DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE BULGARA
IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»
Lunedì, 1° giugno 1992
Cari fratelli nell’Episcopato,
1. La mia gioia è grande nell’accogliervi e salutarvi “in osculo pacis”, nella sede e presso la tomba di San Pietro, la tomba di San Paolo, l’Apostolo delle nazioni, sui luoghi dove tanti martiri dei primi secoli hanno donato la loro vita. Ho ascoltato con emozione le parole di Mons. Stratiev, Presidente della Conferenza Episcopale bulgara: lo ringrazio per la sua testimonianza. Per quarantotto anni avete conosciuto grandi sofferenze, con i sacerdoti e i fedeli della Chiesa cattolica bulgara. È la prima volta che venite, in qualità di Conferenza Episcopale, nella casa del successore di Pietro per esprimere la vostra fedeltà e la vostra comunione. In virtù del vostro attaccamento alla Chiesa cattolica avete coraggiosamente sopportato dure persecuzioni nel corso degli ultimi decenni. Il primo periodo di difficoltà e di isolamento è cominciato in realtà fin dal 1944, quando un regime ateo ha preso il potere. Avete assistito a un tentativo di progressiva distruzione della Chiesa e della fede: sono state confiscate le scuole della Chiesa, le istituzioni caritative, i monasteri dei religiosi e delle religiose; nel 1948 questi ultimi si sono visti proibire qualsiasi attività e i religiosi stranieri hanno dovuto lasciare il paese. È stata una perdita immensa per la vivacità della vita spirituale e delle opere di carità.
2. Ma nel 1952 è arrivato il vero e proprio calvario, quando molti laici e la maggior parte dei sacerdoti sono stati imprigionati. Con emozione e anche con riconoscenza, vorrei ricordare qui i Pastori che, martiri della fede, furono condannati a morte e giustiziati nella notte fra l’11 e il 12 novembre 1952: Eugenio Bossilkov, Vescovo di Nicopoli, e tre Padri Assunzionisti, Kamène Vitchev, provinciale e superiore del seminario, Pavel Djidjov, economo del seminario, e Josaphat Chichkov, parroco della chiesa cattolica di Varna. Il vescovo di Plovdiv, Ivan Romanov, condannato a dodici anni di carcere, è morto in prigione. Sento di nuovo oggi il dovere di rendere omaggio alla memoria di questi testimoni della fede e di unire al loro ricordo quello di numerosi sacerdoti, religiosi e laici che hanno sopportato torture e sofferenze in prigione o nei campi di concentramento. Hanno veramente vissuto nella totalità le parole dell’Apostolo delle nazioni: “ho servito il Signore con tutta umiltà, tra le lacrime e tra le prove... Non ritengo tuttavia la mia vita meritevole di nulla, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di rendere testimonianza al messaggio della grazia di Dio” (At 20, 19-24). Nel rivolgermi a voi, il mio pensiero colmo di ammirazione e di gratitudine va ai numerosi credenti che hanno conservato la fede durante la loro lunghissima prova, e che hanno dimostrato, spesso pagando con la propria vita la loro fedeltà a Cristo, alla sua Chiesa e alla sua Sede apostolica.
3. Gli avvenimenti importanti che in questi ultimi anni hanno caratterizzato l’Europa centrale e orientale hanno aperto nuove strade alla Chiesa nel vostro paese. In un periodo delicato e difficile di cambiamenti nella società, possibilità inaspettate di apostolato si offrono adesso alla comunità dei credenti. Comincia una nuova fase per la vita della Chiesa mentre, resi forti dall’esperienza di un passato drammatico, vi accingete a ricostruire le strutture delle vostre diocesi. Ci si può augurare che i vostri contatti con le Autorità governative permettano di giungere a soluzioni giuste per i problemi riguardanti la presenza della Chiesa cattolica nella società e in particolare per i beni di cui è stata privata. Avete di fronte, dunque, un compito immenso e difficile. Dovete approntare le strutture materiali necessarie per una vita pastorale attiva e ben organizzata, e quelle che contribuiscono a edificare il tempio vivente costituito dalla comunità dei credenti, soprattutto grazie all’elaborazione di un programma pastorale comune affinché le vostre voci si rivolgano all’unisono ai fedeli e alla società. In particolare, saluto gli sforzi che portate avanti per garantire e promuovere la catechesi dei giovani e degli adulti e vi esorto a proseguire questo lavoro che non mancherà di essere fecondo. L’unità fra voi, vivificata dall’ascolto della Parola di Dio e dalla partecipazione all’unica Eucaristia, “sacramento di pietà, segno di unità, vincolo di carità” (Vaticano II, Sacrosanctum concilium, n. 47), vi sosterrà nell’affrontare i problemi che si presenteranno e per dare nuovo impulso alla vostra attività pastorale. Lo Spirito Santo compie ancora oggi le meraviglie della Pentecoste. Nuovi frutti di giustizia e di santità matureranno nelle vostre comunità ecclesiali.
