DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PELLEGRINI DELLE DIOCESI DELL’UNGHERIA
Sabato, 9 ottobre 1993
Cari pellegrini ungheresi!
1. Cordialmente saluto voi tutti che siete venuti a Roma per visitare le tombe degli Apostoli Pietro e Paolo. Volete in questo modo ricordare la mia visita pastorale in Ungheria e ricambiarla con un pellegrinaggio nazionale. Vi ringrazio di cuore per il vostro ricordo di quei giorni. Auspico anche che l’odierno incontro fortifichi la vostra fede in Cristo e la vostra fedeltà verso la sua Chiesa e il successore di Pietro.
In modo particolare saluto il vostro Signor Cardinale László Paskai, Arcivescovo di Esztergom, che guida il vostro pellegrinaggio e lo ringrazio per le parole rivolte a me a vostro nome. Il mio cordiale benvenuto va anche a Mons. István-Seregély, il Presidente della Conferenza episcopale d’Ungheria, e a tutti i fratelli nell’Episcopato. Con gioia posso constatare la presenza a quest’udienza di tutti i Vescovi nelle cui diocesi ho potuto celebrare il sacrificio eucaristico. Ringrazio voi, i sacerdoti, i fedeli e tutto il popolo ungherese per la cura con la quale avete preparato la mia visita; mi avete ricevuto con grande cordialità, accompagnandomi attraverso la vostra patria e accogliendo con riconoscenza le mie parole.
Saluto cordialmente il Signor Segretario di Stato Miklós Pálos che, per incarico del Governo ungherese, ha diretto le preparazioni del vostro viaggio, come pure S.E. il Sig. Sándor Keresztes Ambasciatore della Repubblica d’Ungheria presso la Santa Sede. Già un anno fa, in occasione di un pellegrinaggio dei dirigenti e rappresentanti delle forze armate ungheresi, ebbi l’opportunità di ringraziare per i preziosi servizi resimi durante il mio soggiorno costì. Attraverso Lei, Signor Segretario di Stato, vorrei far giungere anche alle altre Autorità della Repubblica d’Ungheria la mia riconoscenza per aver provveduto all’armonioso e ordinato svolgimento di questo mio soggiorno.
2. In Ungheria ho avvertito la vostra fede e il vostro zelo e mi sono rallegrato per l’esperienza impressionante della preghiera in comune; la vostra fede mi è stata di sostegno, come anch’io volevo confortare e incoraggiarvi (cf. Rm 1, 12). Siate sempre forti nella fede, imperturbabili nella speranza e disinteressati nella carità! Fortificatevi a vicenda nella fedeltà a Cristo e la sua Chiesa. Approfittate con zelo e determinazione delle possibilità aperte dalla riacquistata libertà per la vostra patria e la vostra Chiesa. Fortificate e approfondite in voi, nelle famiglie e nelle associazioni la vita cristiana secondo il motto scelto per la mia visita pastorale: La nostra vita è Cristo.
Con grande gioia e soddisfazione ricordo che, oltre ai vostri fedeli e ai vostri fratelli e sorelle ungheresi che vivono al di là delle frontiere del vostre paese, avevano partecipato alle celebrazioni anche molti fedeli convenuti dai paesi confinanti: tedeschi austriaci, croati, sloveni, romeni, ruteni, slovacchi, ucraini. In questo modo la mia visita pastorale diventava una testimonianza eloquente per un incontro svoltosi in un clima di comprensione reciproca tra varie nazionalità e culture, espressione di una comunità fraterna dei figli di Dio nell’ambito della Chiesa di Gesù Cristo.
Oggi volete nuovamente confermare questa comprensione con la presenza di fedeli provenienti da alcune regioni situate al di fuori dell’Ungheria, cioè dalla Transilvania, dalla Slovacchia e dalla Vojvodina. In mezzo alle tensioni della nostra epoca queste manifestazioni sono di particolare importanza. So anche che il vostro paese e specialmente i suoi credenti, accolgono con una carità che non teme sacrifici, coloro che, per le terribili guerre nei paesi vicini, sono costretti alla fuga oppure sono stati espulsi.
