VIAGGIO PASTORALE IN SENEGAL, GAMBIA E GUINEA
INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON I RAPPRESENTANTI DEL SINODO DIOCESANO
Cattedrale «Notre Dame des Victoires» di Dakar (Senegal)
Mercoledì, 19 febbraio 1992
Cari fratelli e sorelle,
1. Che gioia trovarmi in mezzo a voi! Che emozione iniziare la mia visita pastorale con questo incontro con i membri del Sinodo diocesano di Dakar e i rappresentanti di tutta la Chiesa in Senegal! Vi ringrazio con tutto il mio cuore per la vostra calorosa accoglienza. Grazie, caro amico Cardinale Hyacinthe Thiandoum, di aver evocato il bel ricordo della nostra comunione durante l’Anno Mariano, quando questa cattedrale, Nostra Signora delle Vittorie, fu gemellata con la Basilica romana di Santa Maria Maggiore. Grazie anche per aver ricordato la figura del Beato Daniel Brottier, fondatore di questo santuario che ricorda tante vite donate per l’Africa. Grazie per questa accoglienza nella vostra comunità diocesana, che conserva fedelmente la memoria dei missionari venuti ad annunciare la Buona Novella, soprattutto dei Padri dello Spirito Santo. Attraverso i suoi Vescovi e i suoi rappresentanti, saluto con affetto tutta la Chiesa di Cristo in Senegal e i suoi numerosi amici di altri paesi. Ed esprimo i miei sentimenti di cordialità ai rappresentanti delle altre comunità ecclesiali che ci manifestano la loro simpatia con la loro presenza.
2. “Ricordati che Gesù Cristo... è risuscitato dai morti” (2 Tm 2, 8). Membri del Sinodo dell’Arcidiocesi di Dakar, siete riuniti affinché la vostra Chiesa sia “segno di Gesù Cristo e testimone del suo Vangelo nel Senegal di oggi”. Sono felice di condividere con voi questa sosta che è un Sinodo, sosta delle forze vive della vostra Chiesa riunite intorno al loro Pastore per rendere grazie dei doni ricevuti, sosta per meglio riprendere insieme il cammino di Cristo. La vostra riflessione tocca gli aspetti essenziali della vita pastorale, affinché l’esperienza messa in comune sia il punto di partenza di un nuovo slancio nelle vostre responsabilità. Siete giustamente orgogliosi della vitalità feconda delle vostre comunità, e ora avete il coraggio di tracciare vie ancora più esigenti per rispondere agli appelli di Cristo, e perché altri fratelli e sorelle “raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù” (2 Tm 2, 10). Le vostre nove commissioni studiano con assiduità numerosi temi per proporre progetti al vostro Arcivescovo. Mi congratulo con voi per questa attiva assunzione di responsabilità e per la collaborazione tra sacerdoti, religiosi, religiose e laici. Vorrei incoraggiarvi nei diversi cammini sui quali procedete, ma mi limiterò ad alcuni punti.
3. Nella vita ecclesiale, date il primo posto alla liturgia. È nella Messa che il Signore riunisce, nutre e conferma la sua Chiesa, attraverso i doni della sua Parola e del suo Corpo. È nella Messa che riviviamo il Sacrificio supremo del Salvatore del mondo che, con il costato aperto, ha fatto scorrere l’acqua e il sangue del Battesimo e dell’Eucaristia. Attraverso l’azione del sacerdote e attraverso segni efficaci, Cristo è veramente presente nella celebrazione eucaristica, che riunisce i membri del suo Corpo mistico. Ci istruisce, accoglie i nostri poveri doni e ci colma della sua grazia. Questo dimostra bene che bisogna fare in modo che la comunità, riunita per celebrare il Signore, possa vivere pienamente il suo incontro e ricevere con fervore i sacramenti. In piena fedeltà alle regole liturgiche della Chiesa, cercate di esprimere degnamente l’intercessione, la lode, l’azione di grazia e la supplica, con le qualità di espressione che sono naturali agli africani. Che i responsabili dell’azione liturgica, del servizio dell’altare, della lettura della Parola, dei canti, siano formati a comprendere il significato della loro azione e a compierla in un’adesione sincera ai misteri celebrati. È chiaro che i fedeli hanno bisogno di una preparazione seria perché la loro esperienza dei sacramenti e della liturgia possa essere intensamente vissuta. Fin dall’infanzia, la catechesi assicura questa iniziazione. Nel fare questa osservazione, aggiungo semplicemente che il ruolo della vostra commissione sinodale per la catechesi mi sembra molto importante, poiché la trasmissione della fede e di una sana concezione della vita è una funzione primaria della comunità. La famiglia e la Chiesa devono unirsi affinché giovani e meno giovani sappiano rendere conto della speranza che è in loro (cf. 1 Pt 3, 15). Dovrete prevedere una buona organizzazione della catechesi e anche un esame attento del contenuto e dei metodi.
