VIAGGIO APOSTOLICO IN POLONIA
(1°-9 GIUGNO 1991)
PAROLE DI GIOVANNI PAOLO II
AI FEDELI RACCOLTI PRESSO IL VESCOVADO DI PŁOCK
Sabato, 8 giugno 1991
Ringrazio moltissimo tutti. Comincio dai piccoli, dai bambini di Plock. E permettete che dai bambini di Plock io vada ancora ai bambini di Chernobyl, che si trovano qui. Sono molto contento, che essi trovino ospitalità in Polonia per un periodo di riposo e di riabilitazione. Li incontro anche in Italia, a Roma, ma sono più vicini alla Polonia. Che questi bambini portino alle loro famiglie, alle loro parrocchie e alla loro patria, l’espressione del nostro amore e della comune preoccupazione. Questo è proprio il più grande comandamento, lasciatoci da Gesù: “Amatevi gli uni gli altri”. L’amore reciproco si esprime soprattutto nel bisogno. Come del resto dice un vecchio proverbio: “un amico vero si conosce nel bisogno”. Dobbiamo mostrarci veri amici di quei nostri fratelli e vicini ai quali ci uniscono tanti secoli di storia e tante esperienze storiche. Ringrazio dunque i bambini di Plock per i bambini di Chernobyl. Permettete però, miei cari, che ringrazi anche i bambini di Chernobyl per i bambini di Plock. Non è mai così, che una persona, facendo del bene ad un altro, sia solo lei il “benefattore”.
Riceve anche lei dei doni, quelli che l’altro riceve con amore. Ringrazio dunque a vicenda gli uni per gli altri: quelli di Chernobyl per quelli di Plock e quelli di Plock per quelli di Chernobyl. Che il Signore lasci crescere queste nuove generazioni nella terra di Mazowsze, che esse diventino il futuro della nazione, così come prima della guerra cantavamo: “Siamo il futuro della nazione”.
Ero un po’ più grande di voi, ma ero ancora giovane. Andavo a scuola. “Siamo il futuro della nazione, il nostro petto è pieno di forze”. E si cantava ancora: “Tendiamo alla libertà della città, avanti, ma mai indietro”. Ecco, questo è per i bambini. Ancora qualcosa per i grandi. Devo ringraziare molto il servizio d’ordine, cioè i pompieri che fanno il servizio d’ordine, per aver mantenuto da soli questo ordine.
Si vede infatti che questo ordine c’è e che c’è chi lo deve mantenere indipendentemente da tutte le altre autorità dell’ordine, che ci circondano qui, ci accompagnano e assicurano l’ordine in tutto il mio pellegrinaggio. Passo infine a tutti gli abitanti di Plock, a tutti coloro, che costituiscono la Chiesa di Plock, a tutti gli abitanti della regione Mazowsze, poiché Plock è per Mazowsze un centro storico nel senso amministrativo ed ecclesiastico. Sia lodata per questo! Tale è stato il suo grande passato; in un certo periodo della storia è stata anche capitale della Polonia. Ieri ho avuto la fortuna di visitare ancora una volta le tombe di quei sovrani della dinastia dei Piast, che riposano qui: “Wladyslaw Herman e il suo grande figlio Boleslaw Krzywousty, i quali hanno condotto la Patria attraverso un periodo difficile alla fine del primo e all’inizio del secondo secolo della nostra storia.
Che dunque questa Plock, che così profondamente si è radicata nella storia della Polonia, nella storia della Chiesa, continui a crescere e continui a permettere di crescere a tutta la grande comunità della nostra Patria. Apporti alla comunità della nostra Patria quel grande bene, che deve apportare, che appartiene al suo passato e al suo presente. Plock vuol dire la storia dei Piast, ma vuol dire anche Petrochemia, la moderna industria. Come tutti i problemi economici dei nostri tempi anche questo costituisce un compito, richiede diverse trasformazioni, ma sono convinto che con l’aiuto di Dio supererete tutto ciò sia in Mazowsze che in tutta la Polonia.
Dunque dico addio a Plock e sono contento, che ci siamo potuti incontrare così cordialmente. Sono contento perché ha smesso di piovere all’inizio della Santa Messa. Oggi è tornata ancora la nebbia, forse perché il Papa vada con prudenza a Varsavia. Andiamo a Varsavia con l’aiuto di Dio. Pregate, perché il Papa si comporti bene a Varsavia.
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