DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALL'UNIONE GIURISTI CATTOLICI ITALIANI
Sabato, 5 dicembre 1987
Illustri signori.
1. Sono lieto di accoglievi in udienza in occasione del vostro Convegno nazionale sui “problemi giuridici della biomedicina”. A tutti rivolgo il mio saluto cordiale.
Il tema, sul quale avete scelto di appuntare quest’anno le vostre riflessioni, sottolinea il fatto incontestabile che nuovi e gravi problemi si pongono oggi in campo giuridico a seguito dei progressi realizzati dalla medicina.
Gli sviluppi della ricerca biomedica hanno reso possibile una conoscenza sempre più completa del genoma umano e oggi si tenta di disegnare la mappa e il sequenziamento di quel microcosmo biologico, che è rappresentato dal codice genetico.
Da questa conoscenza scaturiscono nuove possibilità per la prevenzione e cura di malattie ereditarie. Da essa, però, derivano anche problemi nuovi di rilevanza etica e anche giuridica, sui quali occorre prendere posizione. Occorrerà in particolare elevare adeguate barriere giuridiche, affinché non si verifichi alcuna selezione degli esseri umani ispirata all’eugenismo né sia indotta l’interruzione della vita embrionale o fetale a motivo dell’esistenza di un difetto genetico o di una malattia ereditaria.
Inoltre, nessuna utilità sociale o scientifica e nessuna motivazione ideologica potranno mai motivare un intervento sul genoma umano, che non sia terapeutico, cioè in se stesso finalizzato al naturale sviluppo dell’essere umano.
2. L’ordinamento giuridico non può disinteressarsi di questi problemi, giacché per sua natura esso è chiamato a definire i diritti fondamentali della persona e a configurare gli strumenti della loro difesa e promozione.
Allo stesso modo, la scienza giuridica non può non prendere a cuore la difesa dell’identità genetica di ogni essere umano, nato o nascituro. Mancherebbe a un suo preciso compito. Il senso civile e ancor più la dottrina evangelica si impegnano, oggi più che mai, a far sì che il diritto soccorra attraverso lo strumento delle leggi ogni persona umana, tanto più chiaramente e vigorosamente quanto più fragile e indifesa è la vita del singolo di fronte al crescente potere tecnologico.
La difesa dell’integrità e della dignità della persona è certamente e anzitutto compito di ogni individuo e di ogni cittadino chiamato a rispettare in sé il dono della vita, che non gli appartiene; anche l’ordinamento giuridico tuttavia dovrà farsi carico della tutela di tale dono, nel quale sta il valore primario e fondamentale di ogni umano consorzio.
3. Le nuove frontiere della medicina non sono soltanto quelle della genetica e della procreazione artificiale. Prospettive assai promettenti si sono aperte anche sul fronte delle applicazioni pratiche della medicina; nella tutela della salute, nella cura delle malattie, nell’assistenza ai malati gravi e ai morenti. Anche su queste frontiere si profilano, però, le minacce di spinte ideologiche e culturali contrastanti col rispetto della persona umana e con le stesse finalità dell’assistenza medica.
L’avanzare di una cultura utilitaristica che, come ha introdotto la legalizzazione dell’aborto, così ora sollecita quella dell’eutanasia, e sempre più esplicitamente giustifica la sperimentazione sull’uomo senza tener conto del rispetto dovuto all’integrità del soggetto, è un fatto allarmante che la classe sanitaria non può da sola affrontare senza l’aiuto del diritto.
Infatti, se è vero che il diritto non può disinteressarsi degli eventuali abusi compiuti nelle applicazioni incontrollate della medicina, è altrettanto vero che le leggi devono far sentire il loro sostegno a quanti, scienziati e terapeuti, sono impegnati a combattere le malattie e a recare sollievo alla sofferenza dei malati, rendendo all’uomo un servizio che è degno di ogni considerazione e riconoscenza.
4. Il diritto e la medicina sono due antiche discipline, due universi scientifici, che per la loro natura e origine possono utilmente incontrarsi nella ricerca di mezzi, strutture e sussidi atti ad assicurare la difesa, la promozione e il progresso dell’uomo, di tutto l’uomo e di ogni uomo.
Affinché non accada, tuttavia, che il loro incontro si riduca a uno scontro infruttuoso o a un deludente compromesso, sarà necessario che tanto la scienza medica quanto il diritto facciano riferimento ad un terzo polo più elevato: quello di un’adeguata antropologia, avente il suo centro ispiratore nell’ontologia della persona umana: di qui sgorgano quei valori etici, a cui deve attenersi ogni attività, specie se direttamente ordinata alla tutela e alla promozione dell’essere umano. La fede cristiana, poi, che considera la dignità dell’uomo nella luce del Verbo Incarnato, apre a tale antropologia ulteriori orizzonti di trascendente grandezza.
Nell’auspicare, illustri signori, che la vostra riflessione possa trovare nelle prospettive esposte spunti illuminanti per le opportune deduzioni in campo giuridico, invoco sui vostri lavori l’assistenza divina e di cuore vi benedico.
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