DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DEL GABON IN VISITA
«AD LIMINA APOSTOLORUM»
Lunedì, 7 dicembre 1987
Cari fratelli nell’episcopato.
. È con molta gioia che vi do il benvenuto a Roma, in occasione della vostra tradizionale visita “ad limina”, la seconda dopo il nostro incontro a Libreville in occasione del mio viaggio nel Gabon nel febbraio 1982.
Ringrazio vivamente mons. Makouaka, vescovo di Franceville e presidente della Conferenza episcopale del Gabon, per essersi fatto amabilmente vostro portavoce.
Rivolgendovi i miei fraterni saluti, ho presente i sacerdoti, i religiosi, le religiose, i catechisti e tutti quelli che, assicurando i diversi servizi, vi assistono nel vostro compito pastorale: vi prego di trasmettere loro i miei sentimenti di profondo affetto e anche la mia gratitudine per la loro attiva e generosa partecipazione all’opera comune di evangelizzazione.
Avete appena stretto nuovamente i vostri legami di comunione con l’intero collegio episcopale attraverso la persona del vescovo di Roma, e rafforzato il vostro attaccamento, e quello dei fedeli della vostra diocesi, al successore di Pietro. Vi auguro di cuore che il vostro pellegrinaggio alle tombe dei santi apostoli e la vostra visita alla Santa Sede vi portino gioia e conforto nel vostro ministero.
2. Vorrei con voi rendere grazie al Signore per il dono della fede: il vostro paese è stato uno dei primi ad accoglierla in Africa centrale ed essa ha dato frutto. Mi sembra anche che oggi ci sia nei giovani del Gabon un ritorno d’interesse per la persona di Cristo e per il suo messaggio. Questo si nota dal crescente numero di risposte alla chiamata di Dio con la scelta dei giovani per la vita religiosa o sacerdotale. Ho appreso con gioia che i piccoli seminari di Saint–Kisito d’Oyen e Saint–Jean de Libreville avevano accolto un maggior numero di candidati e così pure il seminario maggiore. Possiamo avere in ciò un motivo di speranza per l’avvenire, constatando la generosità dei giovani che hanno il coraggio di lasciare tutto per seguire Cristo e riuscire anche nella vita.
3. Le vostre relazioni quinquennali mi hanno fatto vedere quali sono le vostre preoccupazioni pastorali e di conseguenza verso quali aspetti avete intenzione di dirigere i vostri sforzi.
Desiderate investire molto nella formazione di un laicato gabonese capace di testimoniare autenticamente la propria fede. In questo siete in linea con il recente Sinodo dei vescovi che considera questo compito prioritario: “I cristiani laici hanno una sete di vita interiore, di spiritualità, e un crescente desiderio di impegno missionario e apostolico... La formazione integrale di tutti i fedeli, i laici, i religiosi e chierici deve essere oggi una priorità pastorale” (Sinodo dei Vescovi, Messaggio al popolo di Dio, 29 ottobre 1987, 12).
Il nostro primo compito di pastori, infatti, è di portare la parola di Dio agli uomini affinché diventino il “popolo fedele”, fortificato dalla pratica sacramentale, impegnato nelle attività vitali della Chiesa, sotto la spinta della grazia e della carità. I laici cristiani hanno una missione spirituale che ricevono dal loro Battesimo e dalla Cresima. Lungi dall’essere assente dai loro impegni professionali, la loro fede deve incoraggiarli a trasformare la società secondo il piano divino e chiamarli a costruire un mondo che favorisca la promozione integrale dell’uomo e il suo inserimento attivo nella società.
Vi esorto quindi a continuare l’educazione della fede del vostro popolo con una catechesi adeguata. Così che i fedeli acquistino la maturità necessaria che eviterà loro di essere in balia di ogni dottrina e permetterà loro di affrontare efficacemente il proselitismo delle sette, attive nel vostro paese.
In questa fatica di approfondimento della fede, le scuole cattoliche, che godono di una grande stima nel Gabon, sono delle opere chiave. In passato, esse hanno contribuito a formare l’élite del vostro paese e di altri paesi africani. Che esse possano mantenere lo spirito cristiano tra le generazioni che le frequentano e aiutare i giovani a comprendere bene il contenuto della fede e a esprimerla nella lingua della loro cultura!
4. Alla base della vita del “popolo fedele”, ci sono la famiglia e il matrimonio cristiano. Voi misurate il lungo cammino da percorrere per affermare questo elemento fondamentale nelle strutture sociali. Una delle missioni del laicato è evangelizzare la società familiare, permettere a tutti coloro che la compongono, sposi e bambini, di tendere verso l’ideale che l’intera comunità dei cristiani ricerca. Nell’esortazione apostolica Familiaris Consortio (Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio, n. 2), rilevavo: “La famiglia cristiana è infatti la prima comunità chiamata ad annunciare il Vangelo alla persona umana in sviluppo e a condurre quest’ultimo con un’educazione e una catechesi progressive per la sua piena maturità umana e cristiana”.
Il Sinodo dei vescovi ha richiamato, ancora una volta, il ruolo insostituibile della famiglia nella pedagogia della fede, auspicando che questa “diventi una vera “Chiesa domestica” nella quale si prega insieme, si vive il comandamento dell’amore in modo esemplare, in cui la vita è rispettata, accolta, protetta” (Messaggio al popolo di Dio, 7).
Nella pastorale delle coppie che animate e che incoraggiate, la partecipazione attiva delle famiglie già impegnate vi sarà preziosa. Attraverso una rete di famiglie nelle quali viene messo in pratica il Vangelo si trasmettono i valori morali e spirituali ai quali la gioventù gabonese ridiventa più sensibile.
5. Tra le vostre preoccupazioni maggiori, ho notato anche il problema delle vocazioni. Queste non sono ancora numerose, nonostante i segni promettenti, ai quali ho già fatto allusione.
La Chiesa nel Gabon deve sempre più gravare sulla responsabilità dei Gabonesi, pur restando aperta all’aiuto fraterno di agenti apostolici venuti da altri paesi e aperta anche, da ora, all’invio in missione di Gabonesi stessi, ai quali le diocesi all’estero potrebbero fare appello.
Il risveglio e la perseveranza delle vocazioni sacerdotali e religiose, continua quindi, a giusto titolo, a trattenere la vostra attenzione. A questo proposito è bene notare che l’esempio di coloro che sono nel sacerdozio e il desiderio dei giovani di impegnarsi sono legati. È anche importante che i giovani abbiano sott’occhio lo spettacolo di sacerdoti felici nel loro sacerdozio, che intrattengono con il loro vescovo una relazione personale di qualità. Ogni sacerdote deve poter fare esperienza che il vescovo non è un responsabile lontano, ma un pastore vicino a coloro che per primi condividono con lui il servizio dei fedeli. Una reale solidarietà tra sacerdoti e vescovi e una convivialità gioiosa e dinamica costituisce per i giovani un incoraggiamento importante nel percepire le chiamate che il Signore rivolge loro.
6. Cari fratelli nell’episcopato, prego Dio affinché queste considerazioni, offerte alla vostra riflessione all’atto della vostra visita, vi riconfermino nella fede, vi rinnovino nella speranza e vi confermino nell’amore che Dio ha per voi e per il vostro popolo.
Che il Signore faccia fruttificare il bel lavoro che compite con zelo! Affidiamolo insieme alla Vergine Maria, Regina degli apostoli, verso la quale i nostri sguardi si fanno ancora più supplichevoli nell’Anno mariano. Di cuore benedico voi e i vostri collaboratori e tutti i fedeli delle vostre diocesi.
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