DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
IN OCCASIONE DELLA BENEDIZIONE
DEL BUSTO DI PAPA GIOVANNI XXIII
Sabato, 20 febbraio 1993
Dopo questa introduzione in cui il vostro Rettore ci ha informato dell’anno di formazione di questo Seminario Romano, non posso che augurare a tutti i seminaristi romani di guardare verso la semplicità, l’umiltà, il grande amore di Giovanni XXIII.
Forse non si pensa sufficientemente a questo aspetto del Concilio Vaticano II: che esso è stato un’ispirazione e un’iniziativa di Papa Giovanni, ispirazione divina, iniziativa pontificia, e che lui anche ha pagato questo Concilio con il suo amore, con la sua sofferenza e con la sua morte. Nel momento in cui era aperto il Concilio, durante la prima sessione, si cominciava a sapere che il Papa si preparava a questa Pasqua definitiva della sua vita. Dopo alcuni mesi lo abbiamo visto già come colui che ci lasciava: che ci lasciava ma che ci aveva fondato bene su questa roccia della sua fede, della sua sofferenza, della sua morte.
Certamente il Concilio Vaticano II porta non solo l’ispirazione e l’iniziativa di Papa Giovanni, ma porta come fondamento della sua opera anche il suo sacrificio. A tutti voi, carissimi, auguro di continuare bene l’opera di questo Seminario, perché questa si continua attraverso i seminatori, attraverso coloro che con questi “semina divina” vengono in un certo senso informati e formati per diventare ministri di Dio, dispensatori dei misteri di Dio.
Vi auguro che questo processo si compia in questo Seminario Romano in modo sempre più efficace, attraverso la preghiera, attraverso la formazione, attraverso gli studi e attraverso tutto quello che compone l’insieme della vita seminaristica.
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