VIAGGIO APOSTOLICO IN MADAGASCAR, LA RÉUNION, ZAMBIA E MALAWI
INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON I SACERDOTI, I RELIGIOSI E
I RESPONSABILI DI CONSIGLI PASTORALI
St. Denis (La Réunion) - Lunedì, 1° maggio 1989
Fratelli e sorelle carissimi.
1. Lasciate che esprima la mia gioia per l’incontro di questa sera e per questo mio primo contatto, attraverso di voi, con il Popolo di Dio a La Réunion. Mi vengono immediatamente in mente le parole che san Paolo rivolgeva ai fedeli di Roma, ancora prima di trovarsi tra loro: “Ho infatti un vivo desiderio di vedervi per comunicarvi qualche dono spirituale perché ne siate fortificati, o meglio, per rinfrancarmi con voi e tra voi mediante la fede che abbiamo in comune, voi e io” (Rm 1, 11-12).
Vi saluto tutti cordialmente, sacerdoti, religiosi e religiose, rappresentanti dei consigli pastorali, dei movimenti, delle organizzazioni, dei gruppi di giovani. Rivolgo un particolare saluto alla delegazione della diocesi di Sens e Auxerre, diocesi di origine di fratel Scubilion che domani sarà proclamato beato.
Ringrazio monsignor Aubry per la presentazione che mi ha fatto della diocesi di Saint-Denis di La Réunion. Ringrazio anche i portavoce della vostra assemblea, i quali hanno saputo illustrare il modo in cui partecipano alla pastorale diocesana, contribuendo così allo sviluppo della fede e all’avvento del Regno di Dio.
2. So bene che le diocesi della Conferenza Episcopale dell’oceano Indiano (CEDOI), e in particolare la vostra, hanno espresso la volontà di rispondere ai grandi appelli del Vaticano II per il rinnovamento della Chiesa. Lo Spirito Santo ci interpella, perché il volto della Chiesa oggi sia realmente quello che Cristo ama, perché la Chiesa è il suo proprio Corpo. Non si tratta soltanto di riformare questo o quel particolare punto, ma piuttosto di entrare profondamente nel mistero di comunione che la Chiesa vorrebbe vivere al servizio del mondo.
Ho appreso con soddisfazione che sviluppate l’attività dei consigli di animazione pastorale nelle vostre parrocchie. Tra tanti altri progetti, state cercando di organizzare un “Consiglio diocesano di pastorale”. Si tratta di una istituzione incoraggiata dal Diritto Canonico (Codex Iuris Canonici, can. 511), il cui funzionamento si avvale dell’esperienza di ognuno nella propria comunità locale, e che è il luogo appropriato per far maturare gli orientamenti pastorali intorno al vostro Vescovo. Per aiutarvi nel vostro progetto, vorrei fare alcune riflessioni sulla pastorale della Chiesa diocesana.
3. È un concetto centrale che la Chiesa ha rimesso in luce in occasione del Concilio Vaticano II per definire se stessa: quello della “comunione”. Si tratta innanzitutto dell’unione con Dio, attraverso nostro Signore Gesù Cristo, nello Spirito Santo. Questa unione è suggellata dalla Parola di Dio e dai sacramenti. Per mezzo del Battesimo ciascuno di noi è incorporato in Cristo e vive della sua vita: è l’aspetto personale della comunione cristiana. Questa stessa vita circola tra tutti i fedeli e ci lega gli uni agli altri: è l’aspetto comunitario della comunione cristiana.
La Chiesa costituisce un corpo vivo: le funzioni dei suoi membri sono nello stesso tempo differenti e complementari. Ciascun fedele porta il suo contributo personale all’intero corpo. Vive una condivisione fraterna con gli altri, nella gioia di una uguale dignità. Sotto la saggia guida dei pastori, le ricchezze complementari sono utilizzate per il bene di tutti.
4. Nella Chiesa esistono, prima di tutto, ministeri che scaturiscono dal sacramento dell’Ordine. Il Signore Gesù, infatti, scelse degli apostoli e diede loro l’incarico di dirigere tutto il popolo: si tratta di un autentico servizio. I Vescovi, successori degli apostoli, ed i sacerdoti, collaboratori immediati dei Vescovi, hanno come funzione essenziale quella di servire la Chiesa: hanno per missione di raccogliere gli uomini nello Spirito Santo, per mezzo del Vangelo e dei sacramenti. In nome di Cristo, la Chiesa conferisce loro dei poteri ed un’autorità che esercitano per il bene dell’intero Popolo di Dio.
