DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI ALLA VI ASSEMBLEA PLENARIA
DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA
Venerdì, 10 giugno 1988
Signor Cardinale,
cari fratelli nell’episcopato,
cari amici.
1. Sono felice di ricevervi in questi giorni in cui siete riuniti in assemblea plenaria. Saluto tutti i membri, in particolare quelli che partecipano per la prima volta ai lavori del Pontificio Consiglio per la famiglia e che assumono così un nuovo tipo di responsabilità per la pastorale familiare.
Come tema centrale delle vostre riflessioni avete scelto “la famiglia nella missione dei laici”, con uno speciale riferimento a una “civiltà della vita”. Questo tema pone un legame tra l’ultimo Sinodo dei Vescovi e quello del 1980 sulla famiglia. Vorrei, da parte mia, sottolineare l’importanza della famiglia nella società civile come anche nella Chiesa, la famiglia che i laici costituiscono e difendono, la famiglia responsabile dell’evangelizzazione delle nuove generazioni.
2. Riflettendo sulla vocazione e sulla missione dei laici nella Chiesa e nel mondo, l’ultima assemblea del Sinodo dei Vescovi ha approfondito l’insegnamento del Concilio Vaticano II ed esaminato le esperienze ecclesiali vissute negli ultimi due decenni. Sono stati messi in rilievo due aspetti importanti della vocazione dei laici: l’appartenenza attiva e responsabile dei laici alla missione comune della Chiesa, e il richiamo personale alla santità rivolto a ciascuno.
Molto è stato fatto in questi anni per far conoscere gli insegnamenti conciliari; occorrerà continuare a studiarli e fare in modo che tutti i fedeli diventino chiaramente consapevoli della loro vocazione.
La nostra conformazione con Cristo - il fatto che siamo stati battezzati e siamo tutti figli di Dio - è il fondamento comune della diversità di funzioni che toccano i membri del Popolo di Dio per l’azione dello Spirito Santo. La missione dei laici non si esercita solo all’interno delle strutture ecclesiali. I fedeli laici, sale della terra e luce del mondo, contribuiscono a “trasfigurare tutta l’esistenza con il dinamismo della grazia e della libertà” (“Allocutio ad precationem Angelus”, 1, die 1 mar. 1987: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, X, 1 [1987] 458 s).
La famiglia è un ambito privilegiato in cui i laici cristiani devono “cercare il Regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio” (Lumen Gentium, 31). La famiglia è la sorgente naturale da cui sgorga una cultura della vita, il centro dove convergono i valori che la proteggono e il nucleo fondamentale di ogni civiltà al servizio della vita.
3. Per il fatto che la famiglia è la cellula originaria della società e della Chiesa, tutti i cristiani partecipano in un modo o nell’altro a questa istituzione. Di più, il sacramento del matrimonio santifica la mutua donazione coniugale dei cristiani e li conferma nel loro proprio ruolo di padri e madri. Si tratta di realtà create che il Magistero della Chiesa ha la missione di spiegare alla luce della rivelazione cristiana. Questo esercizio del Magistero, in un campo così importante per la vita della società e della Chiesa stessa di Cristo, costituisce una costante sollecitudine pastorale dei Vescovi. Lo testimonia lo spazio riconosciuto al matrimonio e alla famiglia dal Concilio Vaticano II.
Nel periodo successivo, conviene ricordare la riflessione del Sinodo del 1980 e la dottrina esposta nell’esortazione apostolica Familiaris Consortio. Un’attenzione particolare va riservata all’enciclica Humanae Vitae di Paolo VI, di cui ricorre il ventesimo anniversario e che ha costituito e continua a costituire un sì deciso alla vita, un sì al Creatore, un’accettazione positiva delle leggi da lui assegnate all’uomo per trasmettere e proteggere la vita.
4. Ma il matrimonio e la famiglia non sono istituzioni esclusivamente cristiane; fanno parte dell’eredità donata da Dio all’umanità: “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò” (Gen 1,27). Queste realtà naturali sono state costituite e strutturate secondo leggi e valori che, lungi dal limitare e restringere la libertà dell’uomo, permettono il progresso personale e sociale.
Coscienti del fatto che il sacramento del matrimonio eleva e santifica queste realtà naturali, i cristiani devono stimare e riconoscere i valori che sono alla base del grande mistero dell’amore coniugale. In effetti, come ricorda il Concilio Vaticano II: “Tutte le realtà che costituiscono l’ordine temporale, cioè i beni della vita, della famiglia, la cultura, l’economia . . . non soltanto sono mezzi con cui l’uomo può raggiungere il suo fine ultimo, ma hanno un "valore" proprio, riposto in esse da Dio” (Apostolicam Actuositatem, 7). I beni della vita e la famiglia sono dunque uno dei componenti dell’ordine temporale che i fedeli laici devono non solo difendere, ma anche promuovere e sviluppare, in unità con tutti gli altri uomini di buona volontà. La società stessa trae beneficio da simili azioni.
