DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI CAPITOLARI E ALLE CAPITOLARI
DELL’ORDINE CISTERCENSE RIFORMATO
Sala del Concistoro - Giovedì, 17 dicembre 1987
1. È rispondendo al desiderio che avete espresso di manifestare al successore di Pietro la vostra affezione filiale e il vostro fedele attaccamento, che vi accolgo volentieri oggi, cari fratelli e sorelle dell’Ordine Cistercense riformato nell’eccezionale circostanza della celebrazione simultanea dei vostri rispettivi capitali generali.
Sono particolarmente felice di salutare gli abati, le badesse e i qualificati rappresentanti di circa 150 monasteri che comprendono più di cinquemila monaci e monache diffusi nel mondo intero. Tutti i membri della vostra grande famiglia hanno ora gli occhi puntati su di voi; attendono da parte vostra delle decisioni che li aiuteranno a vivere la magnifica vocazione alla quale essi sono stati chiamati in un’autenticità sempre più grande.
Il Concilio Vaticano II nel decreto Perfectae Caritatis (Perfectae Caritatis, n. 7), insiste infatti sul ruolo eminente della vita integralmente contemplativa nel corpo mistico di Cristo. I membri di queste comunità “offrono a Dio un sacrificio di lode; illustrano il popolo di Dio con abbondanti frutti di santità, trascinano con il loro esempio e procurano la sua crescita attraverso una segreta fecondità apostolica. Essi sono così l’onore della Chiesa e fonte di grazie celesti”.
2. Monaci e monache, voi centrate la vostra vita contemplativa sulla preghiera assidua, espressione del vostro amore di Dio e degli uomini. Nel silenzio e nella solitudine, vivete in monasteri che raramente lasciate, protetti dalla disciplina della clausura, liberamente e risolutamente voluta in ragione del grande bene spirituale che essa procura. Accettate gioiosamente una grande austerità, poiché essa vi aiuta a concentrarvi sull’essenziale e vi unisce più intimamente a Cristo.
Voi tutti Cistercensi dell’Ordine Riformato seguendo le orme di san Bernardo vi sforzate di mettere in pratica la Regola benedettina nella sua integrità cercando Dio nell’imitazione di Cristo, sotto la guida dei superiori, secondo la Carta di Carità che fissa le modalità della vostra vocazione debitamente autenticata dalla Chiesa.
Figli e figlie di san Benedetto, siete convinti che niente deve essere preferito all’opera di Dio; con la celebrazione dell’Ufficio divino, voi gli offrite il sacrificio di lode e intercedete per la salvezza del mondo. D’altra parte la “lectio divina”, attraverso la meditazione della parola di Dio, è per tutti voi fonte di preghiera e scuola di contemplazione. La Carta di Carità pone anche l’accento sulla carità fraterna che vi unisce. Avete la preoccupazione che “nessuno sia turbato o rattristato nella casa di Dio” (san Benedetto), e che ogni chiostro sia un luogo in cui si faccia esperienza che “è buono che i fratelli vivano insieme” (Sal 133, 1).
3. Monaci e monache, voi appartenete alla stessa famiglia spirituale e condividete lo stesso patrimonio monastico che dovete salvaguardare. Cooperate e aiutatevi a vicenda tenendo conto delle vostre rispettive autonomie e delle disposizioni previste dalla Chiesa.
È in questo spirito che la Santa sede, fedele agli insegnamenti conciliari sul ruolo della donna nel mondo contemporaneo, dal 1970 ha permesso al ramo femminile del vostro Ordine di avere un proprio capitolo generale per trattare le questioni particolari che lo riguardano e anche per studiare e redigere una legislazione propria.
Da molti anni, per rispondere alle disposizioni del motu proprio “Ecclesiae Sanctae”, avete aperto da una parte e dall’altra la messa a punto dei vostri progetti di Costituzioni da sottomettere all’approvazione della Santa Sede.
Nel momento in cui questo compito giunge al termine, avete preso l’iniziativa di convocare a Roma i vostri due capitoli generali in sessioni distinte, ma con delle possibilità di contatti, con lo scopo di rendere solo più agevole l’ultima messa a punto degli elementi fondamentali comuni ai due rami. Spero con voi che i progetti così stabiliti rispondano alle condizioni richieste, potranno servire allora norme di vita sia per i monaci che per le monache.
4. Terminate i vostri lavori durante l’Avvento, nel momento in cui la Chiesa si prepara in modo più immediato ad accogliere il Salvatore. Questo periodo è tutto riempito dalla presenza di Maria, Madre di Dio e Icona splendente della Chiesa, verso la quale san Bernardo mostrava una devozione ardente e filiale, rimasta pienamente nel patrimonio del vostro Ordine.
Vi chiedo di portare nei vostri monasteri a tutti i vostri fratelli e sorelle, specialmente agli ammalati e agli infermi, il mio saluto, i miei incoraggiamenti affettuosi e la mia benedizione. Prego la Vergine Maria di guidarvi e di aiutarvi nella vostra vita consacrata a Cristo e alla Chiesa.
E vi benedico nel nome del Signore.
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