PAROLE DI GIOVANNI PAOLO II
PRIMA DELLA RECITA DEL ROSARIO
Cortile del Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo
Sabato, 3 settembre 1994
Il Rosario che ci apprestiamo a recitare, in questo primo sabato di settembre, vuole essere soprattutto una fervida implorazione al Signore, mediante l’intercessione della Vergine Santa, per la buona riuscita della mia visita pastorale a Sarajevo.
Spero vivamente - se saranno date garanzie sufficienti per la sicurezza della popolazione - di potermi recare in tale città così provata e a me tanto cara come pellegrino di pace, facendo affidamento non sulle risorse della potenza umana, ma additando le lacrime della Madre di Dio. Il progettato viaggio a Sarajevo coincide con la festa della sua Natività. A Maria Santissima da sempre guardano con affetto i figli della Chiesa Cattolica. A Lei si volgono con altrettanto amore i fratelli cristiani dell’Ortodossia, ai quali ci unisce l’unica fede e il desiderio di una sempre più piena comunione. Verso di Lei nutrono religioso rispetto anche i fedeli dell’Islam.
Maria è la Madre comune. Chi più di Lei ha a cuore che, nei Balcani, cessi presto la guerra e si ristabilisca una pace vera e duratura? Ella ha raccolto nel suo cuore il pianto delle mamme, il grido dei bambini e di tutte le vittime di questo assurdo conflitto fratricida. Possa la sua intercessione ottenere per quell’amata regione e per il mondo intero il dono prezioso della riconciliazione e della pace.
Affido a Lei questo viaggio e quello che qualche giorno dopo mi porterà a Zagabria, domandandole che tutto possa svolgersi senza pericoli per la popolazione che vorrà pregare col Papa.
Con la recita del Rosario di questa sera, già spiritualmente mi reco a Sarajevo per far sentire agli abitanti di quella martoriata terra il mio solidale affetto, che mai è venuto meno in questi anni. Ascoltino, i responsabili, l’invocazione di pace che sgorga dal cuore della Madre di Dio. Si aprano i cuori a pensieri di riconciliazione e di concordia. Maria, Regina della pace, prega per noi!
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