DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AGLI ANIMISTI
Santuario di Nostra Signora del Lago Togo - Togoville
Venerdì, 9 agosto 1985
Cari amici,
sono molto commosso che siate venuti a incontrarmi e a partecipare alla preghiera dei cattolici, in questo Santuario dedicato alla Santa Vergine Maria, Madre di Gesù Cristo. So che eravate venuti ad assistere alla dedicazione nel 1973, riconoscendo così il posto peculiare che Maria ha tra gli amici di Dio, in quanto madre del suo diletto Figlio. Vi esorto a venire a pregarla. Ricordo anche che nel 1975 una delegazione di alcuni di voi venne a Roma a salutare il mio predecessore, il Papa Paolo VI. Vi ringrazio della vostra iniziativa deferente e fiduciosa.
La natura, esuberante e splendida, in questo luogo di foreste e di laghi, impregna gli spiriti e i cuori del suo mistero, e li orienta in modo spontaneo verso il mistero di colui che è l’autore della vita. È questo sentimento religioso che vi anima, e che anima, si può dire, l’insieme dei vostri compatrioti. Possa questo sentimento del sacro, che caratterizza da sempre il cuore umano creato a immagine di Dio, condurre gli uomini a desiderare di avvicinarsi sempre più a questo Dio creatore, in spirito e in verità, a riconoscerlo, ad adorarlo, a ringraziarlo, a cercare la sua volontà. Così la loro preghiera e la loro condotta morale saranno ispirati dallo Spirito di Dio stesso. Il loro sentimento religioso sormonterà la paura, poiché noi crediamo che Dio è buono e che anche la natura uscita dalle sue mani è buona. Il timore proverrebbe piuttosto dal male che abita nel cuore dell’uomo, quando si allontana da Dio. Tuttavia il senso di Dio, di per sé, può essere colmo di pace, di rispetto, di fiducia, di gioiosa sottomissione.
Ai cristiani, Gesù Cristo ha insegnato a conoscere Dio e a pregarlo come “Padre nostro”. Essi credono anche che Gesù Cristo libera l’uomo dai suoi peccati e dalla morte eterna. In lui, Dio stabilì una nuova alleanza, che tutti gli uomini desiderano nel profondo del cuore, che gli uomini religiosi vorrebbero realizzare; l’arcobaleno, fra il cielo e la terra, appare loro come un simbolo di questo legame tra Dio e gli uomini. È in nome di Gesù Cristo, in nome della Chiesa, che mi ha affidato la missione di guidare, che io mi presento tra voi.
Preghiamo, gli uni e gli altri, perché Dio attiri tutti gli uomini, nostri fratelli, verso la sua luce, e li colmi delle sue benedizioni.
Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana