruppo di artigianato.

Ma un pensiero particolare desidero rivolgere, con vivo compiacimento, a tutte le giovani coppie di fidanzati e di sposi, le quali, con interesse e con vivo desiderio di scoprire sempre meglio il progetto di Dio sulla loro famiglia, frequentano gli incontri di preparazione al Sacramento del Matrimonio, oppure continuano, nei gruppi familiari, a riflettere sul senso cristiano della vocazione coniugale, dando vita, così, ad un processo di fraternizzazione da cui la vita della parrocchia spera molto.

Un pensiero riconoscente, infine, va a tutti i sacerdoti e laici che con zelo e spirito di amicizia si prestano per dare vita alle iniziative di apostolato di questo territorio, affidato alla parrocchia di san Pier Damiani.

9. La liturgia odierna è anche una voce di speranza per le difficoltà che ogni comunità cristiana incontra nel suo cammino. Dio, ricco di misericordia, si rivolge, infatti, ad ogni uomo, anche al più lontano, per invitarlo ad accogliere la salvezza che viene da lui. Si rivolge ai giovani, per illuminare il loro cammino, invitandoli a scoprire nello sguardo di Cristo e nella conoscenza del suo amore la verità sui valori fondamentali della vita. Cristo invita i giovani a scoprire la loro missione circa il progresso del vero bene per la società, e li sprona ad un vigoroso impegno per il servizio sociale.

Cristo vi invita, cari fedeli, ad inserire nella compagine della vostra comunità sociale e parrocchiale l’esperienza dell’amore, della fraternità e della partecipazione. Solo la via dell’affetto e dell’accettazione dei principi della fede può distogliere l’uomo da quelle forme di egoismo che spesso si rivolgono contro l’uomo stesso, e lo distruggono facendogli dimenticare le necessità e le sofferenze dei fratelli.

Cari fedeli di san Pier Damiani, siate generosi nel mettere a disposizione le vostre forze ed il vostro tempo per lavorare insieme e costruire insieme la comunità, di cui fate parte. Bisogna uscire da ogni tentazione di isolamento, e lavorare con le vostre mani, col vostro cuore, con la vostra intelligenza, con la fede per costruire il nuovo volto della società: un volto dal quale sia possibile cogliere il desiderio, l’annuncio e la speranza di un’atmosfera di maggiore sicurezza e fiducia reciproca. Voi sapete bene che l’avvenire dell’umanità non si costruisce nell’odio, nella violenza o nell’oppressione, qualunque essa sia; come non si costruisce nel vuoto delle idee o nell’assenza di fede. Non si edifica l’umanità nell’egoismo individuale o collettivo, non nella falsa concessione della libertà. Percorrete la strada di Cristo, mandato dal Padre perché il mondo si salvi per mezzo di lui, col dono della sua grazia.

10. “Per questa grazia infatti siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio” - leggiamo oggi nella lettera agli Efesini (Ef 2, 8).

Il dono di Dio. Sì. Completamente, “gratuitamente” dato. Questo dono non ha altra spiegazione, altra “copertura”, ma solo l’amore. “Il prezzo” di questo dono lo conosce egli solo, il Figlio mandato dal Padre, Cristo crocifisso. Egli solo, unico, lo “conosce” a fondo. Egli “ha portato” questo amore al mondo perché egli ha “sostenuto” il suo prezzo, sovrabbondantemente.

Meditiamo questo mistero inscrutabile specialmente adesso: nel periodo della Quaresima.

Maturiamo attorno ad esso le nostre menti, i nostri cuori, le nostre coscienze.

 

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