DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DEL CAMERUN IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»
Sabato, 13 novembre 1982
Cari fratelli nell’Episcopato.
1. La vostra riunione di oggi, attorno al successore di Pietro, è certamente un motivo di grande gioia per voi, e anche per tutti i fedeli affidati alla vostra vigilanza e attenzione pastorali. Desidero, e domando al Signore, che questo incontro fraterno trovi una eco nel cuore di tutti gli abitanti del Camerun - cristiani e non - che saranno felici e confortati di sapere che la Chiesa in Camerun è presente nel pensiero e nella preghiera del Papa e, con il volto e il dinamismo che le sono propri, nel grande àmbito della Chiesa universale. Da parte mia sono molto felice di accogliervi, di partecipare profondamente alle vostre gioie e alle vostre preoccupazioni, di aiutarvi, come un fratello maggiore, a discernere le vie migliori per il cammino della vostra Chiesa, in una parola, di confermare la vostra fede e la vostra speranza.
Abbiamo appena celebrato la Giornata annuale delle Missioni. Il lavoro missionario, presso di voi, è stato svolto e continua a svolgersi con un ardore degno di essere lodato. Sono solo cento anni che il seme del Vangelo è stato gettato in terra del Camerun e coltivato da uomini pieni di fede e di amore, come i Padri Pallottini, i Padri dello Spirito Santo, i Missionari di Mill-Hill, gli Oblati di Maria Immacolata, i sacerdoti del Sacro Cuore, e molti altri sacerdoti, i religiosi, le religiose di numerosi Istituti e ora anche i collaboratori laici. Il Signore ha anche permesso a questo piccolo “granello di senape” di ingrandirsi e ramificarsi, con diverso vigore a seconda delle regioni. La fedeltà degli abitanti del Camerun allo spirito dei pionieri e le loro proprie iniziative hanno contribuito a dare a questa Chiesa una vitalità notevole, vitalità alla quale partecipa quasi un quarto della popolazione che ha ricevuto il battesimo o si prepara a riceverlo, ma che si espande anche oltre i limiti delle comunità cattoliche a beneficio di tutto il paese. Voi siete una Chiesa in piena crescita, e vi auguro di continuare ad esserlo. Possiate dire con san Paolo, associandovi ai cristiani di Efeso: “Cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo, dal quale tutto il corpo ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione di ogni giuntura, secondo l’energia propria di ogni membro, riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso nella carità” (Ef 4, 15-16).
2. Infatti, vi è ancora molto da fare per annunciare il Vangelo - e anche talvolta il primo annuncio - alle persone e ai gruppi etnici del Camerun. Vi è soprattutto una seconda tappa, che è quella dell’evangelizzazione in profondità della cultura, delle culture africane, dei costumi, delle mentalità, affinché la Chiesa assuma sempre più il suo volto africano, a partire dall’unico fondamento che è Gesù Cristo, Salvatore di tutta l’umanità, e coerentemente con ciò che la tradizione vi ha attinto di essenziale nel corso dei secoli, e in comunione con la Chiesa d’oggi. Questo lavoro deve essere proseguito nel discernimento e nella serenità; richiede una buona formazione teologica, una riflessione seria, un grande amore per la Chiesa, e una pastorale accorta di cui voi, Vescovi, restate i primi responsabili, e io conosco gli sforzi che dispiegate a questo scopo, per esempio sotto la forma di sessioni dottrinali, di lavori di ricerca, di attuazione di una formazione permanente. La vostra responsabilità è particolarmente esigente a causa della rapida evoluzione delle condizioni di vita.
3. Il Camerun conosce inevitabilmente, come tutti i paesi africani, tensioni che provengono dalle molteplici influenze che assalgono l’uomo moderno e scuotono la civilizzazione tradizionale. Bisognerà fare sempre più i conti con lo sradicamento e i cambiamenti prodotti dall’urbanizzazione, la penetrazione dei mass media, certe conseguenze della cooperazione; insomma, tutta una evoluzione socio-economica che avrà bisogno dei cristiani, come di uomini di buona volontà preoccupati del bene del paese, di sforzi particolari per prevenire o guarire le ferite materiali e morali, che ne risulteranno, assicurare un progresso armonioso nella giustizia, salvaguardare e sviluppare i valori umani e spirituali autentici.
Vi incoraggio, incoraggio i vostri collaboratori, ad affrontare questo mondo molto complesso con l’ardore che lo Spirito Santo non manca di comunicare, come fece con gli Apostoli nella Chiesa nascente. Il ministero apostolico che noi abbiamo ricevuto da loro permette alla Chiesa di provvedere, secolo dopo secolo, al suo sviluppo, per la salvezza di tutti. Per questo, ognuno di noi deve sempre meditare questa parola di san Paolo, l’Apostolo delle nazioni, al suo discepolo Timoteo: “Ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te per l’imposizione delle mie mani. Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza” (2 Tm 1, 6). L’amore di Dio è stato effuso nei nostri cuori affinché noi ne fossimo testimoni. E nostra speranza è che esso rigeneri la vita umana dei vostri compatrioti in tutte le sue dimensioni, che esso la rinnovi e la santifichi, nello Spirito Santo.
