VISITA PASTORALE IN BASILICATA
MESSA PER I FEDELI DELL'ARCIDIOCESI DI MATERA
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Sabato, 27 aprile 1991
“Beata colei che ha creduto” (Lc 1, 45).
1. Con queste parole desidero venerare insieme con voi la Madre di Dio nel mistero della sua Visitazione. Desidero anche chiederle di voler assistere con la sua celeste protezione e rendere feconda questa mia visita in mezzo a voi, cari fratelli e sorelle.
Maria, “entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta” (Lc 1, 40). Venendo nella vostra “Casa”, intendo anch’io cominciare questo pellegrinaggio con il saluto nel nome del Dio Trino ed Unico, nel nome del Cristo Risorto, nel nome di Maria, Madre sua e Madre nostra.
Il mio saluto va, anzitutto, al vostro Arcivescovo, il caro fratello Monsignor Ennio Appignanesi, ed a tutto il Presbiterio, che sotto la sua guida serve il popolo di Dio in questa Città e in tutto il territorio della diocesi. Saluto le autorità civili e militari presenti a questo incontro, con animo grato per tutto quello che hanno fatto al fine di rendere possibile e ordinato il viaggio pastorale che sto compiendo nella Lucania.
Saluto le comunità religiose maschili e femminili che collaborano nell’apostolato e nel cammino dell’evangelizzazione, gli Istituti Secolari e i membri di tutti i gruppi laicali impegnati nell’opera di animazione cristiana, e in particolare l’Azione Cattolica, i Movimenti che in diverse forme rendono presente il Vangelo in ogni ambiente della società: nel mondo del lavoro e delle professioni, nella scuola e nelle famiglie. Rivolgo, altresì, un pensiero di singolare stima ed affetto alle comunità religiose contemplative presenti nell’Arcidiocesi.
Un cordiale ed affettuoso saluto a tutti voi che siete qui per condividere con me “la frazione del pane” eucaristico (At 2, 42) in questa suggestiva celebrazione liturgica.
2. “Beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore”.
Le parole pronunciate durante la Visitazione sono state come un’eco delle parole che già erano state profetizzate nell’Antica Alleanza.
Sono state dette dai Profeti, memori della promessa divina proclamata sin dall’inizio, dopo il peccato dei progenitori. Sono parole che hanno preannunciato la salvezza che viene da Dio.
Il grande profeta Isaia così diceva:
“Ecco, Dio è la mia salvezza; / io confiderò, non temerò mai, / perché mia forza e mio canto è il Signore, / egli è stato la mia salvezza” (Is 12, 2).
La Vergine di Nazaret, Figlia di Sion, Figlia di Gerusalemme, ha da sempre vissuto la verità di queste parole. La sua anima verginale era preparata per il giorno della sua Visitazione.
Queste parole si sono realizzate. Elisabetta lo manifesta durante la Visitazione quando dice estasiata: “Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?” (Lc 1, 42-43). A che debbo?
3. Dopo la visitazione Maria continua a camminare con umiltà e costanza, sulla via della fede che ha imboccato e sulla quale l’hanno incamminata i Profeti dell’Antica Alleanza e Dio stesso.
Conosciamo le singole tappe di questa via: la notte di Natale a Betlemme, la presentazione al tempio, l’arrivo dei Magi dall’Oriente e la fuga in Egitto a causa della crudeltà di Erode. Poi il ritorno a Nazaret e gli anni della vita nascosta.
Dopo questo, Gesù è entrato nella via della sua missione messianica. Ciò che Egli fece e insegnò è confermato dall’ulteriore profezia di Isaia:
“Attingerete acqua con gioia / alle sorgenti della salvezza . . . / Gridate giulivi ed esultate, abitanti di Sion, / perché grande in mezzo a voi è il Santo di Israele” (Is 12, 3-6).
4. È venuto tuttavia il giorno in cui “il Santo di Israele” è stato accusato, e, come colpevole, è stato condannato alla morte di croce.
