PELLEGRINAGGIO APOSTOLICO IN BANGLADESH
DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
A QUATTRO VESCOVI DELLA NAZIONE
NELLA SEDE DELLA NUNZIATURA APOSTOLICA
Dacca (Bangladesh), 19 novembre 1986
Cari confratelli nell’episcopato.
1. Ringrazio Dio, Padre di nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, per questa opportunità di rinnovare la comunione e la fratellanza ecclesiale che abbiamo vissuto insieme nel corso della vostra visita “ad limina” lo scorso anno. Siete venuti alla Sede di Pietro per manifestare la vostra fede apostolica. Ora, con immensa gioia, il successore di Pietro viene nella vostra terra a confermarvi e rafforzarvi nel vostro servizio a favore del Vangelo, che è “potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede” (Rm 1, 16).
Questo incontro è quindi un proseguimento spirituale della vostra visita “ad limina”. In quell’occasione ho parlato del grande mistero della Chiesa, la comunità di fede, di speranza e di carità, chiamata a proclamare in ogni tempo e a tutte le genti la parola salvifica di Cristo crocifisso e risorto. Abbiamo meditato insieme sull’unità della fede e della disciplina della Chiesa, che è affidata, soprattutto, all’insegnamento e all’ufficio pastorale del vescovo, il quale è sorgente e fondamento visibile nella propria Chiesa locale (Lumen Gentium, 23). Abbiamo riconosciuto l’importanza dell’azione congiunta dei vescovi e dell’intera comunità nel servizio ai poveri e ai sofferenti, che sono sempre con noi per portare testimonianza al Cristo sofferente. Abbiamo parlato del desiderio della Chiesa di promuovere il dialogo con i non cristiani e in particolare con i nostri fratelli musulmani, che costituiscono la grande maggioranza della popolazione di questo Paese.
2. Oggi la mia presenza in mezzo a voi vuole essere un segno e una conferma che voi appartenete alla comunione universale della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica, “che il Signore ha fondato sugli apostoli e ha edificato sul beato Pietro, loro capo, mentre Gesù Cristo stesso ne è la pietra maestra angolare” (Lumen Gentium, 19). La Chiesa intera è con voi, e voi siete con la Chiesa e nella Chiesa, Questo vincolo di grazia e di amore divino si manifesta nell’unione della preghiera e della solidarietà pratica con la quale una parte della Chiesa cerca di servire le altre. L’abbondanza di una parte del popolo di Dio implica la responsabilità di venire incontro alle necessità di un’altra parte. Vi ho chiamati un “pusillus grex”, poiché è questo che voi siete. Ma nessuna parte della Chiesa può sentirsi isolata o dimenticata dalla grande famiglia di coloro che sono stati redenti da Cristo.
Desidero assicurarvi che le vostre speranze e aspirazioni, i vostri fardelli e dolori trovano un’eco particolare nel mio cuore. Nella mia preghiera vi offro costantemente come sacrificio spirituale a Dio, sapendo che egli vi sosterrà e vi farà crescere.
3. La Chiesa è presente in questa regione da oltre quattro secoli, e quest’anno celebrate con gioia il centenario della diocesi di Dacca che è ora arcidiocesi. Su questo scenario, e con devota attenzione a ciò che “i segni dei tempi” rivelano sul “momento” che la comunità cattolica del Bangladesh sta vivendo, voi e le vostre comunità vi siete impegnati a raggiungere gli obiettivi del “Progetto pastorale per la Chiesa del Bangladesh”. Desidero incoraggiarvi in questo cammino. Vi incoraggio soprattutto a lavorare uniti cosicché tutti nella Chiesa del Bangladesh giungeranno a una nuova e più consapevole condivisione dell’apostolato della Chiesa. Come voi stessi avete scritto, siete veramente “alle soglie di un nuovo avvento, un nuovo momento di questa grazia e missione di servizio”.
4. Obiettivo ultimo di questo impegno ecclesiale è il regno di Dio; “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia” (Mt 6,33). Questo è il contenuto della missione redentrice di Gesù che la Chiesa continua nel tempo. Questo è il messaggio centrale della Chiesa di oggi. Lo Spirito Santo dona costantemente alla comunità cristiana nuova vita ed energia per il compito di proclamare la buona novella ai poveri, di rimettere in libertà gli oppressi e predicare un anno di grazia del Signore (cf. Lc 4, 18-19). La generosa risposta individuale e collettiva dei pastori e dei fedeli a questa “buona novella”, sia all’interno dello stesso corpo ecclesiale che all’esterno, verso l’intera comunità nazionale, costituisce il nuovo avvento, il nuovo momento di grazia e di missione di cui voi avete scritto. Le Chiese che voi presiedete nella carità senza dubbio vivranno vitalità e fecondità nella misura in cui esse saranno aperte a questa sfida evangelica.
