VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA DI SAN MARTINO I
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Domenica, 3 febbraio 1991
“Il Signore tuo Dio susciterà per te, in mezzo a te, fra i tuoi fratelli, un profeta. A Lui darete ascolto” (Dt 18, 15).
1. Alle pendici del monte Sinai, dopo aver liberato Israele dalla schiavitù d’Egitto, Dio stringe alleanza con esso e lo costituisce suo popolo, sua “speciale proprietà”, chiamandolo a vivere nella fedeltà alle dieci parole dell’alleanza e a testimoniare davanti a tutte le nazioni le meraviglie da Lui compiute.
Per garantire tutto ciò Dio fa una promessa: susciterà in seno al suo popolo e a servizio di esso i profeti: metterà sulla loro bocca la sua parola, affinché facendosene portavoce e testimoni possano aiutare il popolo a rimanere fedele all’alleanza.
Per questa delicata missione Dio assicura ai profeti la forza dello Spirito, li accompagna con la sua presenza, li sostiene nelle difficoltà. La storia dell’antico popolo di Dio ha conosciuto splendide figure di profeti che hanno contribuito a tener desta la fede e viva la coscienza dell’alleanza.
2. La promessa fatta da Dio a Mosè “nel giorno dell’assemblea” ha trovato il suo pieno adempimento, carissimi fratelli e sorelle, nella persona e nell’opera di Cristo.
Dio, infatti, che “aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio” (Eb 1, 1). Consacrato dallo Spirito, nel battesimo, Egli si mostra fin dall’inizio come il vero grande Profeta che parla ed agisce per rivelare il Regno di Dio e salvare l’uomo.
Ne è prova l’episodio avvenuto nella sinagoga di Cafarnao, in giorno di sabato, che abbiamo appena ascoltato nel Vangelo. In tale circostanza Gesù parla con autorità, e non come gli scribi e i maestri della legge. Egli parla come Dio, come sua Parola vivente, conferendo così al suo messaggio la forza che da ciò scaturisce. Non spiega quello che altri hanno detto, né si appella all’autorità di altri: egli stesso è in grado di esprimere la volontà e le esigenze di Dio.
Il suo insegnamento, inoltre, è autorevole, perché non è solo parola, ma anche gesto. È parola che redime e salva. Lo dimostra il miracolo avvenuto nella stessa sinagoga di Cafarnao. Gesù libera l’uomo dal potere di satana, che lo lacera e lo rende schiavo, e gli restituisce la dignità di persona fatta ad “immagine di Dio”. Ciò fa emergere l’irriducibile contrapposizione tra Gesù e il maligno: Gesù è “il santo di Dio”, satana è “lo spirito immondo”.
3. Carissimi fratelli e sorelle della Parrocchia di San Martino I, il Concilio Vaticano Secondo, nella Costituzione Lumen Gentium, ricorda che la missione profetica di Gesù non si è esaurita con la sua morte e risurrezione. Essa è destinata a prolungarsi nel tempo, attraverso la presenza e l’azione della Chiesa, popolo della nuova alleanza. Per il dono dello Spirito e attraverso i sacramenti dell’iniziazione cristiana, il Signore Gesù “adempie il suo ufficio profetico, fino alla piena manifestazione della gloria, non solo per mezzo della gerarchia, la quale insegna in nome e con la potestà di lui, ma anche per mezzo dei laici, che perciò costituisce suoi testimoni e li provvede del senso della fede e della grazia della parola, perché la forza del Vangelo risplenda nella vita quotidiana, familiare e sociale” (Lumen Gentium, 35).
Di particolare forza si riveste la testimonianza profetica quando assume le caratteristiche della libertà interiore, della totale dedizione alle esigenze del Regno di Dio, dell’impegno radicale a lottare contro ogni forma di male. Ciò avviene in forma piena nello stato verginale e nel celibato scelto per il Regno dei Cieli; in coloro, cioè, che liberamente e per rispondere ad una speciale chiamata del Signore, si donano totalmente a lui, si consacrano al suo servizio, percorrono la strada di un amore ai fratelli a tutto campo, rinunciando al matrimonio. Così, liberi dalle cose terrene e da impedimenti umani, diventano testimoni della risurrezione, costruttori della Chiesa, artefici di un mondo nuovo, segno profetico della vita futura, come ci ricorda San Paolo nella seconda lettura della liturgia odierna.