Questi beni appartengono all’ordine stesso della creazione; così, per natura il cuore dell’uomo dovrebbe cercarli e in essi fiorire. Tuttavia l’orgoglio, l’egoismo e tutto il disordine introdotto dal peccato impediscono spesso di scoprire, e soprattutto accettare e osservare le leggi morali che custodiscono questi beni. Ora, il cristiano li coglie alla luce della rivelazione e la grazia lo aiuta a conformarsi ad esse.
5. In questo senso, i laici cristiani possono compiere un apostolato di preparazione evangelica. Mettendo la loro competenza al servizio dei valori evidenziati dal Magistero, essi contribuiscono a farli conoscere meglio dalle persone e nei gruppi sociali. La loro azione mirerà a far rispettare questi valori essenziali, perché siano rafforzati dalle stesse istituzioni che governano i popoli.
La testimonianza di vita familiare da parte degli sposi cristiani può costituire un prezioso contributo, facendo comprendere, in tutta la società. che cosa è in realtà la famiglia “nel suo essere ed agire, in quanto intima comunità di vita e di amore” (Familiaris Consortio, 50).
La ricchezza della comunione delle persone, nella loro fedeltà, farà comprendere meglio che il divorzio e l’instabilità della donazione di sé sono in realtà germi di morte, mentre il legame indissolubile delle persone è fonte di vita.
La mentalità contro la vita, la sua accoglienza e trasmissione, conducono ad azioni come l’aborto, la sterilizzazione o la contraccezione. Questo porta a una visione distorta del matrimonio; questo limita il senso della mutua donazione tra gli sposi. “La ragione ultima di questa mentalità è l’assenza, nel cuore degli uomini, di Dio, il cui amore soltanto è più forte di tutte le possibili paure del mondo e le può vincere” (Familiaris Consortio, 30). Quando i bambini non vengono visti come un dono di Dio; quando l’amore coniugale diviene come un egoistico ripiegamento su se stessi; quando le leggi del matrimonio sono considerate come un impedimento insopportabile; quando il potere civile non sostiene la famiglia nella sua struttura e nei suoi bisogni, allora diviene particolarmente necessaria la promozione di una autentica civiltà della vita. Sono i laici, uomini e donne di ogni generazione, e poter far scoprire, intorno a loro, i valori e le ricchezze che racchiudono le esigenze umane, con un apostolato quotidiano che comincia con l’educazione.
“La famiglia è la prima . . . scuola di socialità. . . . La comunione e la partecipazione quotidianamente vissuta nella casa, nei momenti di gioia e di difficoltà, rappresenta la più concreta ed efficace pedagogia per l’inserimento attivo, responsabile e fecondo dei figli nel più ampio orizzonte della società” (Familiaris Consortio, 37).
6. Attraverso di voi, cari amici, desidero rivolgermi a tutti gli sposi cristiani. Fate comprendere il significato sociale della vostra vocazione di sposi e genitori cristiani! Il vostro impegno non riguarda un campo estraneo al bene di tutta la società. Il rispetto della vita, la cura della formazione umana e cristiana, le virtù dell’onestà, della moderazione e dell’ospitalità, l’educazione alla castità e all’autocontrollo, la capacità di amare superando il proprio egoismo, l’attenzione agli anziani e agli ammalati, tutto fa parte di un insieme di valori di cui gli uomini hanno bisogno per vivere in pienezza la loro dignità.
Incoraggio pertanto tutti i gruppi che, in fedeltà al Magistero della Chiesa, aiutano gli sposi cristiani ad affermare la loro spiritualità e a sviluppare il loro apostolato.
Aiutare la famiglia a rispondere pienamente alla sua vocazione, è una preoccupazione apostolica comune a tutti i cristiani. Tutti devono essere attenti a ciò che illumina o rafforza i valori del matrimonio, della paternità e della maternità. Incrocio di generazioni, la famiglia acquista una dimensione missionaria particolare nella Chiesa. Viva e solida, è un luogo di primaria importanza per una più ampia diffusione del Vangelo e la edificazione del Regno di Dio nel mondo di oggi.
7. Formulo molti auguri per il vostro lavoro, per tutto il vostro impegno, in collegamento con quanti si occupano della pastorale familiare nelle Chiese particolari. Chiedo al Signore di colmarvi di benedizioni insieme alle famiglie al cui servizio vi dedicate.
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