Vi è stata affidata una missione che va molto al di là di una pura e semplice impresa materiale e persino oltre la vostra umana capacità di rispondere, e così voi riponete la vostra fiducia in Cristo. Attingete coraggio dal pensiero che il messaggio che proclamate non è in alcun modo estraneo al carattere e alle necessità del vostro popolo. Proclamate la giustizia, la pace e la gioia nello Spirito Santo (cf. Rm 14, 17). Questi sono valori che i cristiani sono chiamati a “incarnare” nella loro vita e attività, come una testimonianza, affinché il mondo creda (cf. Gv 17, 21). Questi sono valori validi per tutti i popoli in ogni tempo. Essi rappresentano aspirazioni umane sulle quali i seguaci di diverse tradizioni religiose, nonché uomini e donne di buona volontà possono e debbono trovare dialogo e collaborazione. Questi sono valori di cui il mondo contemporaneo ha urgente bisogno.
5. Quali vescovi siete consapevoli dell’importanza di coinvolgere tutti i membri della Chiesa nel realizzare praticamente il Progetto Pastorale. Avete chiesto a ognuno di partecipare e di condividere la responsabilità.
I vostri sacerdoti del Bangladesh, come pure i missionari di altri Paesi, sono i vostri collaboratori più stretti. Essi dovrebbero essere i primi a trarre beneficio dalla vostra sollecitudine pastorale e dal vostro amore fraterno. Essi diffondono la parola di Dio e insegnano ai fedeli le verità di fede. Essi insegnano loro la pratica della vita cristiana e ciò che la giustizia esige. Incoraggiano le famiglie a rispondere alla loro vocazione cristiana al servizio dell’amore e della vita. Vegliano sul benessere dei bambini e sulla formazione cristiana dei giovani. Cercano la pecorella smarrita e portano il messaggio del Vangelo a coloro che non lo hanno ancora udito. Sono spesso costretti a esercitare il loro ministero in situazioni difficili dal punto di vista materiale e spirituale. Per ognuno di loro voi siete maestri, padri, fratelli e amici. Avete il sacro dovere di stimarli e di sostenerli, di pregare per loro e di vegliare sulla loro crescita spirituale: dovete essere sempre pronti e disponibili nei loro confronti con bontà e carità evangelica.
Le comunità cristiane del Bangladesh sono piccole, e sono circondate da una grande popolazione non cristiana. I sacerdoti sono spesso isolati e le loro attività sono molte e diverse. È particolarmente importante quindi cercare mezzi che promuovano un profondo senso di comunione fra i sacerdoti, sia diocesani che religiosi, cosicché essi partecipino alla vita di tutta la diocesi in modo reale e personale. Se continueranno ad interessarsi allo studio della teologia e alla formazione pastorale, affronteranno più facilmente le nuove sfide che il loro apostolato incontra costantemente. In tutto questo la parola e la testimonianza del vescovo sono della più grande importanza per il bene del suo presbiterio, così come per i sacerdoti singolarmente e nel loro insieme.
6. Il vescovo deve preoccuparsi del benessere dei religiosi e delle religiose che collaborano con lui al servizio del popolo di Dio. Tramite l’assistenza, le attività caritative ed educative realizzate dalle congregazioni religiose del vostro Paese, la Chiesa è presente in modo visibile e concreto anche per i non cristiani. Le vostre Chiese particolari sono costruite e consolidate dai religiosi, che testimoniano il primato dell’amore di Gesù nella fedele osservanza dei loro voti. La vita religiosa è infatti un “dono divino” per la Chiesa (cf. Lumen Gentium, 43). Il vescovo deve perciò promuovere e incoraggiare le vocazioni e manifestare il suo appoggio facendo spesso visita alle comunità e rispettando i loro specifici carismi.
Uno dei segni più positivi della vitalità della Chiesa del vostro Paese è il numero crescente delle vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. In tal modo il Signore risponde concretamente alle vostre necessità. Egli manda operai nella sua messe per rimediare alla scarsità di operai del Vangelo, che avete avvertito così profondamente.
Questa grazia rappresenta una responsabilità per tutti gli interessati: una responsabilità per l’adeguata selezione e preparazione dei candidati. Il tempo e l’impegno spesi nel dar loro un’adeguata preparazione per i loro futuri compiti ecclesiali non sarà mai troppo. Vi incoraggio a fare di questo uno dei vostri obiettivi principali. Esiste inoltre la responsabilità di ricorrere alle energie e alle capacità delle comunità religiose in un programma organizzato di azione pastorale.
7. In quanto vescovi, siete araldi dell’amore di Dio per il suo popolo. Nel vostro ministero cercate di esprimere la compassione che Gesù aveva per le folle (cf. Mt 15, 32). Così, mentre indicate la strada della felicità finale nella casa del Padre, vi impegnate a spingere la comunità cristiana a servire i poveri, i meno fortunati nelle loro necessità immediate e vi sforzate di guidare i fedeli nel compito di promuovere una maggiore giustizia nelle cose umane.
