DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI MEMBRI DEL COMITATO CENTRALE
DEL GRANDE GIUBILEO DELL’ANNO 2000
Giovedì, 8 giugno 1995
Venerati Signori Cardinali e Fratelli nell’Episcopato,
Carissimi Fratelli!
1. È grande la mia gioia nel ricevervi quest’oggi, in occasione della vostra prima Assemblea Plenaria, convocata allo scopo di elaborare, in vista del Grande Giubileo dell’Anno 2000, un piano d’azione secondo le indicazioni contenute nella Lettera apostolica Tertio Millennio Adveniente.
Suscitare come un’onda di forte e genuina spiritualità
Saluto il Presidente, il Cardinale Roger Etchegaray, e lo ringrazio per le cortesi parole che a nome di tutti ha voluto rivolgermi. Saluto il Segretario Generale e saluto ciascuno di voi qui presenti, soprattutto coloro che, non senza sacrificio, sono venuti da lontano per prendere parte ai lavori dell’Assemblea.
Voi formate un gruppo altamente qualificato, composto, tra l’altro, da eminenti rappresentanti di Organismi episcopali regionali e da responsabili dei Dicasteri Romani. Operando insieme, siete chiamati a far tesoro di ogni dono dello Spirito ed a valorizzare appieno suggerimenti e proposte che verranno, mi auguro in grande numero, dalle Comunità ecclesiali, al fine di suscitare come un’onda di forte e genuina spiritualità, in preparazione del Grande Giubileo all’inizio del terzo millennio cristiano.
Unico e comune è lo Spirito che vi guida ed unica e comune è la meta verso la quale tutti siamo incamminati
2. Il vostro incontro trae spirituale impulso dal clima ancor vivo della recente Pentecoste, nella quale il popolo di Dio ha celebrato l’effusione dello Spirito Santo, fonte della sua sempre nuova vitalità ed insieme della sua comunione. “Vi è diversità di carismi – scrive l’apostolo Paolo ai Corinzi – ma uno solo è lo Spirito; vi è diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi è diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti” (1 Cor 12, 4-6).
Quest’immagine della Chiesa animata dallo Spirito Santo e coadunata nella comunione trinitaria offre un provvidenziale sfondo ai vostri lavori. Coordinare ed orientare i diversi doni e servizi alla medesima meta, nel medesimo spirito: questo, infatti, è il vostro comune sforzo, secondo le mansioni di ciascuno. La complessità stessa dell’opera alla quale siete chiamati a dedicarvi richiede una straordinaria collaborazione da parte di tutti. Per questo intendete diversificare i compiti ed articolare il lavoro in Commissioni, Sottocommissioni e Comitati. In tali organismi ciascuno può mettere a disposizione l’esperienza e la competenza proprie in campo pastorale, teologico, liturgico e sociale. Unico e comune è lo Spirito che vi guida ed unica è la meta verso la quale siamo tutti incamminati. Il Grande Giubileo dell’Anno 2000 è evento straordinario nella vita della Chiesa e del mondo: proprio per questo non mancherà di farsi sentire, nella sua preparazione e celebrazione, l’azione corroborante dello Spirito Santo.
Vivere il periodo dell’attesa come “un nuovo avvento”
3. Sin dall’inizio del mio pontificato ho avuto modo di parlare del Grande Giubileo in modo esplicito, invitando a vivere il periodo dell’attesa come “un nuovo avvento”. Sono poi tornato su questo tema più volte, ampiamente soffermandomi su di esso nell’Enciclica Dominum et Vivificantem (cf. nn. 49 ss.). In questo periodo che ci prepara a tale evento è necessario prestare particolare ascolto a tutto ciò che lo Spirito dice alla Chiesa e alle Chiese (cf. Ap 2,7ss.), come pure alle singole persone attraverso i carismi che Egli distribuisce a vantaggio dell’intera comunità. Occorre, in questo periodo, ravvivare la sensibilità per “ciò che lo Spirito suggerisce alle varie comunità, dalle più piccole, come la famiglia, sino alle più grandi come le nazioni e le organizzazioni internazionali, senza trascurare le culture, le civiltà e le sane tradizioni. L’umanità, nonostante le apparenze, continua ad attendere la rivelazione dei figli di Dio e vive di tale speranza come nel travaglio del parto, secondo l’immagine utilizzata con tanta forza da san Paolo nella Lettera ai Romani” (cf. Rm 8, 19-22) (Tertio Millennio Adveniente, 23).
