VISITA ALLA PARROCCHIA DELLA BEATA VERGINE MARIA
DEL CARMELO A MOSTACCIANO
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Domenica, 15 gennaio 1989
1. “Ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea” (Gv 2, 1).
Il tempo liturgico di Natale è breve. Così come breve è il Vangelo dell’infanzia di Gesù, registrato da san Matteo e san Luca. E tutta la vita nascosta a Nazaret è riassunta in una frase: “cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” (Lc 2, 52). Seguendo il ritmo dei testi evangelici, la Chiesa, nella sua liturgia, oltrepassa presto la soglia dell’Epifania, ricorda il Battesimo di Gesù al Giordano - e ci introduce nel cuore della missione messianica di Gesù di Nazaret: nella sua attività in mezzo al popolo eletto.
Oggi ci rechiamo a Cana di Galilea, dove “Gesù diede inizio ai suoi miracoli . . . manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui” (Gv 2, 11).
2. Così scrive l’evangelista Giovanni. Soltanto nel suo Vangelo l’inizio della missione messianica di Gesù di Nazaret è collegato con la celebrazione delle nozze.
Le letture dell’odierna liturgia ci permettono di scoprire un senso più profondo di questo inizio.
Ecco il profeta Isaia parla a Gerusalemme col linguaggio della divina alleanza. E quest’alleanza era spesso paragonata a uno sposalizio: “Come un giovane sposa una vergine, / così ti sposerà il tuo creatore; / come gioisce lo sposo per la sposa, / così il tuo Dio gioirà per te” (Is 62, 5).
Dio - sposo di Israele, del popolo eletto dell’alleanza. In questa alleanza egli ha sposato il popolo. Purtroppo questo popolo eletto si dimostrava spesse volte una sposa infedele. In modo particolare erano i peccati di idolatria a colpire il cuore del vero Dio. Sopraggiungevano poi calamità e devastazioni, come pure l’abbandono da parte di Dio della sposa infedele.
Con tutto ciò, il profeta annunzia che Dio rimane fedele al suo amore, alla sua elezione sponsale. Fedele all’alleanza stipulata, è disposto a rimettere le colpe e perdonare: “Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, / né la tua terra sarà più detta Devastata, / ma tu sarai chiamata Mio compiacimento / e la tua terra, Sposata” (Is 62, 3).
“Sarai una magnifica corona nella mano del Signore, un diadema regale nella palma del tuo Dio” (Is 62, 3).
3. Dato che Gesù di Nazaret partecipa a delle nozze all’inizio della sua missione messianica, non vuole forse fare con questo un riferimento all’antica tradizione dei profeti? Non vuol forse indicare che egli viene come sposo del popolo dell’elezione divina? Come uomo della riconciliazione e dell’alleanza: dell’alleanza di Dio con Israele, nuova ed eterna?
4. Viene come un “unto” dal Padre (proprio come il Messia-Cristo), pieno di Spirito Santo.
Viene non per abolire la legge, ma per darle compimento (cf. Mt 5, 17). Alla legge e ai profeti: lo farà con la Parola del Vangelo, e in definitiva con il sacrificio della propria vita.
E il frutto di questo sacrificio redentore sarà il dono: “Ricevete lo Spirito Santo” (Gv 20, 22). Colui che è venuto pieno di Spirito Santo, lo elargirà al suo popolo. Ed attingeremo costantemente alla sua pienezza.
In tale elargizione si realizzerà pure l’analogia dello sposo e della sposa, che i profeti hanno annunziato nell’antica alleanza, e che è entrata nell’alleanza nuova come una espressione ancor più piena della verità su Dio, fedele alla sua alleanza. Fedele - fino al sacrificio della vita. Cristo - redentore è lo sposo di Israele della nuova alleanza: della Chiesa.
Rileggiamo quest’analogia nel modo più pieno nel capitolo quinto della lettera agli Efesini.
5. Nella seconda lettura l’apostolo Paolo parla dei molteplici doni che provengono dallo Spirito Santo, e che i diversi uomini ricevono nella Chiesa: lo Spirito li distribuisce “a ciascuno come vuole” (1 Cor 12, 11). E tutti i doni sono “per l’utilità comune” (1 Cor 12, 17).
“Vi sono diversità di carismi”, poi “diversità di ministeri”, infine “diversità di operazioni” - “ma uno solo è lo Spirito . . . uno solo il Signore . . . uno solo è Dio che opera tutto in tutti” (1 Cor 12, 4-6).