4. La vocazione e la missione profetica, anche se in modo diverso, interpellano tutti nella Chiesa. Occorre prenderne coscienza e darvi una risposta impegnativa, soprattutto in un momento, come l’attuale, in cui la comunità ecclesiale romana, e ciascuno dei suoi membri, è chiamata con il Sinodo pastorale diocesano ad un nuovo annuncio del Vangelo.
Dentro la storia degli uomini, ma senza conformarvi alla mentalità secolarizzata che vi circonda, voi dovete “con la testimonianza della vita e con la virtù della parola” (Lumen Gentium, 35) proclamare la novità del Regno di Dio, difendere e diffondere i valori ad esso legati, anche se ciò potrà esporvi all’incomprensione e forse anche alla persecuzione. Tutto ciò sarà la controprova e la migliore garanzia che state camminando sulla via degli antichi profeti e soprattutto su quella di Cristo, che ha pagato di persona, con il dono della vita, la fedeltà al progetto consegnatogli dal Padre per la salvezza dell’umanità.
Dico ciò a voi, laici, che siete chiamati a rendere presente il Regno di Dio nelle comuni condizioni del secolo: nel lavoro, nella professione, nella vita economica, sociale e politica.
A voi, Religiosi e Religiose, che siete consacrati a Dio e inviati per trasformare il mondo alla luce delle beatitudini, per testimoniare la verità e irradiare la carità di Cristo verso quanti sono oppressi o schiavi, sofferenti ed emarginati; per offrire uno spazio di speranza a quanti cercano Dio e a coloro che invocano e anelano alla piena e definitiva liberazione.
Lo dico ancora a tutti coloro che sono sensibili ai valori autenticamente umani. Primo fra tutti è quello della vita che ha in Dio la sua origine e nel suo progetto d’amore il suo punto di riferimento. La vita, dico, che va accolta con gioia, difesa con coraggio, promossa con impegno dall’inizio del suo concepimento fino al suo naturale compimento. Occorre ricordarlo particolarmente oggi, che la Chiesa italiana celebra la “Giornata per la vita”.
5. Sono lieto di poter condividere queste riflessioni con voi, cari fratelli e sorelle della Parrocchia di San Martino I, Papa, in occasione di questa mia visita alla vostra Comunità.
Vi saluto tutti con grande affetto, a partire dall’Arcivescovo Monsignor Camillo Ruini, Pro-Vicario Generale; dal Vescovo Ausiliare del Settore Est,Monsignor Giuseppe Mani; dal Parroco, Monsignor Siro Todescato, il quale, con i Sacerdoti suoi collaboratori, si prodiga generosamente per animare cristianamente questa vasta zona dell’Appia Nuova.
Saluto anche le Suore di Santa Teresa, dedite all’istruzione ed educazione dei giovani. Un pensiero particolare rivolgo ai vari gruppi che svolgono la propria attività nell’ambito delle iniziative promosse dalla parrocchia. Intendo riferirmi ai gruppi dei Catechisti, delle Donne che si impegnano ad assistere le persone sole, anziane o handicappate; dei Donatori di sangue, dei Volontari ospedalieri “ARVAS” e degli Scout.
Vi ringrazio per la vostra collaborazione alla causa della dilatazione del Regno di Dio e per tutti prego il Signore, affinché cresciate sempre più nel suo amore ed in esso troviate la ragione della vostra vita.
6. “Un grande profeta è sorto tra voi: Dio ha visitato il suo popolo” (Cantico al vangelo).
Sì, con l’incarnazione del suo Figlio e con il suo mistero pasquale, Dio ci ha salvati e mediante la Chiesa, continua a salvare l’umanità. Tutto ciò è compito anche vostro. E lo sarà effettivamente se risponderete alla vostra vocazione “profetica”, annunciando la parola di Dio e testimoniandola nella vostra vita con forza e coerenza.
Il Signore sia con voi e vi dia coraggio!
Amen!
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