DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AGLI ALUNNI E AGLI EDUCATORI
DEL COLLEGIO CONVITTO «GALLIO» DI COMO
Sabato, 30 aprile 1983
Carissimi alunni ed educatori del Collegio Gallio”!
1. Il vostro incontro col Papa avviene in una circostanza molto significativa, cioè nel quarto centenario del vostro Collegio-convitto, che, il 15 ottobre 1583, il mio predecessore Gregorio XIII erigeva nella città di Como con la Bolla Immensa Dei Providentia, affidandolo ai Padri Somaschi.
Sono perciò molto lieto di accogliervi in questa occasione così singolare e di porgere il mio cordiale saluto al Rettore, Padre Gabriele Scotti, ai suoi Confratelli, a tutti i vari collaboratori ed educatori e specialmente a voi, giovani e ragazzi, che in numero di ben mille e duecento ne siete ospiti e ai vostri genitori e parenti. Vi ringrazio della vostra visita, da voi tanto desiderata e sperata, che mi reca gioia e conforto, ed auspico di cuore che questo vostro fervoroso pellegrinaggio durante l’Anno Santo sia fecondo di frutti spirituali e di santi propositi sia per la vostra vita personale sia per l’andamento dello stesso Collegio.
Quattrocento anni di vita! Gettare uno sguardo al lungo periodo di tempo trascorso significa quasi smarrirsi davanti alle molteplici e turbinose vicende che si sono susseguite in tanti anni sia nella storia civile come in quella della Chiesa! Ebbene, pur tra tante vicissitudini e contrarietà, il Collegio Gallio, con una sorprendente continuità, ha mantenuto ferma e salda la propria fisionomia di Istituto di seria ed esigente formazione cristiana e cattolica: un indirizzo voluto dal fondatore, il celebre Cardinale Tolomeo Gallio, Segretario di Stato di Gregorio XIII, e indicato nella menzionata Bolla, ove è detto che i giovani devono essere educati nel “timor di Dio, nella scuola dei buoni costumi e delle lettere”, formati “alla religione e alla pietà” e istruiti “nei buoni costumi, nelle scienze e nelle discipline a seconda della capacità di ognuno”.
Lungo quattro secoli il Collegio è rimasto un centro di autentica formazione e promozione culturale e religiosa non solo per la città di Como, ma anche per tutta la diocesi, per la vicina Svizzera e per ampie zone del milanese. Sono molti gli alunni illustri per meriti culturali, sociali ed ecclesiali che si formarono nel Collegio Gallio. È doveroso ricordare almeno il Beato Luigi Guanella che vi entrò nell’ottobre del 1854, per diventare, dopo sei anni, alunno del Seminario diocesano, profondamente riconoscente per l’ambiente in cui si era trovato e per la grande cultura impartitagli. Per tutto l’immenso lavoro compiuto e per il bene fatto alla Chiesa e alla società ringraziamo insieme il Signore, che nei contrastanti avvenimenti della storia umana fa sempre sorgere i suoi ministri e i suoi santi affinché la verità perduri indefettibile, si realizzi la salvezza e non prevarichino mai né il male né l’errore. Le vicende attraversate dal Collegio Gallio ci fanno riflettere come in realtà, nel corso del tempo, bisogna sempre vincere il male facendo il bene, con tenacia, con fiducia, con coraggio. È questo l’augurio che esprimo a tutti voi, giovani ed educatori, affinché ognuno perseveri con fervore nel suo compito di formazione cristiana e civile.
2. Desidero ora lasciarvi un pensiero, che rimanga come ricordo di questa udienza, e come proposito per la vostra vita. Mi riferisco alle parole pronunciate un giorno da Gesù: “Chi crede in me, non crede in me, ma in Colui che mi ha mandato; chi vede me, vede Colui che mi ha mandato. Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me, non rimanga nelle tenebre (Gv 12, 45-46). L’Evangelista Giovanni così commenta nel Prologo del suo Vangelo: “In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini. La luce splende nelle tenebre”; ma poi soggiunge con stupore ed amarezza: “Ma le tenebre non l’hanno accolta” (Gv 1, 4-5).
Il significato e il valore di queste parole sono perenni; esse valgono anche per i nostri tempi! Gesù voleva dire che l’intelligenza umana, pur con tutte le sue mirabili capacità e le sue stupende conquiste, rimane sempre nelle tenebre circa il senso primo e ultimo dell’esistenza, circa il motivo autentico del vivere e del morire dell’uomo. La scienza porta alla filosofia, la filosofia introduce alla religione e la religione fa incontrare Cristo e sfocia nella fede in lui, che è venuto per recare la luce nella nostra notte. Purtroppo molti non vogliono lasciare diradare la notte dalla luce di Cristo! Eppure se, purtroppo, le tenebre permangono, rimane sempre anche il bisogno della luce, di Cristo! Voi, Padri Somaschi, e voi educatori e genitori, siete responsabili della luce: portate sempre la luce di Cristo ai vostri giovani! E voi, giovani e ragazzi, di tutte le età e di tutte le classi, siate felici di vivere in un ambiente che vi fa conoscere ed amare Gesù, “luce del mondo” e che vi prepara ad essere suoi testimoni durante la vita! Gesù cammina con voi, per essere continuamente luce di verità e di salvezza: vi auguro di cuore di sentire sempre la gioia e la consolazione della sua presenza luminosa e corroborante.
3. Mentre auspico per voi e per il vostro Collegio ogni bene nella fraternità, nell’amicizia e nella reciproca comprensione, sento il bisogno di affidarvi in modo particolare a Maria santissima, di cui fu teneramente devoto san Girolamo Emiliani, il vostro celeste protettore: a lei egli consacrò la sua vita, quando fu liberato dalla prigionia (1511), e con lei egli sempre percorse il suo itinerario di eroica carità. Sia così anche per voi, con la preghiera, la confidenza e l’imitazione, in modo che la Madre del cielo regni sempre nella vostra vita e nel vostro Collegio.
Con questi voti, vi imparto la propiziatrice benedizione apostolica, che estendo a tutte le persone care.
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