I battezzati hanno bisogno del sacerdozio ministeriale attraverso il quale viene comunicato loro il dono della vita divina. Quanto più un popolo vive il suo cristianesimo, tanto più sente il bisogno dei sacerdoti. Fratelli e sorelle di La Réunion, le vocazioni sacerdotali per la vostra diocesi sono una questione di Dio e sono una questione vostra: spetta a voi volere dei sacerdoti, chiederli a Dio, incoraggiare le vocazioni, aiutare con i vostri mezzi materiali e spirituali coloro che s’impegnano sulla via del sacerdozio, circondarli con il vostro appoggio comprensivo e affettuoso. So che, a livello di quartieri, si sta portando avanti un lavoro che comincia a dare i suoi frutti. Vi esorto a proseguire nei vostri sforzi volti a dar vita a una pastorale delle vocazioni che sia dinamica, e particolarmente a sostenere i seminaristi, così da assicurare alla Chiesa di La Réunion i sacerdoti del terzo millennio. Non solo risponderete così alla domanda dell’isola, ma continuerete l’impresa missionaria di coloro che vi hanno preceduti, che da questa terra sono andati a lavorare per l’avvento del Regno di Dio nel Madagascar, in Africa orientale, e ancora più lontano.
5. La missione della Chiesa nel mondo è compiuta non solo dai ministri che hanno ricevuto il sacramento dell’Ordine, ma anche da tutti i fedeli laici. Per la loro condizione di battezzati, i fedeli laici partecipano alla funzione sacerdotale, profetica e regale di Cristo.
Ponendosi in ascolto dell’uomo di La Réunion, i pastori avranno a cuore di riconoscere e promuovere le funzioni di quei battezzati che sono chiamati a collaborare all’opera apostolica per i loro carismi, per le loro attività in favore dell’evangelizzazione delle realtà temporali. La missione dei laici ha anch’essa un fondamento di ordine sacramentale, nel senso che scaturisce dal sacramento del Battesimo, dal sacramento della Cresima e, per molti, dal sacramento del Matrimonio.
“Il campo proprio dell’attività evangelizzatrice dei laici, diceva Papa Paolo VI, è il mondo vasto e complicato della politica, della realtà sociale, dell’economia; così pure della cultura, delle scienze e delle arti, della vita internazionale, degli strumenti della comunicazione sociale; ed anche di altre realtà particolarmente aperte all’evangelizzazione, quali l’amore, la famiglia, l’educazione dei bambini e degli adolescenti, il lavoro professionale, la sofferenza” (Evangelii Nuntiandi, 70). A voi spetta formare gruppi apostolici meglio rispondenti alla situazione dell’isola, collegati con i movimenti nazionali e internazionali, oppure dar vita a iniziative specifiche quali la Missione Rurale diocesana, che cerca di dare una formazione partendo dal vissuto riunionese nella Chiesa diocesana.
6. In questo immenso cantiere offerto all’apostolato dei fedeli laici, vorrei indicare un campo prioritario: quello della famiglia. Il Matrimonio cristiano è una vera e propria vocazione ad evangelizzare l’amore tra l’uomo e la donna, rendendolo dunque ancora più umano. Il sacramento del Matrimonio garantisce alla coppia la stabilità di scambio di cui ciascuno dei due partner ha bisogno per raggiungere la sua pienezza. Garantisce ai figli l’ambiente d’amore solido al quale hanno diritto per svilupparsi armoniosamente e prepararsi ad affrontare la vita.
La salute della persona e della società è strettamente legata alla prosperità della comunità coniugale e familiare. Lasciate che, insieme ai vostri pastori, io incoraggi ogni coppia cristiana a “fondare la sua famiglia sulla roccia - di fronte agli shock della modernità”, per riprendere alcune espressioni del Cardinale Margéot.