Che la vostra sollecitudine per il gregge che vi è stato affidato e i vostri sforzi per diffondere e affermare le primizie del Regno di Dio si ispirino sempre al comandamento che il Signore ha lasciato ai suoi discepoli durante l’ultima Cena: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13, 35)! Alla luce del comandamento dell’amore, venerati fratelli nell’episcopato, siate apostoli intrepidi della verità e artefici di una comunità fraterna, restando all’ascolto di Colui che vi ha consacrati (cf. Is 61, 1), per testimoniare con misericordia la benevolenza divina verso di voi. D’altra parte, le condizioni attuali vi consentono di perseguire il dialogo ecumenico con i vostri fratelli delle altre tradizioni cristiane. Dobbiamo rispondere alla preghiera di Cristo alla vigilia della sua morte: “perché siano perfetti nell’unità e il mondo sappia che mi hai mandato” (Gv 17, 23).
4. Con costante sollecitudine siate dei padri per i vostri sacerdoti, i vostri primi e più preziosi collaboratori nella vigna del Signore. Che il farvi carico dei futuri ministri sia la vostra preoccupazione primaria. Non dimenticate che ogni vocazione deve essere coltivata con devozione e anche a costo di sacrifici, senza trascurare alcun aspetto della formazione umana, intellettuale, pastorale e spirituale.
Gli Istituti religiosi sono un dono della Provvidenza per le vostre diocesi: spetta a voi discernerne i carismi e sostenerne la testimonianza evangelica con tutti i mezzi disponibili.
Senza il contributo dei fedeli e il sostegno della famiglia cristiana, la Chiesa non potrebbe giungere alla sua piena vitalità. Ecco perché vi invito a prendere la Famiglia di Nazaret come modello nella vostra attività missionaria. Che il vostro programma pastorale ponga al centro delle preoccupazioni ciò che fa crescere l’unità e l’amore della famiglia: il rispetto e la difesa della vita rifiutando pratiche quali il divorzio e l’aborto che la disgregano e la distruggono, l’educazione dei figli come primo dovere dei genitori e lo sviluppo della vita spirituale. Mi auguro che, per l’insieme delle vostre iniziative pastorali, riceviate gli appoggi spirituali e materiali che vi sono necessari, in virtù della solidarietà delle Chiese particolari del continente che si è così chiaramente manifestata in occasione della recente Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi per l’Europa.
5. Il vostro compito è una sfida missionaria: preparare la Chiesa del terzo millennio riprendendo l’iniziativa dell’evangelizzazione attraverso uno sforzo raddoppiato. Lo Spirito del Redentore, che vi ha guidato fin qui, non vi abbandonerà in questa nuova tappa della vostra storia. La vostra visita “ad limina” sottolinea felicemente la vostra unione con il Vescovo di Roma e la vostra appartenenza al Collegio episcopale: che sia per voi un sostegno! Vorrei chiedervi di trasmettere il mio affettuoso incoraggiamento a tutti i servitori del Vangelo delle vostre diocesi, ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, ai laici che si assumono delle responsabilità e garantiscono numerosi servizi alla comunità, così come a tutti i fedeli. Che i Santi Cirillo e Metodio, particolarmente venerati dalla nazione bulgara da molti secoli, ottengano per voi da Dio che il Vangelo fiorisca di nuovo su questa terra dove essi l’hanno seminato!
Affido alla Santissima Vergine Maria, Madre della Chiesa, i progetti, le speranze e le difficoltà del momento attuale. Le affido la vostra patria: possa la Bulgaria conoscere la primavera cui aspira e un autentico progresso morale e sociale, sotto la protezione della celeste Theotokos!
In questa prospettiva, invoco la benedizione del Signore su di voi, sui sacerdoti, i religiosi, le religiose e i fedeli della nazione bulgara che mi è tanto cara.
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