4. E ora, diciamo una parola sulle forze vive e sulle risorse della Chiesa in Camerun.
Voi beneficiate ormai di una ripartizione delle diocesi e delle province ecclesiastiche che meglio corrisponde al carattere di ciascuna regione e vi permette di esercitare il vostro ministero episcopale in un modo più adatto alle popolazioni così diverse nelle loro numerose etnie. È certamente un beneficio, del resto apprezzato dai vostri compatrioti. E nello stesso tempo, voi risentite la necessità di fortificare l’unità, ancora fragile, tra tutte le diocesi, e la vostra Conferenza Episcopale vi si impegna attivamente. Questa unione è richiesta dalla natura stessa della Chiesa, che è comunione di comunità; essa servirà moltissimo all’azione evangelizzatrice, e assicurerà la solidarietà necessaria tra forze apostoliche ineguali; sarà anche di esempio e stimolo per la concordia e la collaborazione civiche tra i vostri concittadini.
So del resto che gli abitanti del Camerun non mancano di spirito di accoglienza e d’apertura. Quanti abitanti del Ciad, ad esempio, nelle circostanze che li portavano sulla strada dell’esilio hanno trovato asilo nel vostro paese! E, su tutto un altro piano, il Camerun è spesso scelto come luogo di incontro tra africani, particolarmente per congressi. Il vostro episcopato trova forse più difficilmente l’occasione di lavorare in comune con gli altri Vescovi della regione, francofoni o anglofoni. Ma nonostante ciò, come dubitare che il Camerun abbia un ruolo suo proprio da giocare in Africa, in solidarietà con altri paesi, e più particolarmente nella Chiesa d’Africa?
5. Una delle vostre fondamentali preoccupazioni è quella della vita e dell’efficacia spirituale dei vostri primi collaboratori, i sacerdoti. In questi ultimi tempi, avete lanciato un’inchiesta al fine di rendervi meglio conto delle condizioni della loro esistenza, sul piano dei loro bisogni materiali, della loro cooperazione fraterna, della loro vita spirituale. Vi incoraggio a rimanere molto vicini a tutti i vostri sacerdoti, a coloro che sono nativi del Camerun e che, grazie a Dio, sono molto numerosi, e a coloro che sono venuti dall’estero, religiosi o sacerdoti Fidei Donum. L’aiuto di quest’ultimi è sempre ben accolto, e ancora assolutamente necessario. E anche se i sacerdoti originari del Camerun fossero in grado di provvedere alle differenti necessità pastorali del paese, questi scambi tra le vostre comunità e quelle dei paesi europei e di altri paesi sono sempre proficui e testimoniano la cattolicità della Chiesa. A maggior ragione questi scambi devono esistere in seno al vostro paese. Auguro che i sacerdoti del Camerun assumano essi stessi la responsabilità dello slancio missionario che ha ispirato coloro che sono venuti da lontano a portare loro la fede. Penso in particolare alle regioni settentrionali del vostro paese che avrebbero bisogno del loro ministero a causa di una evangelizzazione ancora del tutto recente in cui mancano gli operai apostolici. Questo vale anche nell’interesse di sviluppare gli organismi di cooperazione pastorale in ciascuna delle vostre diocesi.
Sì, che tutti questi sacerdoti, grazie a voi, cerchino l’unità, pratichino l’accoglienza fraterna, l’aiuto reciproco! Si incoraggino a restare ferventi e fedeli, meditando spesso sulla bellezza e le esigenze del sacerdozio al quale Cristo li ha chiamati! Formino attorno a voi un presbiterio solidale! Si consacrino totalmente al loro ministero sacerdotale, grazie ad una sistemazione delle loro condizioni di vita materiale! Proseguano, in maniera permanente, la loro formazione teologica, che permette loro di approfondire la fede e di fondare su di essa il loro necessario adattamento ai nuovi bisogni pastorali! Soprattutto siano coscienti della capitale importanza della testimonianza della loro vita, degna del loro sacerdozio! Per tutto questo, bisogna augurarsi che essi sempre più benefichino del sostegno e dell’incoraggiamento del popolo cristiano. Ma sarete sempre voi il loro primo sostegno, con la vostra vicinanza attenta e affettuosa, così come con il vostro esempio.
6. Siete talmente coscienti dell’importanza di nuovi sacerdoti che vi siete preoccupati di organizzare bene i vostri quattro grandi Seminari, il vostro Seminario maggiore e i vostri Seminari minori. Me ne rallegro. So che questa azione va di pari passo, in molte diocesi, con rinnovati sforzi di scoprire e incoraggiare le vocazioni. La formazione spirituale, teologica e pastorale di questi futuri sacerdoti rimane un problema fondamentale e delicato: auguro che voi possiate sempre beneficiare a tal fine di professori e di consiglieri spirituali specializzati, capaci di iniziare i candidati alle esigenze della vita sacerdotale, in maniera profonda, equilibrata e solida.
Penso che troverete anche un aiuto notevole nell’impegno dei diaconi permanenti.
