DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALL’«ASSOCIAZIONE MONDIALE DEI GIURISTI DEL CENTRO
PER LA PACE MONDIALE ATTRAVERSO LA LEGGE»
Sabato, 9 maggio 1992
Signori e Signore,
1. Sono lieto di accogliere qui in Vaticano la “World Jurist Association” del “World Peace through Law Center” in occasione della giornata mondiale della legge. Da trentacinque anni la vostra associazione è impegnata nello stabilire la pace internazionale attraverso lo sviluppo di strutture capaci di tutelare i diritti e di risolvere i conflitti mediante la legge. Vi assicuro che la Chiesa nutre un grande interesse per la vostra opera e apprezza i vostri sforzi miranti a promuovere la causa della giustizia nella vita internazionale. La Santa Sede è stata, concretamente, vicina ai vostri sforzi inviando una sua rappresentanza alle vostre assemblee e spera che, in futuro, possa nascere una collaborazione più feconda.
Nel nostro tempo, la famiglia umana è diventata sempre più consapevole della sua interdipendenza e ha assistito al provvidenziale accrescimento di un approfondito senso di solidarietà fra i popoli e di una maggiore preoccupazione per il benessere di tutte le genti e di ogni individuo (cf. Sollicitudo rei socialis, 38). Le organizzazioni come la vostra rispecchiano questa crescente consapevolezza dell’imperativo morale della solidarietà ed esercitano un ruolo importante nel tradurlo in un’azione efficace.
2. Poiché, come osservano le Sacre Scritture, la pace sarà sempre effetto della giustizia (cf. Is 32, 17), gli sforzi per raggiungere una pace duratura nel mondo devono essere collegati a una difesa paziente e costante dei diritti umani fondamentali. Uno degli scopi principali della legge deve essere quello di assicurare che ogni persona riceva ciò che le è dovuto, a ogni livello della vita sociale. Il riconoscimento che la persona umana è, per natura, oggetto di determinati diritti che nessun individuo, nessun gruppo o Stato può violare, rappresenta un importante raggiungimento giuridico e deve considerarsi un principio essenziale della legge internazionale. Dinanzi a ogni tentativo di negare o di modificare questa verità, esprimo la mia speranza che la vostra associazione elaborerà argomenti sempre più validi e convincenti per l’esistenza di questi diritti inviolabili, al fine di sostenerli ovunque siano minacciati e di sollecitare la costituzione di istanze sempre più efficaci per la loro difesa.
3. Come ho scritto nella Enciclica Centesimus Annus: “Se non esiste una verità trascendente, obbedendo alla quale l’uomo acquista la sua piena dignità, allora non esiste nessun principio sicuro che garantisca giusti rapporti tra gli uomini” (n. 44). I vostri contributi per porre le fondamenta della pace mondiale mediante la legge devono convincervi della esigenza di rispettare i dettami della verità, soprattutto della verità relativa all’uomo, nei meccanismi di ogni sistema giuridico. Infatti, come ho già detto alla vostra associazione in un’altra occasione, “tutta la storia della legge dimostra che essa perde la sua stabilità e la sua autorità morale... ogni volta che cessa di ricercare la verità relativa all’uomo” (24 settembre 1979). Le tragiche conseguenze del disprezzo della verità si sono manifestate, in modo particolarmente evidente, nel nostro secolo, nei regimi che hanno tentato sistematicamente di sopprimere la verità, osando privare le persone dei loro diritti inalienabili in nome di una giustizia superiore o dimostrandosi pronti a sacrificare i diritti degli individui ai diritti dello Stato e dei suoi programmi. Ma tali conseguenze esistono anche oggi in un pericoloso relativismo morale che indurrebbe alcuni a vedere il bene comune della società semplicemente come un insieme di interessi particolari e a considerare i profondi temi etici con uno spirito di parte da risolvere con un appello all’opinione pubblica o con un profitto elettorale.
4. Il ruolo della religione nell’illuminare le coscienze sulla natura spirituale e trascendente della vita umana non può essere ignorato o sottovalutato. Infatti, in ogni considerazione dei fondamentali diritti umani, occorre dare sempre un posto di primaria importanza alla libertà di religione, cioè, in un certo senso, loro fonte e sintesi (Centesimus annus, 47), in quanto essa comprende il diritto di ogni individuo a ricercare la verità in base alla propria coscienza e a vivere in conformità con quella verità, in uno spirito di rispetto e di tolleranza verso gli altri. Questo momento della storia è caratterizzato, da una parte, dalla liberazione di interi popoli dall’oppressione e, dall’altra, dalla triste rinascita di vecchie ostilità fra alcuni gruppi etnici e religiosi. C’è un bisogno urgente di rafforzare, all’interno di un ordine legale internazionalmente riconosciuto, i mezzi giuridici per tutelare i diritti degli individui e dei gruppi, compreso il diritto alla libertà di religione, e per promuovere il rispetto per il contributo significativo che i credenti possono offrire per la costruzione di una società pacifica.
5. Cari amici: nei vostri sforzi di porre le basi di un’organizzazione giuridica della comunità internazionale più efficace, vi invito, ancora una volta, a considerare l’importanza del rispetto e della dovuta tutela di quelle verità morali e spirituali necessarie per una difesa adeguata della dignità e della libertà degli individui, dei popoli e delle nazioni. Prego affinché l’opera della vostra associazione continui a favorire la nascita di una cultura giuridica che sia degna dell’umanità. Spero che ciò contribuirà alla fondazione di quella “civiltà di amore”, in cui ogni essere umano possa godere del rispetto, della libertà e della pace necessari per rispondere alla sua nobile chiamata. Su voi tutti invoco cordialmente le copiose benedizioni di Dio Onnipotente.
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