7. Avendovi esortati a dare un nuovo impulso alla pastorale familiare, vorrei incoraggiarvi anche a riscoprire il volto vero della parrocchia, ossia il mistero stesso della Chiesa che è presente ed agisce in essa. Prima ancora di essere una struttura, la parrocchia è “una casa di famiglia, fraterna ed accogliente, dove i battezzati ed i cresimati prendono coscienza di essere Popolo di Dio. Là il pane della buona dottrina e il pane dell’Eucaristia sono ad essi spezzati in abbondanza . . . di lì essi sono rinviati quotidianamente alla loro missione apostolica, in tutti i cantieri della vita del mondo” (Catechesi Tradendae, 67).
All’ultimo Sinodo dei Vescovi, i partecipanti hanno espresso l’augurio che le parrocchie si rinnovino più risolutamente favorendo la partecipazione dei laici alle responsabilità pastorali. Nelle parrocchie, infatti, l’azione degli uomini e delle donne è talmente necessaria che, senza di essa, l’apostolato dei pastori non potrebbe realizzare il suo pieno effetto. Finiamo sempre per tornare a quello che è il motivo ricorrente di questo incontro: l’ecclesiologia di comunione. Perché sono così diversi e complementari, i ministeri ed i carismi hanno il proprio ruolo da svolgere per la crescita della Chiesa.
La parrocchia, che si presenta come la Chiesa costruita in mezzo alle case degli uomini, offre la possibilità di sperimentare e di coltivare, giorno dopo giorno, rapporti più fraterni tra fedeli aventi origini e provenienti da situazioni più diverse. E il primo luogo della celebrazione comunitaria della presenza del Signore riconosciuta nella fede. È il polo di apostolato e risveglia lo slancio missionario verso coloro che non credono e coloro che sono nell’errore. È aperta a tutto, è al servizio di tutti, o, per riprendere le parole di Giovanni XXIII, è la “fontana del villaggio” alla quale tutti vengono a dissetarsi.
Il Concilio Vaticano II ha incoraggiato l’esame e la ricerca di soluzioni ai problemi pastorali con il concorso di tutti i parrocchiani: è la ragion d’essere dei “Consigli pastorali parrocchiali” sui quali i padri, nell’ultimo Sinodo, hanno giustamente insistito e che bisogna valorizzare. Vi incoraggio a continuare con la creazione dei “Consigli parrocchiali di animazione pastorale”, per rafforzare la coesione tra gli operatori pastorali e mettere la parrocchia in stato di missione.
8. Avete la fortuna di essere al servizio di un popolo che ha delle radici spirituali e che dà importanza ai grandi momenti della vita religiosa, sia personale che sociale. Mostrandovi accoglienti verso le persone e attenti alle loro abituali preoccupazioni, cercate di promuovere celebrazioni parrocchiali sempre più vive e più piene di senso. Aprite le menti al significato profondo dei riti sacri. Suscitate in ognuno il senso della propria responsabilità, affinché i sacramenti siano visti come atti che impegnano la persona umana.
9. Al termine di queste riflessioni sulla pastorale diocesana e sul ruolo che ciascun battezzato è chiamato a svolgere, chiedo al Signore di aiutarvi a trovare il vostro posto in questa casa di Dio e degli uomini, che è la Chiesa: “Nella Casa di Dio, fatti avanti e prendi il tuo posto. Nella Casa di Dio, insieme rendiamo grazie”.
Domani venereremo un uomo che seppe rispondere alla sua vocazione e servire nella Chiesa: fratel Scubilion, che si distinse nel vostro Paese come educatore, riconciliatore, promotore della dignità dell’uomo, e come missionario. Possiate essere anche voi, con il suo esempio, luce del mondo e sale della terra!
Vi esorto a proseguire la vostra formazione cristiana affinché, in unione con il vostro Vescovo, siate autentici responsabili nella vostra Chiesa, e portiate sempre il vostro contributo alle comunità delle isole vicine alle quali siete legati, e alle comunità di Francia e d’Europa alle quali altri legami vi uniscono per la vostra storia e per le vostre scelte. Infine, nell’universo religioso pluralista in cui vivete, affermate la vitalità della vostra Chiesa e la vostra identità cristiana: sarete meglio in grado di dialogare con coloro che non condividono la vostra fede.
Possa la Vergine Maria aiutarvi a costruire intorno a voi, in questa zona dell’oceano Indiano, la civiltà della verità e dell’amore, a maggior gloria di Dio!
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