DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PELLEGRINI DELLA SARDEGNA
Aula Paolo VI - Giovedì, 9 ottobre 1986
Carissimi fratelli e sorelle della Sardegna.
1. La vostra presenza colma il mio animo di grande letizia! Avete voluto venire in pellegrinaggio a Roma, così numerosi per ricordare la visita pastorale, che ebbi la gioia di compiere alla vostra Isola l’anno scorso e io vi ringrazio di cuore per questo gesto, che ridesta soavi memorie di quel lungo e intenso viaggio apostolico. A tutti porgo il mio affettuoso saluto: in primo luogo all’arcivescovo di Cagliari, mons. Giovanni Canestri che ringrazio per le parole rivoltemi; saluto gli amatissimi confratelli della Conferenza episcopale sarda e le autorità civili, rivolgendo un particolare pensiero ai sindaci delle città da me visitate e di altri centri; saluto cordialmente i sacerdoti, i religiosi, le religiose, i delegati e i rappresentanti dei vari gruppi di apostolato; saluto ognuno di voi, pellegrini, qui presenti, estendendo il mio pensiero e il mio abbraccio a tutti gli abitanti della bella e gloriosa Sardegna, che ho potuto incontrare e ammirare nell’ottobre dell’anno scorso.
Passano nella mia mente i luoghi e gli incontri effettuati nella storica circostanza: il primo impatto con i lavoratori a Monteponi, dove ebbi la ventura di discendere nelle viscere della terra con i minatori; l’incontro con le comunità di Iglesias, di Nuoro, di Oristano; la visita agli ammalati, ai bambini sofferenti, ai carcerati, alle suore di clausura; le solenni celebrazioni eucaristiche; l’incontro con il mondo della cultura nell’Università di Sassari e finalmente la grandiosa liturgia mariana sul sagrato del santuario di Nostra Signora di Bonaria e il caloroso colloquio con i giovani a Cagliari, prima della partenza. Il buon popolo sardo delle città e dei paesi, della pianura e della montagna, è passato davanti ai miei occhi, esprimendo la propria fede cristiana, il proprio affetto al Papa e anche le tante e talvolta gravose preoccupazioni.
In quelle giornate così dense ho sentito ancor più profondamente l’amore e la stima verso la vostra Isola, illuminata dalla luce del Vangelo fin dai primi tempi della Chiesa, irrorata dal sangue di tanti martiri, santificata da eccelse figure di pastori e di laici, confermata nella fede, dall’impegno coraggioso e dall’esempio costante dei vostri antenati.
Con ansia apostolica e con gioia spirituale mi sono recato nelle vostre diocesi per dimostrarvi l’amore che la Chiesa e il Papa nutrono per voi, per incoraggiarvi nell’ideale della verità cristiana e nel compimento del bene. Vorrei ricordare in modo particolare ciò che dissi ai giovani terminando il mio discorso al tramonto dell’ultimo giorno: “La Sardegna cristiana oggi deve essere rappresentata e impersonata, deve essere "fatta" dai giovani cristiani. Vorrei con Maria ripetere a ciascuno di voi: fate quello che egli vi dirà. Cristo vi parla. Cristo vi ama. Sappiate rispondere”.
Ebbene, voi oggi siete qui in pellegrinaggio per rinnovare sulla tomba di san Pietro i propositi e le iniziative formulate un anno fa durante l’intensa riflessione comunitaria e io vi ripeto l’esortazione ad essere sempre degni della fede che i vostri antenati vi hanno lasciato, vivendola pienamente e gioiosamente, con il coraggio della fiducia in Dio e della carità verso il prossimo, con la certezza consolante di essere sulla strada giusta, quella tracciata dal Vangelo.
2. Ritornando ora nella vostra cara Isola, portate a tutti i suoi abitanti il vostro fervore, per la realizzazione di una pastorale comunitaria ed efficace nei vostri ambienti, adatta e sensibile ai tempi in cui viviamo. Siate fedeli, impegnati e responsabili! Vivete pienamente con coerenza e decisione la vostra fede, convinti che tale è la volontà di Dio e l’esigenza della vostra stessa identità.
Il primo atteggiamento per realizzare tale azione pastorale è quello della conoscenza concreta ed equilibrata della società moderna: viviamo in tempi di incertezza e di affanno; l’uomo è continuamente preoccupato per le minacce di guerra, per le insidie della violenza, per il problema dell’occupazione e della precarietà del lavoro. Egli è in balia dei mass-media che ne condizionano le scelte. Occorre quindi cercare di conoscerlo, di interpretare la sua mentalità e la sua sensibilità; di mettersi in sintonia con i suoi pensieri e le sue ansie.
