DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE
DEL PONTIFICIO ISTITUTO MISSIONI ESTERE (PIME)
Sabato, 8 luglio 1995
Carissimi Missionari del PIME!
1. Sono lieto di incontrarmi con voi in occasione della Assemblea Generale del vostro Istituto. Saluto cordialmente ciascuno dei partecipanti a questa importante assise, rivolgendo un particolare pensiero al vostro Superiore Generale, Padre Franco Cagnasso. Desidero estendere questo mio affettuoso saluto a tutti i Missionari, sacerdoti e laici, del Pontificio Istituto Missioni Estere.
Nel corso degli intensi lavori assembleari di questi giorni, oltre all’elezione dei nuovi Superiori della vostra Società di vita apostolica, voi vi proponete di sviluppare una riflessione approfondita su alcuni temi fondamentali per il cammino del vostro Istituto e per il suo impegno missionario “ad gentes”.
2. Un primo ambito, che richiede speciale attenzione per rispondere adeguatamente alle sfide del nostro tempo, è quello della formazione permanente. Essa ha lo scopo di consolidare la vocazione di ciascuno, per metterlo in grado di rispondere sempre meglio alle nuove esigenze della missione della Chiesa, sulle quali mi sono soffermato nell’Enciclica Redemptoris Missio ed in alcune recenti catechesi dedicate a questo argomento. Per questo vi esorto, carissimi, a delineare un programma di formazione permanente, che aiuti le persone a compiere un’opportuna revisione dei propri impegni e scelte, in ordine ad una testimonianza sempre più chiara della specificità del vostro carisma, che è quello della missione “ad gentes”.
Tale programma vi aiuterà anche a chiarire meglio il senso e le modalità della vostra missione in aree caratterizzate da particolari difficoltà, sia per l’esiguità delle conversioni sia per gli impedimenti posti dai governi locali alla pubblica testimonianza della fede. Proprio in tali situazioni difficili emerge con maggiore chiarezza che le vie di Dio sono misteriose e non immediatamente comprensibili ad uno sguardo puramente umano. Il Signore vi conceda sempre, in simili circostanze, di offrire il vostro servizio missionario con un supplemento di generosità, confidando nella grazia del Signore, il quale solo conosce i tempi ed i momenti in cui il seme evangelico, gettato a piene mani, porterà i suoi frutti.
3. Un secondo ambito che richiede una approfondita riflessione è l’impegno di imprimere al vostro Istituto un sempre maggiore carattere di internazionalità. Questa non si traduce nella formazione di circoscrizioni nazionali autonome, ciascuna delle quali organizzi la missione secondo criteri propri, ma s’esprime piuttosto, ad un livello più profondo, nella capacità di accogliere e valorizzare la convivenza di persone provenienti da culture differenti. A questo riguardo, è importante lo sforzo attualmente in corso nel vostro Istituto di stimolare ogni Chiesa, particolarmente quelle di più recente evangelizzazione, ad aprirsi alla missione “ad gentes”, come espressione della propria crescita nell’identità ecclesiale.
La caratteristica di internazionalità del PIME, orientando alla missione “ad gentes” anche sacerdoti e laici delle Chiese del cosiddetto “Sud del mondo”, richiede in tutti una forte capacità di rinnovamento interiore, per superare i limiti della propria mentalità e cultura di origine, e potersi realmente aprire alle ricchezze degli altri, valorizzando quei “semina Verbi” che il Signore ha nascosto in ogni civiltà.
In tale prospettiva vi sarà di grande aiuto la collaudata tradizione di cooperazione con le altre forze missionarie, grazie alla quale il vostro Istituto ha sempre saputo favorire uno scambio arricchente di energie umane e di ricchezze spirituali.
4. Il terzo ambito, particolarmente legato alle sfide del nostro tempo, è costituito dalla crescente richiesta di personale preparato per compiti formativi e di impegno nel mondo dei mezzi della comunicazione sociale.
È opportuno che l’Istituto non deluda le attese di quanti contano sul suo aiuto in ordine ad una solida ed aggiornata formazione delle nuove leve. Un certo calo di vocazioni, registratosi in alcune zone, lungi dall’essere motivo di scoraggiamento, deve invece venire accolto come un invito a focalizzare ancor meglio la vostra identità ed il vostro impegno in senso più specificamente missionario “ad gentes”.
Quanto al problema di una più incisiva presenza nel campo delle comunicazioni sociali, non posso che ripetere quanto ho ricordato nell’Enciclica Redemptoris Missio (cf. n. 37): non è importante soltanto l’uso adeguato di tali mezzi a scopo missionario, ma urge adoperarsi per evangelizzare il mondo stesso costituito da tali mezzi, così da renderli dall’interno autentiche vie di evangelizzazione. Il vostro Istituto può già vantare in questo campo una consolidata tradizione. Sappiate proseguire su questa strada, facendo tuttavia attenzione a non lasciarvi distogliere dai fondamentali impegni del contatto diretto con le persone e della sobrietà nell’uso dei beni economici.
5. Auspico, carissimi, che l’approfondita riflessione sulle importanti tematiche, a cui vi state dedicando in questi giorni, illumini il cammino del vostro Istituto nei prossimi anni, aiutandovi a riscoprire sempre meglio il grande patrimonio di spiritualità e di attività missionaria del PIME, per proseguire nella vostra generosa collaborazione alla missione della Chiesa. Vi sia di stimolo e di incoraggiamento l’esempio di tanti Confratelli, che hanno offerto la loro esistenza alla causa del Vangelo, disposti anche all’eroismo della suprema testimonianza del sangue, come è accaduto, per esempio, nella vicenda del P. Salvatore Carzedda, ucciso due anni fa nelle Filippine, ove si dedicava al dialogo interreligioso con i musulmani.
Mentre invoco su di voi e su tutti i Membri del Pontificio Istituto Missioni Estere la celeste protezione di Maria, Madre della Chiesa e dei Missionari, imparto di cuore a voi ed ai vostri Confratelli una speciale Benedizione Apostolica, estendendola volentieri alle Comunità cristiane in cui operate ed a quanti incontrate nel vostro quotidiano impegno a servizio del Vangelo.
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