VISITA PASTORALE A TORINO
DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI SEMINARISTI E AI GIOVANI RELIGIOSI
RIUNITI NEL DUOMO DI CHIERI
Chieri (Torino) - Sabato, 3 settembre 1988
Carissimi giovani.
1. Sono venuto a questo incontro pieno di gioia, e vi sono grato per il dono della vostra presenza.
La mia letizia è grande, perché saluto in voi coloro che, con coraggio e prontezza, hanno risposto “sì” ad una speciale chiamata del Signore e si preparano a costruire su tale risposta tutta la loro vita.
A voi giovani religiose, religiosi, seminaristi, membri di istituti secolari e di società di vita apostolica, voglio portare una parola di incoraggiamento a nome di Cristo, che vi ha chiamati a fare del suo Vangelo il cuore della vostra vita.
In questo impegno di preparazione al vostro futuro, il giovane Giovanni Bosco, che nel secolo scorso camminava per queste strade e viveva sotto questo cielo, vi sarà certamente di ispirazione.
Egli trascorse in questa città ben dieci anni della sua vita (1831-1841), di cui i sei più decisivi furono senza dubbio quelli passati nel seminario di Chieri (1835-1841).
Negli “anni di Chieri” egli gettò le fondamenta della sua missione. Anche lui, come voi, sentì l’urgenza di un impegno apostolico immediato, che lo spingeva a scendere subito in campo, a fianco dei giovani più poveri ed abbandonati. Ma egli comprese anche che nessuna missione, tanto meno quella che gli era destinata, può essere intrapresa senza una preparazione spirituale e culturale; né può essere continuata senza la robustezza interiore che viene dal cammino ascetico e dalla frequentazione di relazioni comunitarie costruttive; né portata a compimento senza l’interiore vigore che viene dalla preghiera e dai sacramenti.
Rileggendo le memorie autobiografiche di don Bosco (scritte per ordine di Pio IX, mio venerato predecessore) e le testimonianze dei contemporanei, non è difficile cogliere alcune linee di formazione e di crescita, che contribuirono decisamente a forgiare la santità di don Bosco e che possono illuminare anche il cammino della vostra vocazione.
2. Il Signore aiutò san Giovanni Bosco a formarsi “un cuore grande come le spiagge del mare”, ad attingere nell’Eucaristia e nella Penitenza quelle interiori energie di carità, che non indeboliscono le risorse dell’uomo, ma le potenziano, le moltiplicano, le trasformano e le diffondono.
“I superiori mi amavano - scrive don Bosco - . . . i compagni mi erano affezionatissimi. Si può dire che io vivevo per loro, essi vivevano per me”.
Sul suo esempio, voi giovani, che vi avviate a rendere un servizio ecclesiale in una speciale consacrazione, siete chiamati a porgere ascolto a quella profonda inclinazione della vostra giovinezza, che vi spinge ad amare e a servire; a costruire amicizie durature e feconde; a prendervi cura amorosa del sofferente che vive accanto a voi; a dedicare una attenzione privilegiata ai vostri coetanei, facendovi, come san Giovanni Bosco, loro evangelizzatori.
In questo itinerario di apertura ed educazione del cuore san Giovanni Bosco trovò in Maria un impareggiabile aiuto e modello.
A lei fin dai primi anni di vita, era stato affidato dalla sua madre terrena; nel colloquio con lei era cresciuto, accogliendo le tradizioni di preghiera della sua famiglia; insieme a lei, con un indissolubile rapporto filiale, Giovanni Bosco camminò sempre con decisione.
Il giorno della vestizione tracciò un itinerario di vita, al quale si impegnò con alcune promesse. “Sono andato - scriveva - davanti ad una immagine della beata Vergine, le ho lette e dopo una preghiera ho fatto formale promessa a quella Celeste Benefattrice di osservarle a costo di qualunque sacrificio”.
E poco dopo, “ai piedi dell’altare di Maria”, egli si impegnò con voto di castità, a mettere tutta la forza del suo amore al servizio di Cristo.
3. Proprio negli “anni di Chieri”, il Signore condusse Giovanni Bosco a farsi progressivamente una “nuova mentalità”, anche in ordine alla formazione spirituale e culturale.
“Intorno agli studi - confessava don Bosco - fui dominato da un errore. Abituato alla lettura dei classici . . . non trovavo gusto per le cose ascetiche”. Ma nella scoperta del libro delle Imitazioni di Cristo egli ottenne il dono del gusto per le cose spirituali.
