DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II AI DOCENTI
DELLE FACOLTÀ TEOLOGICHE DELLA TURCHIA E DI ROMA
Venerdì, 12 maggio 1989
Illustri rettori e professori.
È per me un grande onore ricevervi oggi per questo cordiale scambio di saluti. La vostra venuta a Roma può essere considerata un ulteriore segno della positività degli accordi di cooperazione accademica esistenti tra l’università di Ankara e la pontificia università gregoriana. Sono lieto di sapere che questo accordo è stato rinnovato nel corso del vostro raduno.
La cooperazione tra le due università ha finora assunto la forma di visite reciproche e scambio di professori. In questo modo avete cercato di promuovere la mutua conoscenza e comprensione. Apprendo con gioia che l’attuale seminario, organizzato dalle due università e con il sostegno del pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, ha dato uno stimolo in più alla collaborazione tra voi.
Il tema da voi scelto per le vostre discussioni, “Collaborazione nell’educazione teologica: comunicare i valori religiosi ai giovani di oggi”, è di notevole importanza. Nel mondo contemporaneo alcuni attribuiscono meno importanza alla teologia e alla educazione religiosa, di fronte alle questioni scottanti della giustizia, della pace, dello sviluppo, del rispetto per la natura e della ricerca scientifica. Ma proprio per affrontare questi problemi è necessaria una riflessione sui valori e le verità fondamentali. Tra questi sono di grandissima importanza la dignità della persona umana e la fondamentale uguaglianza di tutti gli esseri umani, che noi, in quanto cristiani e musulmani, vediamo fondata sul rapporto dell’uomo con Dio. Come ho ricordato ai giovani musulmani a Casablanca il 19 agosto 1985: “Per quanto importanti siano i problemi economici, l’uomo non vive di solo pane, egli ha bisogno di una vita intellettuale e spirituale; in ciò si trova l’anima di questo nuovo mondo al quale aspirate” (Allocutio Albae domi, in Marochio, ad iuvenes muslinos, 9, die 19 aug. 1985: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VIII, 2 [1985] 504 s.).
L’attuale situazione sociale, economica e politica spinge a una maggiore consapevolezza della dimensione spirituale della vita, dimensione che trascende i confini nazionali e le differenze etniche e culturali. Perché l’uomo possa scoprire se stesso e il suo “io” più profondo in mezzo a così grandi cambiamenti, è imperativo che egli debba sviluppare il suo spirito e la sua coscienza al servizio del bene e della verità. Questo è il primo passo per risolvere la crisi di identità così diffusa nel mondo in cui viviamo.
Ventiquattro anni fa il Concilio Vaticano II, nella dichiarazione Nostra Aetate, lanciò un appello alla collaborazione tra cristiani e musulmani. Il vostro seminario è espressione dello spirito del Concilio. Esprimo la speranza che possa essere davvero di incoraggiamento per un “rinnovato impegno di ricerca e investigazione”, condotto insieme a vantaggio dei vostri studenti e di tutta la società. Una tale collaborazione può essere autenticamente efficace solo quando le condizioni sociali e politiche rispettano la libertà di coscienza che è diritto di ogni persona, e quando la libertà religiosa viene garantita nella legge e nella pratica. Perciò parte importante del vostro dialogo sarà la ricerca di mezzi per promuovere queste fondamentali e legittime aspirazioni. Con questa intenzione invoco su di voi e sui vostri colleghi delle diverse università rappresentate le benedizioni di Dio onnipotente, sapiente e misericordioso.
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