Maria, Figlia di Sion, Madre di Cristo, camminando costantemente sulla via della fede, è arrivata ai piedi della croce sul Golgota. Vi stette - come dice il Concilio - “non senza un disegno divino” (Lumen gentium, 58).
Da dove ebbe Maria la forza interiore per assistere all’agonia, alla morte infame del suo Figlio?
Forse proprio allora si sono realizzate le parole del profeta Sofonia che diceva:
“In quel giorno si dirà a Gerusalemme: / Non temere, Sion, / non lasciarti cadere le braccia! / Il Signore tuo Dio in mezzo a te / è un salvatore potente. / Esulterà di gioia per te, / ti rinnoverà con il suo amore, / si rallegrerà per te con grida di gioia, / come nei giorni di festa” (Sof 3, 16-18).
Nessuno avrebbe potuto pensare che nell’ora in cui Cristo moriva sulla croce, si compivano le parole del Profeta. Come si poteva vedere nel Crocifisso “un salvatore potente”, essendo divenuto spoglio di tutto e fatto obbediente fino alla morte? Eppure queste parole si sono realizzate proprio là, e l’ora della rivelazione della potenza di Dio era ormai giunta.
5. La Chiesa vive adesso il tempo di Pasqua. Insieme alla Madre di Dio siamo testimoni della Risurrezione. Il “salvatore potente” si è rivelato veramente per dimostrare il suo amore infinito ed eterno verso l’uomo. Nel giorno della festa pasquale la Chiesa ha elevato il suo grido di gioia: “Beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore”.
Sei beata, Maria! Rallegrati!
Le parole dei Profeti si sono realizzate in te: “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e santo è il suo nome . . . Ha spiegato la potenza del suo braccio” (Lc 1, 49.51).
La Chiesa pasquale gioisce, insieme con Maria. Insieme con Lei adora il Signore Risorto, che “ha guardato l’umiltà della sua serva” e la cui misericordia si estende “di generazione in generazione” (Lc 1, 48.50).
6. Noi siamo la Chiesa pasquale che gioisce, insieme alla Figlia di Sion, insieme alla Regina dei Cieli.
Siamo la Chiesa nata dalla Croce di Cristo e dalla sua Risurrezione, nata nella potenza dello Spirito Santo.
E a noi si riferiscono le parole del Profeta: “Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose grandiose” (Is 12, 5). Così cantiamo insieme a Maria; e, nello stesso tempo, unendoci ad Essa sulla via della fede che, di generazione in generazione, ci guida e ci illumina, accogliamo il suo invito pasquale:
“Manifestate tra i popoli le sue meraviglie, / proclamate che il suo nome è sublime” (Is 12, 4).
Chiesa di Matera, nata dalla Croce di Cristo e dalla sua Risurrezione, manifesta anche tu “tra i popoli” le meraviglie del Signore. Imita la Vergine della Visitazione nella fedeltà al Vangelo e nel servizio ai poveri:
accogli con gioia la vita dono di Dio, dal suo inizio al tramonto. Nel bambino come nell’anziano è lo stesso mistero d’amore che si manifesta, è lo stesso disegno divino che si realizza.
Apri il tuo cuore a chi soffre. Nel misero e nell’abbandonato, nell’ultimo e nell’emarginato incontri Cristo, Via soprannaturale dell’autentico rinnovamento dei cuori.
Cammina fiduciosa con Maria, Madonna della Bruna. Con lei avanza sulle strade della carità; con lei proclama il Vangelo, verità di eterna salvezza, in una nuova e vigorosa evangelizzazione.
In lei troverai rifugio nell’ora della prova e della stanchezza; in lei sentirai il sostegno di una madre nei giorni della fatica e del dubbio.
Accogli come Madre la Madonna della Bruna, cui affido le tue speranze e i tuoi propositi.
Attingi fiduciosa al segreto della sua fede; partecipa al disegno del suo amore.
Sì, partecipando alla fede della Madre di Dio, la Chiesa desidera che le meraviglie di Dio siano conosciute da tutti, che tutti possano attingere l’acqua alle sorgenti della salvezza; e possano attingerla con gioia.
Amen, amen!
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