Si resta inoltre stupiti, studiando la personalità dello studente Giovanni Bosco, nel vedere quanto vivo fosse in lui il desiderio di mettersi in contatto con la Sacra Scrittura, i padri della Chiesa, i maestri di spiritualità, la Storia del Cristianesimo. Ciò gli permise, negli “anni di Chieri” di fare quella sintesi teologica e spirituale fra cultura e messaggio evangelico, che è caratteristica della sua fisionomia spirituale e che sembra una delle primarie esigenze di questo nostro tempo, nel quale la “rottura fra Vangelo e cultura” (Pauli VI Evangelii Nuntiandi, 20) sembra una delle malattie più pericolose.
Carissimi giovani, è troppo prezioso cotesto vostro tempo per non impegnarlo tutto nella ricerca e nel servizio della verità. Le vostre qualità intellettuali in vigorosa crescita, la prontezza e generosità degli affetti, la dilatazione della vostra attenzione ai problemi del mondo intero, la disponibilità interiore a spendervi interamente per una grande causa esigono un nutrimento adeguato, una cultura umana e cristiana capace di reggere la sfida del nostro tempo, ricco di ardimenti e di speranze, ma anche turbato da tremendi problemi.
4. Nel seminario di Chieri, san Giovanni Bosco si preparò pazientemente ad essere un “comunicatore evangelico”. Il giorno della sua prima Messa - confessava il santo - chiese “ardentemente l’efficacia della parola per poter fare del bene alle anime” e, ormai nel pieno dell’età, aggiunse: “Mi pare che il Signore abbia ascoltato la mia umile preghiera”.
Don Giovanni Bosco fu infatti un efficace comunicatore, avendo saputo mettere a punto negli “anni di Chieri” quelle abilità che gli saranno poi utilissime: la capacità di usare una pluralità di mezzi di comunicazione, e quella di coinvolgere tutta la persona dell’interlocutore: intelligenza e volontà, cuore e immaginazione.
A Chieri, soprattutto, egli diede fondamento a quel determinante requisito che è la credibilità del comunicatore fatta di personale coerenza; di capacità di ascoltare; di accogliere e di far felici gli altri.
Davvero notevole fu la sua attitudine a comunicare la “lieta novella” costruendo ambienti, atteggiamenti, esperienze comunitarie che donavano serenità e letizia. Negli “anni di Chieri”, san Giovanni Bosco sviluppò inoltre quella maturità di relazioni che divenne sorgente feconda del suo Oratorio e cuore di quella esperienza educativa, che più tardi chiamerà “sistema preventivo”.
Egli intuì che il Vangelo può essere annunciato soltanto da un evangelizzatore che ami e abbia imparato a vestire l’amore di segni immediatamente leggibili e percepibili. Tali sono - suggerisce don Bosco - la capacità di dare continuamente fiducia, la prontezza ad entrare in dialogo con tutti, l’arte dell’incontro che genera confidenze.
5. Come san Giovanni Bosco, anche voi giovani, che realizzate la vostra consacrazione battesimale in un impegno più pieno con Cristo, siete chiamati per una speciale vocazione a cogliere nel legame che vi unisce ai vostri coetanei, “un invito vocazionale” e a mettervi al loro servizio. Dite loro, come seppe dire don Bosco, che la fede risponde a molti degli immensi interrogativi della giovinezza e che non occorre davvero dimenticare il Vangelo per essere giovani, né spegnere la giovinezza per essere cristiani.
Dite loro che la fede e la felicità non entrano in concorrenza, ma sono i nomi diversi dati ad una medesima meta. Poiché la fede è rivelata all’uomo per la sua felicità! Ed una felicità cercata lontano dalla parola evangelica non sarà in grado di mantenere le sue promesse.
Dite loro che la fede è al servizio della vita, a cui dà un senso nelle sue varie espressioni di amore, dolore, lavoro, studio, impegno familiare e sociale, ricerca della pace e della solidarietà tra i popoli.
Siate felici della vostra vocazione e del vostro speciale servizio a Cristo e ai fratelli. Nutritevi delle ricchezze ecclesiali messe a vostra disposizione dal Magistero della Chiesa, restate in profonda unione con i Vescovi ed il successore di Pietro. Sull’esempio di don Bosco, lavorate ogni giorno per costruire il regno di Cristo, in voi e nei fratelli.
Queste sono le mie osservazioni legate alla figura e alla storia personale di don Bosco, e questi sono i miei auguri a voi giovani qui presenti. Auguri condivisi dai Vescovi qui presenti, dal vostro Cardinale, dai superiori religiosi, da don Viganò, Rettore maggiore dei Salesiani. Vogliamo offrirvi una benedizione tutti insieme pregando per la vostra vocazione e per la vostra formazione di seminaristi e novizie, di tutti i presenti e di tutti i vostri coetanei. Preghiamo anche per la vocazione degli altri: che possano trovare la stessa strada, che possano rispondere alla stessa grazia come sapeva rispondere Giovanni Bosco e come avete potuto rispondere anche voi. Preghiamo cantando “Regina Coeli” per poi offrirvi la nostra benedizione.
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