DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI ALLA III CONFERENZA INTERNAZIONALE
ED INTERCONFESSIONALE DEI CAPPELLANI MILITARI CAPI
DELL’EUROPA E DEL NORD AMERICA
Giovedì, 6 febbraio 1992
Cari cappellani militari,
1. Sono lieto di dare il benvenuto ai partecipanti alla terza Conferenza internazionale e interconfessionale dei cappellani militari capi dell’Europa e del Nord America. Voi rappresentate molte confessioni religiose e io vi saluto con le parole dell’Apostolo Paolo: “Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro” (Col 1, 2). Ringrazio l’Arcivescovo Marra, Ordinario Militare per l’Italia, per le sue gentili parole di presentazione pronunciate a vostro nome. Saluto il personale militare presente con voi, incluso il Generale Domenico Corcione, Capo di Stato Maggiore per la Difesa, e gli altri Capi di Stato Maggiore delle Forze Armate italiane. Il nostro incontro mi procura consolazione e speranza perché ho sempre considerato l’opera pastorale tra i militari come un campo molto importante. La vostra Conferenza, che si incontra per la terza volta, dopo un promettente avvio a Stoccarda e un secondo incontro a Lubecca, mi offre l’opportunità di esprimere ancora una volta il mio sincero apprezzamento per il valido lavoro pastorale in cui siete impegnati tra il personale militare e le sue famiglie. Guardando la lista delle ventitré Nazioni rappresentate in questa Conferenza, noto con piacere come la presenza dei cappellani militari si stia espandendo nei Paesi dell’Europa centrale e orientale.
2. Nel mondo cattolico c’è sempre stata una notevole tradizione di cura pastorale verso il personale militare. Il rispetto e la sollecitudine della Chiesa cattolica per quanti sono coinvolti nel servizio militare è chiaramente espressa nella Costituzione pastorale del Concilio Vaticano II Gaudium et spes, dove leggiamo: “Coloro... che si dedicano al servizio del proprio Paese e sono membri delle forze armate devono considerarsi come ministri della sicurezza e della libertà dei loro popoli, e nel momento in cui svolgono questo dovere nel modo appropriato, contribuiscono genuinamente allo stabilimento della pace (op. cit., p. 79). La Costituzione apostolica Spirituali militum curae, del 21 aprile 1986, che regola l’attività della Chiesa in questo campo, uniforma gli Ordinariati Militari alle Chiese particolari o alle Diocesi, e compara l’assistenza spirituale che i cappellani forniscono nelle caserme, nei campi, nelle scuole e nelle accademie militari a quella garantita nelle parrocchie. Alla vostra cura pastorale è affidato un gran numero di giovani e anche uomini e donne in servizio effettivo chiamati a servire i loro Paesi come custodi della sovranità e, se necessario, dell’ordine internazionale e della stessa pace. Come cappellani, siete consapevoli del ruolo della Parola di Dio nella formazione delle coscienze e dei cuori delle persone, nel condurle a pensieri di pace e al corretto uso della libertà. Dovete seminare abbondantemente nel fertile terreno della libertà di coscienza così che anche nella sfera militare gli individui agiranno in modo da riflettere un profondo rispetto verso Dio e, di conseguenza, un costante rispetto per la dignità e i diritti degli altri. L’attuale momento storico presenta una sfida speciale per i cappellani militari. Davanti a voi c’è il compito di educare gli altri ai valori umani e spirituali, e di aiutarli a porre l’etica al di sopra della tecnologia, la moderazione sulla passione, un senso di giustizia sull’odio e l’oppressione. Un gruppo altamente qualificato come il vostro, ponendo insieme diverse culture ed esperienze, non mancherà di fornire indicazioni circa i metodi migliori per costruire una vera civiltà della pace.
3. C’è un altro punto che intendo chiarire. La pace è un prezioso e fragile dono che Dio affida all’uomo, alla sua coscienza e alla ragione. Per voi, due compiti, egualmente necessari, derivano da ciò. Il primo è il dovere di operare attraverso la formazione delle coscienze per favorire un autentico desiderio di pace. Il secondo compito è pregare costantemente per la pace, affinché Dio garantisca questo dono ai popoli del nostro tempo. In innumerevoli occasioni ho pregato pubblicamente per la pace e ho lanciato appelli alla preghiera per la pace, più recentemente durante la Guerra del Golfo e il conflitto in Jugoslava. “Nulla è impossibile a Dio” (Lc 1, 37). Quando gli sforzi dell’uomo sembrano destinati al fallimento, il potere dello Spirito di Dio può agire in profondità nei cuori delle persone, per placare l’odio e per destare l’amore. La pace può talvolta apparire irraggiungibile, ma noi siamo chiamati ad aspirare sempre ad essa, fidandoci delle promesse di Dio. Pregate, quindi, perché così facendo renderete il più grande servizio alle persone affidate alla vostra cura pastorale, coloro che si trovano in prima linea quando crolla la coesistenza pacifica e scoppia la guerra.
4. Cari cappellani, sia in guerra che in pace siate sempre e solo Pastori di anime. Siate vicini a coloro che vi sono affidati. Aiutateli con la vostra preghiera ed esortateli a svolgere con generosità il compito affidatogli, che è quello di assicurare, se necessario con il sacrificio della vita, che gli altri possano godere della sicurezza e della pace.
Con questi sentimenti invoco su voi tutti le benedizioni di Dio Onnipotente.
Vi invito ad alzarvi e a recitare con me la preghiera che Gesù stesso ci ha insegnato: Padre nostro.
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