VISITA PASTORALE A SINGAPORE
INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON I PRESBITERI
Singapore - Giovedì, 20 novembre 1986
Cari fratelli in Cristo.
1. Saluto, con gioia nel nostro Salvatore risorto i sacerdoti di Singapore e della Malaysia. Sono contento di essere tra di voi, oggi, nel corso di questa mia visita pastorale a Singapore. Ho sentito parlare del vostro zelo nell’evangelizzazione, della vostra fedeltà e del vostro amore verso la Chiesa. Le Chiese locali che servite sono giovani e in espansione, e voi avete un vero spirito missionario. È giusto che io mi senta vicino a voi e che vi ricordi, tutti i giorni, nelle mie preghiere. Perché noi sacerdoti siamo uniti nella fratellanza, una fratellanza sacramentale. Noi partecipiamo all’unico sacerdozio di nostro Signore Gesù Cristo. Sia che ci troviamo a servire Cristo nel nostro stesso Paese, sia che svolgiamo il nostro ministero verso il popolo di Dio in un’altra nazione, ciascuno di noi deve rallegrarsi per essere stato chiamato per nome e inviato a proclamare la buona novella.
Per mezzo della sua ordinazione, il sacerdote è prescelto in mezzo al popolo di Dio, e ciò non per il desiderio di onori personali o speciali privilegi, ma per amore del servizio al Vangelo. È nostro compito aiutare la gente a crescere nell’amore e nella vita di Dio. Attraverso il ministero della parola e del sacramento, cerchiamo di sviluppare in essi la sete dell’eternità, la fame della verità e del bene, il desiderio di Dio. Questo è quanto ci unisce come fratelli: la vocazione al sacerdozio in una Chiesa che per sua stessa natura è missionaria.
2. Come sapete, cari fratelli, il giovedì santo di ogni anno indirizzo una lettera a tutti i sacerdoti del mondo. Questo è uno dei modi in cui cerco di offrirvi incoraggiamento e sostegno. È anche un modo attraverso il quale adempio alla mia missione apostolica di confermare i miei fratelli nella fede. Ho scelto il giovedì santo perché è bene per noi tornare al cenacolo.
Affinché possiamo servire con gioia e speranza nel nostro ministero sacerdotale, dobbiamo regolarmente tornare nel cenacolo, il luogo in cui, per la prima volta, Gesù ci diede l’Eucaristia e in cui è nato il sacerdozio. Qui entriamo più profondamente nel mistero del “pane vivo” e del “calice dell’eterna salvezza”. In spirito di adorazione, cresce in noi la gratitudine per la santa Eucaristia la quale, come ha detto il Concilio Vaticano II, “racchiude tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra pasqua e pane vivo” (Presbyterorum Ordinis, 5).
È bene per noi recarci spesso nel cenacolo e ascoltare Gesù mentre ci dice, come ha detto agli apostoli nel corso dell’ultima cena: “Non vi chiamo più servi . . . ma vi ho chiamato amici” (Gv 15,1 5). Queste parole sono state pronunciate nel contesto dell’istituzione eucaristica e del sacerdozio ministeriale. Può quindi esistere ancora il minimo dubbio che Gesù desidera essere molto vicino a ciascuno dei suoi sacerdoti? Essere sacerdote significa essere al servizio degli altri, un ministro dei misteri di Dio. Ma molto più profondamente, essere un sacerdote significa godere dell’amicizia speciale del Redentore del mondo, dell’Agnello sacrificale.
3. Noi torniamo nel cenacolo per poter proseguire verso la nuova Gerusalemme, per proseguire nel servizio fedele, con rinnovato amore per Cristo, impazienti di costruire il regno di Dio mediante la preghiera e la proclamazione del Vangelo. Mediante la liturgia delle Ore viene santificato il corso di ciascuna giornata. Predicando la parola di Dio con profonda convinzione, aiutiamo i fedeli a svolgere il loro ruolo nella missione della Chiesa.
Nella fedele amministrazione dei sacramenti noi adempiamo al nostro sacerdozio, particolarmente incoraggiando i fedeli a confessare i loro peccati nel sacramento della Penitenza, per poter quindi ricevere la misericordia e la forza di Cristo. In questo caso è estremamente importante il nostro stesso esempio. Soprattutto, nel sacrificio eucaristico rendiamo lode e gloria a Dio e acceleriamo la venuta del suo regno. È nel cenacolo che Gesù ha promesso di inviare a noi lo Spirito Santo, il Consolatore e la Guida, lo Spirito della verità e dell’amore. Nello Spirito Santo troviamo la forza per continuare “l’opera” che il Padre aveva affidato, prima, a Cristo, e che oggi continua nella Chiesa.
Quanto è importante, cari fratelli, che non perdiamo mai di vista il mistero della redenzione. Infatti, è nostro compito aiutare le nostre genti a distogliere lo sguardo dalle pene e le fatiche della vita terrena, a guardare oltre le seducenti, false promesse del mondo verso le luminose e autentiche promesse del Redentore del mondo. La nostra vita di sacerdoti è racchiusa nella vita di Cristo e guidata dall’amorevole provvidenza di Dio. Se rimarremo vicino al Signore Gesù se saremo aperti alla voce dello Spirito Santo nella Chiesa, avremo la grazia di essere sempre fedeli e sempre gioiosi nel Signore.
Cari fratelli: affido voi tutti a Maria, Madre di Gesù, il sacerdote supremo. La vostra vita e il vostro ministero siano arricchiti dalla sua protezione e dal suo amore.
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