Siate sempre decisi e coerenti nella confessione e nella realizzazione della carità evangelica, dimostrando comprensione, perdono e benevolenza. Rispettate sempre i diritti e i valori individuali e comunitari degli altri, come pure delle varie comunità religiose e nazionali. Allora voi sarete, tra gli abitanti dei paesi dell’Europa centrale e dell’Est che hanno dovuto sopportare tante sofferenze, testimoni della carità e della pace e potrete contribuire perché vengano tributate stima e riconoscenza anche ai vostri compatrioti che vivono al di là delle vostre frontiere.
3. Un’esperienza particolare è stato per me il diretto contatto con i giovani nello stadio del popolo a Budapest. Il loro ottimismo e il loro entusiasmo fortificano in noi la convinzione che anche in questo momento storico Dio si preoccupa dell’avvenire della Chiesa. I giovani sono la vostra speranza, sono la vera forza della Chiesa. Incoraggiateli, perché con il loro impegno possano arricchire la vita della Chiesa e trovare nell’ambito delle varie associazioni e organizzazioni l’aiuto adatto per diventare autentici testimoni e annunciatori del Vangelo.
In questo contesto vorrei anche ricordare le vocazioni religiose e sacerdotali di cui la Chiesa in Ungheria ha tanto bisogno. Il Concilio Vaticano II insegna: “Il dovere di dare incremento alle vocazioni sacerdotali spetta a tutta la comunità cristiana, che è tenuta ad assolvere questo compito anzitutto con una vita perfettamente cristiana” (Optatam totius, 2). Il contributo più importante spetta qui alla famiglia che diventa, per così dire, il primo seminario; poi alle comunità parrocchiali, la cui vita è condivisa dagli stessi giovani. Anche gli insegnanti e le associazioni cattoliche devono cercare di educare i giovani a loro affidati in modo tale che sappiamo percepire la chiamata divina e accoglierla volentieri. Infine, gli stessi sacerdoti dovrebbero soprattutto dare prova del loro zelo apostolico promuovendo le vocazioni. Chiedo anche ai Vescovi di insistere sulla promozione delle vocazioni, di fare in questo campo tutto il possibile e “di comportarsi come padri nell’aiutare senza risparmio di sacrifici coloro che essi avranno giudicato chiamati all’eredità del Signore” (Optatam totius, 2).
Di cuore chiedo a voi, Vescovi e sacerdoti, di essere instancabili nel vostro servizio di annuncio del Vangelo, perché la Buona Novella e i valori della vita cristiana raggiungano tutti gli uomini. In questo contesto auguro di cuore che la ristrutturazione delle vostre diocesi, effettuata con la Lettera apostolica Hungarium Gens del 31 maggio 1993, contribuisca alla facilitazione e allo stesso tempo all’intensificazione del vostro lavoro apostolico, nel contesto della nuova evangelizzazione.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica, di recente pubblicazione, dovrebbe essere qui un aiuto insostituibile.
Ho saputo con gioia che questa guida della fede cattolica verrà tra poco anche pubblicata in traduzione ungherese.
Vorrei incoraggiarvi tutti, cari vescovi, sacerdoti e fedeli! Fate tutto il possibile perché i diritti che vi sono garantiti con la legislazione democratica, vengano pienamente valorizzati e spiegati in tutti i campi della vita della Chiesa. Impegnatevi per l’istituzione del maggior numero possibile di scuole cattoliche; inoltre anche per assicurare all’insegnamento della religione in tutte le scuole il posto che gli spetta. La materia “religione” e l’approfondimento della vita cristiana sono di importanza fondamentale e possono contribuire alla buona formazione umana di tutti, anzi, proprio perché si rivolgono ai giovani servono alla moralizzazione della società e della nazione.
4. Questa vostra visita e, come tanti pellegrinaggio ungheresi, legata alla festa “Magna Domina Hungarorum”, in onore della quale è stata costruita nella Basilica di San Pietro una cappella, che ho consacrato in presenza dei vostri Vescovi.
In questa Basilica anche voi avete celebrato in suo onore il sacrificio eucaristico. Così facendo, avete dato testimonianza per l’antica tradizione del culto mariano, radicata nella vostra nazione e per secoli non soltanto sorgente di forza per fede e speranza, ma anche legame tra la Chiesa nella vostra patria e la Sede e il successore di Pietro.
Affido all’intercessione della “Magna Domina Hungarorum” la Chiesa in Ungheria e tutti gli ungheresi. La protezione e l’aiuto di Dio vi accompagnino sulla strada della vostra fede e della vostra vita.
In questo senso vi impartisco di cuore la mia benedizione apostolica.
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