ORDINAZIONI SACERDOTALI IN SAN PIETRO
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Solennità della Santissima Trinità
Domenica, 26 maggio 1991
“Signore, sia su di noi la tua grazia” (Sal 33, 22).
1. Con queste parole del Salmo, cari Figli, che state per ricevere l’Ordinazione sacerdotale, l’odierna liturgia vi fa invocare l’aiuto divino. Con queste parole pregano i vostri cari, prega l’intera assemblea del Popolo di Dio nella Basilica di San Pietro e tutta la Chiesa sino ai confini della terra.
“Sia su di noi la tua grazia”.
2. La Chiesa, che vive costantemente del mistero di Dio-Trinità, oggi, nella sua liturgia, esalta particolarmente questo Mistero.
Questo è il Mistero divino per eccellenza, profondamente interiore: in essa è rivelata la stessa Vita intima di Dio.
Dio, che abita una luce inaccessibile (cf. 1 Tm 6, 16): è il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo; e, in pari tempo, è Dio che compenetra ed abbraccia ogni cosa.
Quando Cristo manda gli Apostoli a battezzare nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, Egli, il Redentore del mondo, rivela Dio-Trinità come Colui che si dona all’essere umano, che lo nutre e disseta con il dono di se stesso, quale è l’acqua nel Battesimo, il Sacramento in cui l’elemento acqua significa ed attua nell’uomo l’ineffabile dono della Vita Trinitaria.
Una tale risposta è data da Dio nella preghiera del Salmista: “Signore, sia su di noi la tua grazia”.
3. Questa grazia è venuta su di voi, cari Figli e Figlie della Chiesa, agli inizi della vostra vita, col Sacramento del Battesimo. Da quel giorno lo Spirito di Dio vi guida, poiché avete ricevuto “uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: Abbà, Padre!” (Rm 8, 15).
Così come ha gridato Gesù Cristo, il Figlio Unigenito della stessa sostanza del Padre.
Lo Spirito del Padre e del Figlio attesta pure al nostro spirito che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio e coeredi di Cristo (cf. Rm 8, 16-17). In questo si manifesta la grazia che abbraccia tutti i battezzati.
4. Sul suolo fecondo di tale eredità è nata in voi, cari Figli, la vocazione al Sacerdozio ministeriale nella Chiesa.
Oggi questa vocazione sarà coronata con il Sacramento dell’Ordine.
In modo particolare si realizzerà in voi l’eredità divina, l’eredità che è Dio stesso: “Il Signore è mia parte di eredità e mio calice” (Sal 16, 5).
Dovete diventare speciali coeredi di Cristo per poter servire tutti i fratelli e le sorelle nell’unità del Popolo di Dio.
Coerede di Cristo è il sacerdote, in quanto amministra i misteri di Dio (cf. 1 Cor 4, 1) ed opera “in persona Christi”, perché Cristo possa continuare a servire e a salvare. Come Egli servì nel Cenacolo, istituendo l’Eucaristia, in cui racchiuse tutto il suo mistero pasquale di morte e di risurrezione, così ha affidato alla Chiesa tale servizio sino alla fine dei tempi.
Veramente occorre gridare oggi insieme col Salmista dal profondo del cuore: “Signore, sia con noi la tua grazia”: la grazia della vocazione sacerdotale che è un dono particolare ed immeritato.
5. “Signore, sia su di noi la tua grazia, perché in te speriamo”.
Ci troviamo dinanzi ad un mistero imperscrutabile di Dio stesso. Dinanzi alla Santità Trinitaria di Dio, rivelata da Cristo crocifisso e risorto.
È su di noi la grazia di Colui che ha ogni potere in cielo e in terra (cf. Mt 28, 18).Il potere che salva nella potenza dello Spirito Santo. Il potere che suscita generazioni sempre nuove di figli e figlie mediante l’adozione divina.
E, nello stesso tempo, sappiamo che ogni uomo porta questo tesoro in un vaso di creta (cf. 2 Cor 4, 7). E anche il sacerdote.
Oh, Cristo! La speranza che abbiamo in te è più grande della nostra debolezza!
6. Nel momento dell’Ordinazione ciascuno di voi, cari Figli, udrà le parole: “Dio porti a compimento l’opera che ha iniziato in te” (Pontificale Romano; cf. Fil 1, 6).
In queste parole si esprime la speranza di tutta la Chiesa.
Amen!
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