Il secondo atteggiamento pertanto è quello della partecipazione alla problematica attuale, alla sofferenza dell’uomo moderno; agli affanni, agli interrogativi, ai drammi della società. Oggi il cristiano non può e non deve essere solo critico o rassegnato. Uomo egli stesso, inserito nella storia quotidiana, deve essere sensibile e lungimirante, cercando di capire le singole situazioni, con animo fraterno e amichevole.
Il terzo atteggiamento, infine, deve essere quello dell’impegno positivo, cioè il cristiano deve assumere totalmente la sua responsabilità pastorale di evangelizzazione capillare e continua, di testimonianza autentica ed efficace, di animazione spirituale della società mediante la parola e l’esempio in tutti i settori della vita e del lavoro. È indubbiamente un compito molto esigente; e tuttavia in questo sta la dignità del cristiano: egli è un portatore di Cristo nella società, in qualunque epoca o luogo si trovi!
Oggi viviamo in una cultura secolarizzata, nella quale il cristiano deve portare le certezze trascendenti e le vere speranze che non deludono. Ma allora - voi ve ne rendete conto - è necessaria una robusta formazione dottrinale, morale, ascetica a livello personale e comunitario. Dico anche a voi le parole che pochi giorni fa ho rivolto ai fedeli di Lione: “Per restare "dialogo di salvezza", il dialogo apostolico presuppone evidentemente un’identità cristiana solida: diversamente non sarebbe più testimonianza del Signore e della sua Chiesa. Quanto più ci si trova negli avamposti della missione, tanto maggiormente occorre vivere personalmente di Cristo, amare la Chiesa, formarsi un giudizio cristiano in tutti i campi della vita . . . L’apostolato non è né un’azione sociale né una forma di propaganda; è innanzitutto un irraggiamento di ciò che si è, di ciò che si vive”. Oggi pertanto è necessaria una sempre più approfondita e personalizzata cultura cristiana per poter testimoniare in ogni ambiente la fede nella verità e nella carità.
3. Carissimi! Il mese di ottobre, dedicato alla Madonna del Rosario, e l’imminenza della Giornata mondiale delle missioni - che l’anno scorso celebrai nella città di Cagliari durante la visita pastorale - vi siano di sostegno a mantenere viva la vostra devozione alla Vergine santissima, che è sempre stata profondamente sentita nella vostra Isola che ha il suo centro nel celebre santuario di Bonaria. Pregate con fiducia la Vergine santissima, che vuole unicamente il nostro bene terreno ed eterno; recitate il Rosario nelle vostre famiglie e nelle vostre parrocchie, chiedendo con insistenza la perseveranza nella fede, nella grazia, nella carità e la conversione dei lontani. Certamente la redenzione passa attraverso le sofferenze della croce e le avversità del mondo; però Maria è sempre presente con noi nelle tribolazioni della storia umana e nei travagli della nostra singola esistenza.
Ricordiamo le incisive parole del Concilio Vaticano II, che devono essere per noi tutti costante direttiva nell’impegno cristiano: “Tutti i fedeli effondano insistenti preghiere alla Madre di Dio e Madre degli uomini, perché ella, che con le sue preghiere aiutò le primizie della Chiesa, anche ora in cielo . . . interceda presso il Figlio suo, finché tutte le famiglie dei popoli, sia quelle insignite del nome cristiano, sia quelle che ancora ignorano il loro Salvatore, nella pace e nella concordia siano felicemente riunite in un solo popolo di Dio, a gloria della santissima e indivisibile Trinità” (Lumen Gentium, 69).
L’epoca attuale esige che la Chiesa sia una “comunità missionaria” e che ogni singolo cristiano si senta responsabile della salvezza del mondo.
La Vergine Santissima vi illumini sempre, vi sostenga nei vostri propositi, vi conforti nella realizzazione dei piani pastorali delle singole diocesi, per una Sardegna sempre più bella, più unita, più fervorosa! E vi accompagni anche la mia benedizione, che ora di gran cuore vi imparto e che estendo con affetto a tutti gli abitanti della vostra Isola, specialmente ai piccoli, ai malati, ai sofferenti.
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