4. Nel momento in cui i membri dell’assemblea liturgica si separano, arricchiti e fortificati dall’ascolto della Parola e dalla comunione al Corpo di Cristo, sono chiamati ad andare lungo le vie a portare la Buona Novella. L’abbiamo ricevuta da testimoni venuti da fuori, dobbiamo anche noi diventare dei testimoni per continuare la missione di evangelizzazione affidata dal Signore a tutta la sua Chiesa. Abbiamo ascoltato l’appello dell’Apostolo: “Ricordati di Gesù Cristo”. Ricordati di colui che ci ha promesso di restare con noi fino alla fine del mondo, lui, il fedele (cf. Mt 28, 20; 2 Tm 2, 13). Come ho scritto nell’Enciclica Redemptoris missio: “Nessun credente in Cristo, nessuna istituzione della Chiesa può sottrarsi a questo dovere supremo: annunziare Cristo a tutti i popoli” (n. 3). Chiesa di Dakar, riunita in Sinodo, sii fedele alla tua missione di evangelizzazione! La vostra riflessione vi porterà a ricordare che la prima esigenza per i testimoni è quella di essere degni di fede, essi stessi fedeli alla Parola che hanno ricevuto con il loro modo di mettere in pratica le esigenze del Vangelo. Insieme all’annuncio, praticate il dialogo con i vostri compatrioti di altre religioni. Per favorire il necessario discernimento in questo campo, la Santa Sede ha dato di recente delle direttive che vi chiedo di conoscere e di seguire. Si tratta di utili punti di riferimento per una Chiesa minoritaria come la vostra, che si preoccupa di stabilire rapporti chiari con quanti vivono sulla stessa terra. D’altra parte, cercherete di progredire per esprimere la vostra fede in maniera tale che il messaggio possa essere compreso nella vostra cultura. L’inculturazione è un lavoro paziente, che esige molto discernimento. La Chiesa, attraverso i secoli e i continenti, accoglie la persona di Cristo che, con l’Incarnazione, è presenza totale e definitiva di Dio nell’umanità: Dio, vicino a ogni uomo, ha potuto essere riconosciuto e celebrato nelle diverse culture. Come diceva Paolo VI, ci vuole una lunga “incubazione del mistero cristiano nel vostro popolo” (Kampala, 31 luglio 1969). Ormai numerose generazioni di cristiani hanno assimilato il Vangelo. Grazie alle loro acquisizioni, andate verso nuovi traguardi, per “esprimere progressivamente la (vostra) esperienza cristiana in modi e forme originali, consone alle (vostre) tradizioni culturali, purché sempre in sintonia con le esigenze oggettive della stessa fede” (Redemptoris missio, 53). Vi incoraggio vivamente in questo compito, e riprendo per questo i termini dell’Enciclica sulla Missione che ho appena citato: “Grazie a questa azione nelle Chiese locali, la Chiesa universale si arricchisce di espressioni e valori nei vari settori della vita cristiana” (n. 52).
