VIAGGIO APOSTOLICO NEGLI STATI UNITI
CELEBRAZIONE DEI VESPRI NELLA CATTEDRALE DEL SACRO CUORE
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Newark (USA) - Mercoledì, 4 ottobre 1995
Caro Arcivescovo McCarrick e cari Fratelli Vescovi,
Cari Fratelli Sacerdoti,
Cari seminaristi, religiosi e religiose e fedeli laici della Famiglia di Dio che è la Chiesa in Newark!
1. Siamo riuniti in questa Cattedrale dedicata al Sacro Cuore di Gesù per rendere grazie alla Santissima Trinità per i vincoli di fede e di amore che ci uniscono nella Chiesa Una, Santa, Cattolica e Apostolica.
La partecipazione del Presidente degli Stati a questa preghiera serale ci aiuta a ricordare che è precisamente il nostro servizio a Dio a ispirare e a motivare il sano orgoglio che tutti noi sentiamo nel nostro Paese d’origine. Questa sera ringraziamo Dio per la straordinaria epopea umana rappresentata dagli Stati Uniti d’America.
Questa magnifica costruzione sorge nel cuore di Newark a ricordare con forza il costante amore di Dio per il suo Popolo e a indicare la fede in Cristo, nostra “speranza della gloria” (Col 1, 27). La Cattedrale fatta di pietra è il simbolo della Chiesa viva “casa di Dio” (1 Tm 3, 15), che è aperta a tutti senza eccezioni, a uomini e a donne “di ogni tribù, lingua, popolo e nazione” (Ap 5, 9). Voi, Popolo di Dio in Newark e in tutto il New Jersey, siete le “pietre vive” (1 Pt 2, 5) che formano il Corpo di Cristo nella vostra città e nel vostro Stato. Ovunque voi siate – nelle vostre famiglie, nei vostri quartieri, nei luoghi di lavoro o di ricreazione – siete chiamati a edificare la Chiesa nella fede, nella speranza e nell’amore.
2. La Chiesa è viva in voi! Dio, che è il Costruttore del santo Tempio, ha infuso il suo amore nei vostri cuori per mezzo dello Spirito Santo (cf. Rm 5, 5)! Avete ricevuto il dono della nuova vita. Siete stati incaricati di portare la Buona Novella a “ogni creatura” (Mc 16, 15)
L’entusiasmante sfida della nuova evangelizzazione – il cui scopo è proclamare che Gesù Cristo è il centro della storia, la speranza dell’umanità e la gioia di ogni cuore (cf. Gaudium et spes, 45) – è stata affrontata dal Sinodo arcidiocesano dell’anno scorso. Saluto con affetto tutti voi, che, come Delegati, avete partecipato con tanto zelo, a quella importante assemblea. Il Sinodo ha saggiamente esortato a una grande mobilitazione di risorse in modo che tutti i Cattolici possano ricevere la solida formazione spirituale e dottrinale necessaria a testimoniare in modo convincente la propria fede e per assumere pienamente il loro ruolo nella missione della Chiesa. Prego affinché, come risultato del Sinodo, l’Arcidiocesi di Newark diventi sempre più “un cuore solo e un’anima sola” (At 4, 32), una comunità gioiosamente unita ai suoi Vescovi e sacerdoti nell’ascoltare attentamente la Parola di Dio, nel celebrare con devozione i Sacramenti e nel soddisfare con generosità le necessità degli altri.
3. Saluto con particolare affetto i miei fratelli nel sacerdozio, e ringrazio ognuno di voi per il vostro devoto servizio al Vangelo! Il Signore vi ha scelto per essere “di fronte” nel condurre a lui le anime (Pastores dabo vobis, 27). Come Cristo, Capo e Pastore della Chiesa, dovete conoscere e condurre il vostro gregge e offrire la vostra vita per esso (cf. Gv 10, 11-16). L’ordinazione vi configura a Cristo il Servo, a colui che lavò umilmente i piedi dei suoi Apostoli, perché egli venne tra noi “non per essere servito, ma per servire” (cf. Mc 10, 45). Tale generoso servizio è il modello di tutto il ministero della Chiesa. Con le parole di San Paolo, prego affinché, una volta tornati alle vostre parrocchie e ai vari apostolati nei quali siete impegnati, Dio vi renda “degni della sua chiamata e porti a compimento, con la sua potenza, ogni vostra volontà di bene e l’opera della vostra fede” (2 Ts 1, 11).
Ai seminaristi – e quanto è rincuorante sapere che il vostro numero sta aumentando! – offro una speciale parola di incoraggiamento. La nuova evangelizzazione dell’America richiede da parte vostra una grande maturità spirituale. Il dono del sacerdozio esige che seguiate Cristo fino alla morte sulla Croce (cf. Fil 2, 8). Senza le virtù dell’autodisciplina, della diligente contemplazione della verità, della semplicità di vita e della gioiosa dedizione agli altri, non avrete la forza interiore per combattere la cultura della morte che sta minacciando il mondo moderno. Vi esorto a pregare ogni giorno “Oh buon Gesù, fai di me un sacerdote secondo il tuo Cuore”. Cristo stesso è la vostra eredità (cf. Sal 16, 5-6). Non vi abbandonerà mai né vi deluderà!