6. Con questi pensieri vi esprimo il mio saluto, unitamente al Cardinale vicario Ugo Poletti e al Vescovo ausiliare Clemente Riva, e vi comunico la gioia di trovarmi in mezzo a voi nel quartiere di Mostacciano. Rivolgo il mio pensiero affettuoso al parroco, padre Amedeo Verdirosi, e ai suoi collaboratori, appartenenti all’ordine dei Carmelitani dell’Antica Osservanza, a cui è stata affidata, fin dall’origine, la cura pastorale di questa comunità parrocchiale della beata Vergine Maria del Carmelo. Un saluto cordiale esprimo alle tremilaseicento famiglie ed agli oltre tredicimilacinquecento fedeli che, appartenendo a questa Chiesa, formano una sola grande famiglia nel segno della fede. Un pensiero speciale va rispettivamente ai padri, alle madri, ai giovani, alle giovani, ai bambini ed alle bambine, agli anziani ed a coloro che soffrono a causa della infermità o della solitudine.
Una parola beneaugurante desidero indirizzare agli appartenenti agli istituti religiosi presenti ed operanti nell’ambito della parrocchia: i chierici di san Viatore; le suore francescane missionarie del cuore immacolato di Maria; le suore di Gesù Buon Pastore; le Figlie di san Paolo. Una parola di plauso e di incoraggiamento esprimo ai vari gruppi parrocchiali, i quali collaborano per l’animazione cristiana della zona; ricordo in particolare gli aderenti all’Azione Cattolica; il gruppo adolescenti, che si incontrano per compiere insieme un cammino di fede; il gruppo catechisti; il gruppo “Amicizia”, che si raduna più volte alla settimana per assistere i bambini portatori di handicap e per sviluppare intorno alle famiglie interessate una rete di solidarietà; il gruppo “Terza età”, il gruppo “Spiritualità e lavoro”, che promuove iniziative destinate all’aiuto morale e materiale; il gruppo di preghiera, quello “Vocazionale e Missionario”, quello dei “Ministranti” e quello delle “Giovani Coppie”, sorto con l’intento di offrire agli sposi novelli occasioni di incontri e di riflessione sul sacramento del matrimonio. A tutti esprimo la mia gratitudine per la partecipazione alla vita della parrocchia e per la testimonianza cristiana che offrite con la vostra unità e solidarietà nel nome del Signore e sotto il patrocinio della beata Vergine del Carmelo, a cui si intitola la vostra Chiesa, costruita da pochi anni, ma già diventata il cuore pulsante di questo quartiere, come centro di preghiera, di fraternità, di vita spirituale e culturale.
7. Vi auguro che gli incontri e le riflessioni che qui vi scambiate vi siano di aiuto per la soluzione dei vari problemi che assillano anche questa zona e che vanno dal triste fenomeno della droga alla definitiva sistemazione dei lotti abitativi, oltre a quelli che toccano soprattutto gli aspetti morali e spirituali: l’educazione alla fede, alla giustizia, al rispetto altrui; la vita familiare vissuta nella fedeltà e nella santità propria del sacramento del Matrimonio.
Fate sì che le vostre famiglie siano il luogo privilegiato nel quale Dio ama dimorare e agire; il luogo in cui si custodisce, rivela e comunica l’amore. Non cessate di invocare lo Spirito del Cristo perché doni alle vostre famiglie i diversi carismi e ministeri di cui parla san Paolo: quello dell’educazione innanzitutto, che dal sacramento del Matrimonio “riceve la dignità e la vocazione di essere un vero e proprio “ministero” della Chiesa al servizio della edificazione dei suoi membri” (Familiaris Consortio, 38).
Nelle vostre famiglie si senta pure la necessità di svolgere nei modi che sono possibili il ministero dell’evangelizzazione; ogni famiglia diventi “evangelizzatrice di molte altre famiglie e dell’ambiente nel quale è inserita” (Pauli VI, Evangelii Nuntinadi, 71).
8. Sappiate trovare questa fedeltà viva e quotidiana ai doni di grazia dell’amore, dell’educazione e dell’evangelizzazione nell’esperienza quotidiana della preghiera, dell’unione dei componenti dei vostri focolari.
Dal cuore di ognuno dei suoi membri scaturisca sempre nuova risposta ai doni che lo Spirito fa alla famiglia cristiana. Ed è così che essa realizza la sua vocazione alla santità.
“C’era la Madre di Gesù” (Gv 2, 1).
Alle nozze di Cana di Galilea è presente Maria.
Questo fatto non è forse un simbolo eloquente della verità espressa dal Concilio Vaticano II, che ha indicato la Madre di Dio presente nel mistero di Cristo e della Chiesa?
Durante la realizzazione della missione messianica, quando Gesù cominciò a fare e a insegnare (cf. At 1, 1), non La vediamo. Ce la farà vedere lo stesso evangelista Giovanni solo ai piedi della Croce, sul Golgota.
Tuttavia a Cana di Galilea ella pronuncia le parole che - si potrebbe dire - accompagnano tutta la missione di Gesù, fino alla fine: “Fate quello che vi dirà” (Gv 2, 5).
E le stesse parole della Madre di Dio continuano a correre attraverso tutta la storia della Chiesa, attraverso l’intera missione e il servizio che svolge in mezzo alla grande famiglia umana.
Queste parole arrivano anche a noi qui riuniti: “Fate quello che vi dirà”.
Amen.
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