VISITA PASTORALE IN EMILIA
INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON UN GRUPPO DI IMPRENDITORI
Reggio Emilia - Lunedì, 6 giugno 1988
Voglio ringraziare i signori membri del comitato per queste parole rivoltemi, ma nello stesso tempo voglio ringraziare tutti i presenti per i loro contributi diversi nella preparazione di questa visita. Ha sottolineato il presidente che la vostra regione è ricca grazie anche alla operosità, laboriosità della sua gente, e questo, si può dire, è un merito dei vostri antenati.
Questa prosperità, come egli ha sottolineato, impone subito una responsabilità: una responsabilità davanti agli altri, ai meno prosperi, meno possidenti, anzi poveri, bisognosi, in tutto il mondo. Io ringrazio per la possibilità di incontrare il vostro gruppo, e di incontrare in questo vostro gruppo ancora una volta la Chiesa di Reggio Emilia, la società in cui questa Chiesa opera, in cui porta avanti la parola del Vangelo. E questa parola del Vangelo è sempre necessaria a tutti. Necessaria ai poveri: sì, la Chiesa ha sempre una predilezione per i poveri, predilezione non tanto nel senso affettivo: essa vuole aiutare i poveri. E per aiutare i poveri fa appello ai ricchi, non solamente come persone ma anche come società, nazioni, mondi. Perché oggi noi non possiamo vivere più una Sollicitudo Rei Socialis nella dimensione solamente di una famiglia, di un ambiente, di una regione, di un paese; non possiamo vivere questa “sollicitudo” se non nell’ambiente di tutta l’umanità. Ambiente che sembra troppo largo, ma non può essere troppo largo per noi se vogliamo rimanere fedeli alla nostra vocazione umana, che è vocazione comunitaria, che è vocazione universale. L’uomo porta questa vocazione comunitaria e universale inscritta nella sua natura umana.
La natura umana è così: è aperta agli altri e si arricchisce tramite gli altri. Anzi, il Vangelo ci insegna che i poveri sono quelli che fanno ricchi i ricchi. È un paradosso, un paradosso evangelico; ma esiste un bisogno della povertà nel senso evangelico, nel senso spirituale, per scoprire altre ricchezze. Allora per non lasciarsi limitare da una visione del mondo, da una prosperità economica - questo è un grande pericolo per il mondo occidentale oggi, e noi viviamo in questo mondo occidentale - bisogna aprirsi. Così i poveri sono i benefattori dei ricchi in questa relazione, in questa interdipendenza e in questa solidarietà. Io vi ringrazio, carissimi signori e signore, per tutto ciò che avete fatto per permettermi di venire e per portare insieme ai vostri Vescovi, soprattutto al Vescovo di Reggio Emilia, questa parola evangelica che è sempre attuale: è attuale per i poveri fra i poveri, ma è attuale anche, direi ancora di più, per il mondo dei ricchi, della ricchezza, del progresso. Ancora più attuale. Forse meno aspettata: qualche volta sembra superata in questo mondo dove il criterio del progresso si riduce soprattutto al progresso economico.
Allora, dico e ripeto: in questo mondo, in questo mondo materialmente ricco, la parola del Vangelo è ancora più necessaria, più indispensabile. Se la Chiesa ha una predilezione per i poveri, questo non vuol dire che si stacca dai Paesi ricchi, dal mondo dei ricchi. Apprezza i frutti del lavoro umano, della laboriosità umana, del progresso economico; ma sempre mette dentro questa realtà del progresso economico un certo seme di inquietudine costruttiva. Agostino ha detto “inquietum est cor hominis”: deve essere inquieto, non può rimanere troppo sicuro di sé, deve essere inquieto. Noi siamo creati per la trascendenza, per non rimanere in noi, ma per trascendere noi stessi. E così la Chiesa e il Vangelo devono portare non solamente la pace, ma anche qualche volta una preoccupazione, una domanda, devono turbare qualche “tranquillità”. Allora, se il Papa è venuto, è venuto anche un poco con questa finalità. Perdonatelo, perché non può essere altrimenti. Questa è la vocazione perenne del Vangelo. Il Vangelo non può essere mai troppo comodo: è scomodo, molte volte è scomodo. Ma è salvifico. Io, ringraziandovi, vorrei che questa Parola del Vangelo, come anche questa mia povera visita, possa servire a tutti e specialmente a voi che avete dimostrato tanta benevolenza, tanta disponibilità per la Chiesa, per il Papa in questa circostanza. Che il Signore vi benedica, le persone, le famiglie, le nuove generazioni e tutta la società reggiana.
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