4. Con profonda gratitudine per il vostro immenso contributo alla vita della Chiesa, abbraccio tutti i religiosi e le religiose. Sia che la vostra vita sia nascosta con Cristo in Dio (cf. Col 3, 3) in solitudine, penitenza e contemplazione, sia che siate attivamente impegnati nel mondo, l’intera comunità ecclesiale guarda a voi per vedere cosa significhi amare il Signore con cuore indiviso. Il riconoscimento del “genio della donna” e dei carismi specificamente femminili, che le religiose offrono alla vita e alla missione della Chiesa, è un segno provvidenziale dei nostri tempi. Se in passato tali doni sono stati talvolta stimati in modo insufficiente od ostacolati nella loro legittima espressione, ora è tempo che tutti noi lavoriamo insieme per seguire il Signore dove Egli ci conduce, nell’amore e nella fedeltà. Possa lo Spirito Santo “rendere saldi e irreprensibili i vostri cuori nella santità, davanti a Dio Padre nostro” (1 Ts 3, 13), in modo che voi possiate servire il suo Popolo con gioia sempre maggiore!
A tutta la Chiesa in Newark e nel New Jersey ripeto le parole di incoraggiamento contenute nella Prima Lettera di Pietro “Perciò siete ricolmi di gioia... conseguite la meta della vostra fede, cioè la salvezza delle anime” (1 Pt 1, 6-9).
5. Cari amici in Cristo, la Prima Lettera di Pietro ci esorta a rivestirci di umiltà nei nostri rapporti; leggiamo: “umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, perché vi esalti al tempo opportuno” (1 Pt 5, 6). Questa umiltà e modestia sono spiegate con l’abbandono di noi stessi nelle mani di Dio: “gettando in lui ogni vostra preoccupazione perché egli ha cura di voi” (1 Pt 5, 7). Sì, Dio nutre la più grande stima dell’umanità! Dio riverisce tutto ciò che è autenticamente umano, tutto ciò che riguarda gli individui e le società, le nazioni e gli Stati!
Come ben sapete, sono venuto negli Stati Uniti in concomitanza con il cinquantesimo anniversario della fondazione delle Nazioni Unite. Questa Organizzazione esiste per servire il bene comune della famiglia umana, e quindi è opportuno che il Papa parli qui come testimone della speranza del Vangelo (cf. Col 1, 23). Le Nazioni Unite sono uno strumento di dialogo e di pace. Il criterio della sua azione dovrebbe essere sempre il bene integrale delle persone. La sfida che si presenta in modo permanente ai suoi Stati membri, alle sue agenzie e al suo personale, è simile a quella che tutti gli individui devono affrontare: “Rivestitevi tutti di umiltà gli uni verso gli altri” (1 Pt 5, 5). In particolare, i potenti e i forti dovrebbero mostrare mitezza nei loro rapporti con i deboli. I potenti devono sempre ricordarsi che devono a Dio la loro posizione, a Colui che resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili (cf. 1 Pt 5, 5). Le nazioni e i governi, come anche gli individui, devono riconoscere che il Signore giudica “i popoli con giustizia” e governa “le nazioni sulla terra” (Sal 67, 5-6).
6. La Prima Lettera di Pietro ricorda il bisogno di attenzione: “Siate temperanti, vigilate” (1 Pt 5, 8). Cinquanta anni fa, dopo la fine dell’incredibile distruzione causata dalla Seconda Guerra Mondiale, fu fondata l’Organizzazione delle Nazioni Unite quale foro internazionale di vigilanza al servizio della pace e della giustizia nel mondo. Le Nazioni Unite svolgono un ruolo necessario nel prevenire e nell’alleviare le enormi sofferenze che i popoli e le nazioni del mondo infliggono gli uni agli altri, sofferenze che nel Ventesimo secolo hanno raggiunto proporzioni senza precedenti nelle guerre e nei conflitti, nell’oppressione politica e ideologica provocate dalla cupidigia e dall’arroganza di coloro che tramano il male nei loro cuori.
Non si può scrivere la storia del mondo negli ultimi cinquant’anni senza fare riferimento alle Nazioni Unite. Non è forse ancora necessario sorvegliare, ammonire ed esortare quando il conflitto e l’ingiustizia minacciano la tranquillità dell’ordine? Non bisognerebbe rafforzarla – l’Organizzazione delle Nazioni Unite – in quanto garante di pace, di giustizia e di impegno umanitario, sia nei Balcani, in Africa, o in qualsiasi luogo in cui questi valori sono minacciati? Non andrebbe riformata, per assicurare che venga guidata da una valutazione oggettiva della situazione internazionale, così da essere un forum credibile in cui affrontare problematiche di importanza fondamentale per l’edificazione di un mondo più umano e giusto?
7. La nostra preghiera per la pace è quindi anche una preghiera per l’Organizzazione delle Nazioni Unite. San Francesco d’Assisi, la cui festa si celebra oggi, continua a risplendere come grande amante e artefice di pace. Invochiamo la sua intercessione sull’opera delle Nazioni Unite per la pace e la giustizia in tutto il mondo.
Possa il Dio di ogni grazia, che ci ha chiamato all’eterna gloria in Cristo, confermare e rafforzare tutti coloro che operano e soffrono per la pace e il benessere della famiglia umana. Egli solo è il Signore della vita e della storia. A lui rivolgiamo le nostre preghiere:
“Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia risplendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via,
fra tutte le genti la tua salvezza” (Sal 67, 2-3).
A lui affidiamo la Chiesa negli Stati Uniti, come anche la Chiesa locale a Newark e nelle Diocesi circostanti. A lui onore, gloria e lode! Amen.
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