VISITA ALLA PARROCCHIA DI SANTA MELANIA JUNIORE
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Domenica, 27 novembre 1988
1. “Regem venturum Dominum venite adoremus”.
Con tale invocazione la Chiesa inizia la “preghiera delle ore” nella prima domenica dell’Avvento.
“Regem venturum . . .”
Una settimana fa la fine dell’anno liturgico è stata segnata dalla solennità di Cristo Re.
Questa solennità non soltanto chiude il ciclo di un anno liturgico, ma ne fa vedere anche la definitiva prospettiva: Cristo consegnerà l’intera umanità e, insieme con essa, tutte le creature al Padre come Regno di Dio. Il fine della creazione e della redenzione è che “Dio sia tutto in tutti” (1 Cor 15, 28).
Oggi ritorniamo di nuovo all’inizio.
Incomincia il nuovo ciclo liturgico della Chiesa. E questo inizio liturgico è nello stesso tempo un ricordo di quell’inizio che tutto il creato, e soprattutto l’uomo, ha avuto in Dio.
La fine “guarda”, per così dire, l’inizio - e l’inizio “guarda” la fine. Mediante la storia della creazione si sviluppa e si avvicina ciò che costituisce la sua realtà definitiva: il Regno di Dio. E perciò tutta la storia e un avvento.
2. Questa verità dell’Avvento nella storia dell’uomo viene espressa dal salmista:
“Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua verità e istruiscimi
perché sei tu il Dio della mia salvezza,
in te ho sempre sperato” (Sal 25 [24], 4-5).
Così dice l’uomo. Così prega l’uomo. Con tali parole esprime la verità circa l’avvento di Dio inscritta nel suo essere creato: nel suo cuore, nella sua coscienza.
Avrà questo grido una risposta?
Il salmista ne è certo della certezza che gli viene dalla sua fede; egli infatti proclama:
“Buono e retto è il Signore
la via dei giusti addita ai peccatori;
guida gli umili secondo giustizia,
insegna ai poveri le sue vie” (Sal 25 [24], 8-9).
Questa certezza deriva dal mistero dell’alleanza, che Dio ha concluso col popolo eletto e con l’umanità intera:
“Tutti i sentieri del Signore sono verità e grazia
per chi osserva il suo patto e i suoi precetti . . .
Il Signore si rivela a chi lo teme,
gli fa conoscere la sua alleanza” (Sal 25, 14).
3. Dio si rivela!
Questo rivelarsi di Dio all’uomo merita il nome di buona novella.
Il suo inizio - ciò che chiamiamo il “proto-vangelo” - è collegato all’inizio della storia dell’uomo nella divina rivelazione. È unito direttamente al primo peccato originale.
Il proto-vangelo si trova nel libro della Genesi, e la liturgia del prossimo 8 dicembre ci ricorderà le parole con le quali è stato espresso.
In queste parole il disegno di Dio assume la forma di una promessa.
4. Il Popolo d Dio dell’antica alleanza, Israele, portava dentro di sé il ricordo di tale promessa. Ha vissuto di essa e ha vissuto per essa. La sua storia divenne un’attesa storica.
“Ecco verranno giorni - oracolo del Signore - nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa di Israele ed alla casa di Giuda. In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio di giustizia . . . In quei giorni Giuda sarà salvato” (Ger 33, 14-16).
Abbiamo ascoltato queste parole del profeta Geremia nella prima lettura. Esse testimoniano che nella storia del popolo eletto l’eterno disegno di Dio divenne promessa, l’avvento rivestì la sua forma storica e divenne attesa.
Iniziando il nostro Avvento liturgico entriamo in questa attesa del Popolo di Dio dell’antica alleanza. Benché essa appartenga già al passato, la facciamo nostra. La rendiamo attuale. Aspettiamo la notte della vigilia di Natale, in cui riviviamo la realizzazione della promessa di Dio.
5. Ma questo avvento si è già storicamente realizzato. Viviamo nella luce del Vangelo, cioè nel mistero rivelato da Dio all’umanità in Gesù Cristo.
Siamo suoi discepoli e seguaci. Siamo battezzati, cioè immersi, con la potenza dello Spirito Santo, nel mistero pasquale di Cristo: nella sua morte e risurrezione.
L’avvento ha per noi ancora un altro significato. Sappiamo che il Regno di Dio per opera di Cristo è già in noi e in mezzo a noi. E tuttavia non cessa di venire, per questo preghiamo insistentemente “venga il tuo Regno”. Cristo stesso ci ha insegnato questa preghiera.
E Cristo parla pure, nell’odierno Vangelo secondo san Luca, della venuta del Figlio dell’uomo e dei segni di quest’ultima venuta “con potenza e gloria grande” (Lc 21, 27), esortandoci con queste precise parole: “Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina” (Lc 21, 28).
Questa liberazione, o redenzione, si è già compiuta, tuttavia essa deve compiersi ancora sino alla fine.
Questo non è già l’avvento storico, ma quello escatologico: noi tutti camminiamo verso le realtà ultime. Cristo ci mostra che la redenzione nella sua pienezza escatologica significa la realizzazione degli eterni destini dell’uomo (e del mondo) in Dio: quando Dio sarà “tutto in tutti” (cf. Redemptor Hominis, 10).