Ho parlato di sacerdoti del Camerun. Sono ancor più colpito dal numero di religiose camerunesi, sia di vita contemplativa che di vita attiva. Per queste ultime, sono convinto che il loro apostolato possa essere molto prezioso nei differenti settori della vita delle comunità cristiane in Camerun. In particolare il loro ruolo educativo presso le ragazze, le future madri, le famiglie, può essere decisivo.
7. L’elevato numero di catechisti nel vostro paese manifesta ampiamente che la Chiesa sta crescendo. Come non apprezzare gli sforzi che voi dispiegate per assicurare, in un certo numero di centri o di “scuole”, la solida formazione che permetterà loro di presentare il messaggio cristiano e di accompagnare i loro compatrioti sul cammino della fede! Attraverso voi, io esprimo loro i miei vivi incoraggiamenti e prego lo Spirito Santo di fortificarli nella loro missione insostituibile. So anche che voi cercate di darvi strumenti catechetici adeguati.
Con voi mi auguro ugualmente che i laici in generale, uomini e donne, assumano una parte sempre più grande nelle responsabilità che li riguardano all’interno della Chiesa. Le donne, per esempio, potrebbero aiutare tantissimo le loro giovani compagne a prepararsi al loro ruolo di spose e di madri cristiane. Voi stessi cercate di incoraggiare questo apostolato dei laici a livello della Conferenza, poiché avete istituito la Commissione Episcopale “evangelizzazione, apostolato dei laici e comunità cristiane”. Così, come in un corpo, per riprendere il paragone di san Paolo, ogni membro, animato dalla fede e dall’amore che vengono dallo Spirito Santo, metterà i suoi doni al servizio della comunità.
8. La prima comunità che educa gli uomini e i cristiani è evidentemente la “famiglia”. Voi attribuite un grande valore alla testimonianza delle famiglie cristiane in cui può incarnarsi, nel rispetto della fecondità, l’alleanza indefettibile di un uomo e di una donna, ad immagine di quella che Dio ha costituito con l’umanità in Gesù Cristo. Voi avete consacrato tre Assemblee Episcopali a questo tema. Ma molte famiglie non arrivano a questo livello, o non vi perseverano, per numerose difficoltà, abitudini o tentazioni, alle quali voi vorreste rimediare. Resta anche il problema di integrare nel matrimonio cristiano le pratiche del matrimonio tradizionale nella misura in cui esse possono accordarsi con il dono totale e definitivo degli sposi tale quale Cristo l’ha voluto. Possiate convincere i vostri fedeli, con una predicazione assidua e una formazione a tutti i livelli, che tutti gli forzi compiuti per elevarsi alle esigenze del matrimonio cristiano sono di fatto garanzia di felicità, di vera promozione e della dignità degli uomini e delle donne, in Africa come ovunque! È qui che i bambini troveranno l’educazione che aiuta la loro crescita e la loro perseveranza cristiana.
9. Voi parlate spesso dei problemi dell’educazione dei “giovani”, e avete ragione. In molte famiglie, le scuole cattoliche vi contribuiscono efficacemente. A giusto titolo, voi consacrate molti sforzi per sostenerle, malgrado le difficoltà che incontrate. Ciascuno deve comprendere che il servizio reso in questo modo dalla Chiesa corrisponde ad un diritto, che appartiene tanto ai genitori cristiani che agli altri, di dare ai loro bambini una educazione fondata sui valori spirituali. Molti ex allievi delle vostre scuole possono del resto testimoniare i successi dell’opera intrapresa, che va a beneficio della Nazione così come della Chiesa. Voglio sperare che ai diversi livelli, le Autorità del Camerun non mancheranno di apportarvi sempre l’aiuto morale e materiale che richiede questo servizio di una educazione di ispirazione cristiana.
Ma l’accompagnamento e la formazione dei giovani non si limita alla scuola. I giovani hanno bisogno di altre attività che permettano loro di riflettere e di agire insieme al servizio degli altri, giovani e adulti. I movimenti offrono loro allora un aiuto indispensabile. Ma questo suppone anche incontri frequenti e vivi con i più grandi, con gli adulti cristiani, sacerdoti, religiose, e con voi stessi Vescovi. Personalmente, io ringrazio Dio di avermi dato la grazia e l’occasione di incontrare molti giovani lungo tutta la mia vita sacerdotale ed episcopale.
Sarà non meno importante assicurare una presenza di Chiesa nel mondo universitario che si sta sviluppando sempre più nel vostro paese, così come nel mondo dei quadri dirigenti che segna fortemente il presente e l’avvenire del vostro paese.
Questo incontro mi ha permesso di meglio misurare le ricchezze umane e spirituali del Camerun. Vi ringrazio vivamente. Sono convinto che una articolazione ancor più effettiva delle forze vive e dei mezzi che abbiamo ricordato assicurerà una nuova crescita della Chiesa nel vostro paese. Invoco sulle vostre persone, sui vostri collaboratori e su tutti i vostri diocesani la saggezza e la forza divine benedicendovi di tutto cuore.
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