5. L’insieme dei temi studiati dal vostro Sinodo diocesano presuppone la valorizzazione della collaborazione dei sacerdoti e degli altri fedeli. È l’occasione per definire il ruolo dei laici sotto diversi aspetti. Hanno naturalmente il loro posto in numerosi settori della vita interna della Chiesa, con responsabilità proprie, senza confusione con i ministeri ordinati. Ossia le funzioni liturgiche che possono assicurare, fino all’incarico materiale più autonomo che ormai volete assumervi. Va da sé, allo stesso modo, che i laici competenti sono spesso catechisti ammirevoli, educatori cristiani ascoltati e meritevoli animatori di comunità. Ogni battezzato è chiamato a partecipare alla missione di evangelizzazione nella sua cerchia più ristretta e negli ambienti di cui condivide la cultura. Aggiungerei a questo proposito che, parlando di laici, mi riferisco agli uomini e alle donne, come dimostra la composizione della vostra assemblea. Sapete che ho pubblicato, qualche anno fa, una Lettera apostolica sulla dignità e la vocazione della donna. Apprezzo le vostre iniziative perché alla donna africana venga accordato il posto che le spetta naturalmente, in famiglia come nella Chiesa e nella società. Come ha sottolineato bene il Concilio Vaticano Secondo, la missione dei laici si esercita spontaneamente nel mondo, nei vari ambiti della società. Spetta a loro, attraverso la loro testimonianza esplicita con la rettitudine di vita, di essere quei “fedeli” del Vangelo e dei valori cristiani che aiutano a rendere il mondo più conforme al disegno di Dio. È in questo senso che si iscrive tutto l’insieme di iniziative raggruppate sotto il nome di “pastorale sociale”, come la “Pouponnière” che devo visitare. Penso in particolare ai servizi sanitari, al sostegno ai più poveri, o anche all’educazione e alla formazione dei giovani. Incoraggio tutti coloro che vi si dedicano, dando il meglio di se stessi. Prendono sul serio la preferenza che il Signore stesso ha mostrato per i più piccoli. Vorrei inoltre menzionare un altro campo d’azione in cui i laici hanno un ruolo privilegiato, ossia i media. Conoscete bene l’influenza dei mezzi di informazione e di intrattenimento. Sforzatevi di impegnarvi in questo campo. In un paese dalle molteplici appartenenze religiose, il rispetto delle convinzioni di tutti si impone, cosa che permette ai cristiani di far sentire la loro voce, di manifestare la loro preoccupazione per una sana concezione della vita e per una giusta presentazione dei valori a cui tengono.
6. Una delle vostre commissioni ha per tema “Famiglia e educazione”. Ho intenzione di riparlarne altrove, ma voglio qui sottolineare quanto bisogna rispettare le famiglie, aiutarle a restare dei focolari uniti nell’amore della vita e delle cellule attive nella Chiesa. Le famiglie sono come sorgenti zampillanti: costituiscono insieme un bel fiume fecondo che avanza senza essere fermato dagli scogli della divisione. Che non cessino mai di abbeverarsi all’acqua viva promessa da Cristo!
7. Nel campo del Signore che è a Dakar e in Senegal, c’è molto da fare. Ci vogliono numerosi operatori apostolici. Siate insieme i portavoce dell’appello di Cristo a lavorare nel suo campo. Sostenete la generosità dei giovani e delle giovani che accolgono questo appello. Senza il dono della loro persona, la Chiesa-famiglia perderebbe la sua vitalità. Rendete grazie per i figli del vostro popolo che assicurano il ministero sacerdotale, per gli uomini e le donne che si consacrano alla preghiera nella vita contemplativa, per i religiosi e le religiose che sono artefici insostituibili dell’evangelizzazione nella carità, per i laici che animano numerose comunità, servizi e movimenti. Pregate per loro, pregate perché siano ancora più numerosi.
8. Dopo il Vaticano II, numerose diocesi hanno celebrato il loro Sinodo. Le situazioni sono diverse, ma lo scopo è lo stesso: i membri di una Chiesa particolare si uniscono per meglio compiere la loro missione, in una intensa comunione con la Chiesa universale. Ribadisco per voi ciò che dicevo in un’altra occasione: “Questa comunione è allo stesso tempo obbedienza, scambio, partecipazione, solidarietà. La Chiesa universale ispira e sostiene la vostra azione, e voi la fate beneficiare della vostra testimonianza, della vostra vitalità e del vostro aiuto reciproco. La vostra riflessione sinodale deve impegnarvi a vivere al ritmo dei grandi progetti missionari delle altre comunità cristiane del mondo... Un Sinodo è un rilancio missionario” (Nancy, 10 ottobre 1988, n. 11). Voglio sottolineare a questo proposito che l’Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi sarà un momento essenziale di solidarietà tra le Chiese particolari di tutto il continente. Ho saputo con soddisfazione che avevate già dato un notevole contributo alla sua preparazione. Caro Cardinale Thiandoum, che festeggia i suoi 30 anni di episcopato, cari fratelli e sorelle, offro al Signore con voi il cammino del vostro Sinodo, e gli affidiamo insieme il futuro della Chiesa a Dakar e in Senegal, nell’azione di grazie e nella lode, come avete cantato: “Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi che annunzia la pace” (cf. Is 52, 7).
Che Dio vi conceda un fervore gioioso e un ardore apostolico instancabile!
Che vi colmi con le sue benedizioni!
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