6. Nello spirito di questo avvento escatologico visse e testimoniò la fede cristiana santa Melania Juniore, che voi venerate come celeste patrona della vostra comunità parrocchiale. Nata a Roma nel quarto secolo dalla nobile ed illustre famiglia dei Valerii, non dubitò di abbandonare agiatezze ed onori per dedicarsi ad una vita di preghiera e di penitenza. Per entrare in più profonda intimità col Signore Gesù si ritirò prima in una villa suburbana e poi sul Monte degli Ulivi, a Gerusalemme, dove la nonna, che portava lo stesso nome, aveva fondato un monastero femminile. Nell’attesa dell’incontro finale col Signore, delizia dei santi, ella ne ripercorse gli itinerari terreni, visitando quei luoghi che furono testimoni del suo passaggio su quella Terra benedetta; contemplando i principali misteri della sua vita, specialmente la natività a Betlemme; la morte e risurrezione a Gerusalemme; l’ascensione sul monte degli Ulivi, dove trascorse quasi un trentennio, fino alla morte, e dove lasciò un ricordo incancellabile sia per l’esempio di perfezione evangelica, sia per le numerose elargizioni in favore dei poveri.
Ringrazio Iddio che mi ha concesso di celebrare questa prima domenica di Avvento del 1988 in mezzo a voi, cari fratelli e sorelle, e in questo quartiere di Casal Palocco che desidera far proprie le virtù della protettrice, la cui vita fu una costante attesa del Signore.
7. Unitamente al Cardinale vicario, Ugo Poletti, ed al Vescovo ausiliare del settore, monsignor Clemente Riva, saluto tutti voi qui presenti e tutti i vostri cari, che sono rimasti a casa. Saluto, in particolare, padre Bruno Moràs e i suoi collaboratori, religiosi della Congregazione dei Figli della Carità, detti comunemente Canossiani, ai quali è affidata la cura pastorale di questa giovane e popolosa zona del Sud in Roma. Saluto anche gli altri rappresentanti, membri di questa comunità canossiana insieme con il loro preposito generale.
Rivolgo pure un cordiale saluto a quanti lavorano e si prodigano per l’annuncio del Vangelo, per la salvezza delle anime e per l’aiuto caritatevole ai bisognosi di assistenza morale e materiale. Il mio grato pensiero va alle comunità religiose delle Suore Francescane Missionarie di Assisi e di quelle di Gesù Buon Pastore; ai gruppi dei catechisti, di Caritas e Missioni, del coro di santa Melania, dell’Apostolato della Preghiera e di animazione culturale. Saluto particolarmente il gruppo amministrativo, che si è impegnato generosamente per la raccolta dei fondi per la costruzione di questo complesso parrocchiale, che ha pochi anni di vita, ma che già ha acquisito il senso dello stare insieme e la gioia del partecipare alla liturgia eucaristica, dove si rinnova il sacrificio salvifico di Cristo per la redenzione del mondo.
Questa Chiesa è stata costruita col vostro generoso contributo. Ne siete giustamente fieri e la sentite vostra. Frequentatela regolarmente per attingere in essa la forza spirituale e per riflettere sul senso della vostra vita e sulle ragioni della vostra fede. Sia veramente essa un luogo di preghiera, di adorazione e di gratitudine a Dio per le meraviglie che egli compie nelle anime di buona volontà.
Mi compiaccio per le varie organizzazioni che operano nell’ambito della parrocchia: si tratta di buone iniziative, anche se il numero degli aderenti potrà ancora crescere. Continuate a svolgere in maniera metodica la catechesi a tutte le categorie di persone dai bambini delle classi elementari agli adolescenti, ai giovani fino ai genitori che devono essere anch’essi maestri di dottrina, oltre che di vita cristiana. Continuate in questa opera di formazione interiore, facendo perno sulla devozione eucaristica, sull’esempio di santa Melania che passava intere notti in adorazione del Signore, nascosto sotto i segni del pane e del vino.
In questo modo la vostra partecipazione alla vita della parrocchia renderà più ferma la vostra fede, più sicura la vostra speranza e più ardente la carità. E dalle vostre famiglie verranno fuori cristiani coerenti e fedeli, generosi e sensibili verso i fratelli, specialmente verso coloro che sono emarginati, deboli, esclusi, ammalati o irretiti nell’uso della droga.
8. Ed ora la nostra riflessione si fa preghiera, perché in tutto possiamo essere graditi a Dio. Ci esorta a questo l’apostolo Paolo: “Per il resto, fratelli: vi preghiamo e supplichiamo nel Signore Gesù: avete appreso da noi come comportarvi in modo da piacere a Dio, e così già vi comportate; cercate di agire sempre così per distinguervi ancora di più” (1 Ts 4, 1).
Prendiamo a cuore queste parole che l’Apostolo rivolge anche a noi, consapevole della piena realizzazione delle promesse di Dio, in Gesù Cristo.
Anche le altre parole di Paolo hanno l’eloquenza di un ulteriore avvento, quando l’Apostolo dice: “il Signore vi faccia crescere e abbondare nell’amore vicendevole e verso tutti” (1 Ts 3, 12).
Questo è l’avvento che siamo chiamati a vivere alla fine di questo secondo millennio, dopo il primo avvento storico.
Così sia!
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