VISITA PASTORALE A BARI E BITONTO
DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AGLI AMMALATI NEL POLICLINICO
Domenica, 26 febbraio 1984
Carissimi ammalati!
Egregi signori e signore!
1. Nella mia visita pastorale a questa magnifica città, era da me assai desiderata una tappa nel grande complesso ospedaliero del Policlinico, per far qui sentire la presenza e l’amore del Papa e della Chiesa.
Sono pertanto molto lieto di porgere il mio affettuoso saluto a tutti voi, cari malati e degenti, piccoli e adulti, che con tanta fiducia attendete la guarigione; insieme con voi mi rivolgo a tutti i responsabili del Policlinico, alla presidenza e al consiglio di amministrazione, ai primari e ai medici delle diverse sezioni, al personale paramedico, ai collaboratori nelle svariate mansioni necessarie per il buon andamento del nosocomio, ai cappellani, alle religiose e anche ai parenti e familiari, che portano qui il loro affetto e il loro aiuto. In ogni città ormai sorge la città parallela del dolore e della speranza, l’ospedale, e il mio sincero auspicio è che ognuno si impegni a fare di essa una grande, amorevole famiglia!
2. In questo breve incontro il primo sentimento che sgorga spontaneo dal mio animo è l’augurio a voi malati di una pronta e completa guarigione: questo voi attendete con ansia, sperate con forza, e questo vi auguro di cuore, pregando il Signore che vi esaudisca. Del resto il vostro ristabilimento in piena salute, il vostro ritorno felice in famiglia, è pur anche la gioia e la soddisfazione dei medici, che hanno lottato contro il dolore e l’hanno vinto! Hanno raggiunto lo scopo delle loro ricerche diagnostiche, delle loro terapie, delle difficili operazioni compiute, e tale vittoria è benedetta da Dio, che ha dato all’uomo l’intelligenza e vuole che ognuno traffichi i propri talenti. A questo proposito mi piace aggiungere una parola di vivo apprezzamento per l’apparato tecnico-scientifico, di cui è dotato questo Policlinico, e per le terapie anche nuovissime che vi vengono applicate per sempre meglio servire i cittadini, intendendo la medicina come una vera missione di amore verso la persona umana, chiunque essa sia.
3. Ma, insieme con l’augurio, sgorga pure dal mio cuore l’esortazione alla fiducia nella Provvidenza e all’accettazione della volontà di Dio. Sappiamo infatti che non solo il dolore accompagna sempre la vita umana, ma che non di rado la malattia non può essere sconfitta. Anzi, la fede cristiana ci insegna che, nel misterioso disegno dell’Altissimo, la sofferenza ha una funzione fondamentale e incancellabile, come ho sottolineato nella mia recente Lettera Apostolica Salvifici Doloris sul senso cristiano del dolore umano.
È una chiamata a seguire Cristo da vicino.
La vostra croce, unita a quella di Cristo, diventa strumento di santificazione e di salvezza.
Vi benedico con grande affetto, assicurandovi che nel mio cuore vi è un posto speciale per tutti gli ammalati e sofferenti.
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