Tutta la Chiesa “riconosce nei poveri e nei sofferenti l’immagine del suo fondatore povero e sofferente, si premura di sollevarne l’indigenza, e in loro intende di servire a Cristo” (Lumen Gentium, 8). La Chiesa del Bangladesh si sente impegnata in questo servizio in modo particolare. Essa vive nella costante consapevolezza delle necessità della nazione. Essa stessa è una comunità di “piccoli”.
Nel vostro Progetto pastorale avete indicato il servizio ai poveri - in tutte le forme che la povertà materiale e spirituale assume - come una priorità nel servizio della Chiesa. Questo è un campo in cui non possono essere raggiunti risultati a lungo termine senza “il sollecito impegno e zelo” dei laici. Così facendo cercherete di favorire “l’evidente intervento dello Spirito Santo, il quale rende oggi i laici sempre più consapevoli della loro responsabilità e ovunque li stimola al servizio di Cristo e della Chiesa” (Apostolicam Actuositatem, 1).
8. Tutto ciò che viene fatto per la preparazione spirituale e professionale dei laici, uomini e donne, desiderosi di impegnarsi per il rinnovamento dell’ordine temporale, rappresenta un grande servizio per la nazione e per la Chiesa. L’educazione cattolica, programmi specializzati di formazione per i laici, la preparazione a incarichi di responsabilità sia all’interno della comunità ecclesiale che nella società in generale, costituiscono un autentico contributo allo sviluppo della nazione. Collaborando con i loro concittadini, i membri della Chiesa cercano di costruire una società basata sulla dignità e sugli inalienabili diritti di ogni persona umana, sulla giustizia e su un’effettiva solidarietà tra gruppi e individui. Essi fanno tutto questo per convinzione personale e per un senso di responsabilità inspirato dal Vangelo e dal comandamento di Cristo di amare e servire il proprio prossimo (cf. Mt 22, 37-39).
Siete profondamente consapevoli dell’importanza del ruolo dei giovani nel costruire il futuro della Chiesa e della società. In molti modi essi sono oggetto particolare della vostra sollecitudine pastorale. Essi sono profondamente condizionati da nuove idee e da situazioni sociali e culturali mutevoli. Essi hanno bisogno di comprensione e di una guida sicura. Incoraggio con fervore voi, i sacerdoti e i religiosi ad essere loro vicini, per aiutarli a trovare la verità e a vivere in santità.
9. Per finire, vi sono due pensieri che desidero condividere con voi e che riguardano la vostra cura pastorale del popolo di Dio. Innanzitutto la vitalità e la speranza cristiana delle vostre comunità dipendono da un reale impegno di preghiera. La Chiesa del Bangladesh deve essere una Chiesa che prega. Nella preghiera al Signore noi tutti riconosciamo le nostre più profonde aspirazioni e la certezza dell’amorevole risposta di Dio.
Lodare il Padre, accettare la sua volontà, implorare i suoi doni e le sue benedizioni: queste sono le realtà profonde delle nostre vite che esprimiamo in una preghiera piena di speranza. Quali vescovi, siete chiamati a dare esempio di maturità spirituale. Voi invitate e incoraggiate i vostri sacerdoti e tutti i vostri collaboratori a pregare. Voi insegnate ai fedeli a farlo, sia individualmente che come comunità raccolta per celebrare i misteri della fede. In una tale devota comunità lo Spirito Santo non può non effondere i suoi doni di luce, forza e coraggio per i compiti presenti e le sfide del futuro
10. Un altro motivo di riflessione che vi sottopongo riguarda la meravigliosa verità ispiratrice della natura cattolica e universale della Chiesa di Cristo. La Chiesa sparsa in tutto il mondo è l’unico corpo visibile di Cristo. Tutte le Chiese particolari sono unite l’una all’altra e con la Sede di Pietro. Inoltre, nella “Comunione dei santi”, noi tutti condividiamo le ricchezze della grazia oltre i confini del tempo e dello spazio. Per mezzo della catechesi e della predicazione della parola, questo concetto può permeare la visione spirituale ed ecclesiale di tutto il vostro popolo. In tal modo essi si sentiranno in modo più autentico parte del grande mistero della Chiesa. Essi verranno rafforzati e incoraggiati. Essi guarderanno alle realtà locali nella prospettiva della chiamata universale alla santità e alla salvezza.
11. Miei cari confratelli nell’episcopato: raccomando voi e il vostro popolo all’amorevole intercessione di Maria, Madre di Dio e Madre della Chiesa. Lei, che sapeva come serbare tutte le opere della provvidenza salvifica di Dio, meditandole nel suo cuore (cf. Lc 2, 19), vi aiuti a discernere i “segni” del favore divino nei confronti del vostro popolo. Vi aiuti a nutrire il vostro popolo con l’Eucaristia e la parola di Dio e lo conduca alla vita eterna.
Nella comunione del servizio apostolico, vi assicuro del mio sostegno fraterno, e invoco dal Padre ogni bene su di voi, i vostri sacerdoti, i religiosi e i laici.
“Il mio amore con tutti voi in Cristo Gesù!” (1 Cor 16, 24).
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