In particolare, nell’attuale fase “antepreparatoria”, che comprende anche il 1996, lo scopo principale è di far prendere coscienza al popolo cristiano “del valore e del significato che il Giubileo del 2000 riveste nella storia umana” (Tertio Millennio Adveniente, 31). In questa tappa sarà cura del vostro Comitato Generale suggerire al riguardo “alcune linee di riflessione e di azione a livello universale” (Tertio Millennio Adveniente, 31), rendendo così un servizio alle Chiese locali, nelle quali opereranno, in maniera più capillare, Commissioni appositamente create.
Si tratta di aiutare le Conferenze Episcopali, le Diocesi, le Parrocchie ad “approfondire gli aspetti più caratteristici dell’evento giubilare” (Tertio Millennio Adveniente, 31) coniugandoli con l’impegno ordinario della nuova evangelizzazione, e fornendo a tal fine costanti e validi sussidi pastorali.
So che state predisponendo in questo senso opportuni collegamenti usufruendo il più possibile dei molteplici e moderni mezzi della comunicazione sociale, perché l’intenso lavoro preparatorio sia conosciuto e condiviso dall’intero popolo cristiano in ogni angolo della terra. A nessuno sfugge quanto sia importante oggi non trascurare il mondo della comunicazione, “il primo areopago del tempo moderno”, che sta unificando l’umanità divenuta, come si suol dire, un “villaggio globale”. Un tale impegno non ha solo lo scopo di moltiplicare l’annunzio: si tratta di un fatto più profondo, perché l’evangelizzazione stessa della cultura moderna dipende in gran parte dall’influsso dei mass media (cf. Redemptoris missio, 37).
La preparazione al Grande Giubileo del 2000, per le caratteristiche peculiari del tempo che stiamo vivendo, è fortemente influenzata dagli attuali modi di comunicare con nuovi linguaggi, nuove tecniche e nuovi atteggiamenti psicologici. Di tutto questo va tenuto conto, perché il cammino verso il terzo millennio della fede cristiana diventi un autentico itinerario di evangelizzazione.
Una predicazione rinnovata per una nuova evangelizzazione
4. Punto di convergenza di ogni sforzo pastorale resta l’annunzio di Cristo, Redentore dell’uomo: “Dio ti ama. Cristo è venuto per te” (Christifideles Laici, 34).
Quest’annuncio è destinato a rivitalizzare la predicazione restituendole una sorgiva forza cherigmatica, capace di riscaldare le coscienze degli uomini contemporanei, non di rado indifferenti, almeno apparentemente, o presi da altri interessi. Una predicazione rinnovata, dunque, per una nuova evangelizzazione: un annuncio incentrato su Cristo Redentore dell’uomo, sul Padre ricco di misericordia, sulla forza vivificante dello Spirito; una predicazione fedele alla Parola di Dio e fedele all’uomo. Per questo il Giubileo del 2000, come più volte ho detto, “vuol essere una grande preghiera di lode e di ringraziamento soprattutto per il dono dell’Incarnazione del Figlio di Dio e della Redenzione da Lui operata” (Tertio Millennio Adveniente, 32).
Sia vostra cura, pertanto, offrire alle Chiese locali, mediante le Commissioni Teologica e Pastorale, utili contributi per l’autentico rinnovamento dell’azione evangelizzatrice. Vorrei richiamare qui l’attenzione su quanto ho scritto nella Tertio Millennio Adveniente a proposito dell’esame di coscienza per i mali del nostro tempo, specialmente per l’indifferenza religiosa ed il relativismo etico (cf. n. 36). Approfondendo tali fenomeni, a confronto col dato altrettanto evidente e in apparenza contraddittorio della diffusa sete di religiosità, sappiate indicare, anche con l’ausilio delle tecniche moderne, le modalità più idonee per trasmettere l’annuncio di Cristo, che è lo stesso ieri oggi e sempre (cf. Eb 13, 8). Il Grande Giubileo permetterà allora all’umanità di varcare la soglia del terzo millennio come soglia di autentica speranza.
La dimensione ecumenica e il dialogo interreligioso
5. Rifuggendo da ogni tentazione millenaristica, i cristiani sono chiamati a guardare al 2000 con un senso profondo di fiducia: “Confitemini Domino quoniam bonus” (Sal 136, 1). Fare memoria della nascita del Salvatore significa celebrare con rinnovata gioia il mistero dell’Incarnazione, ineffabile manifestazione dell’amore infinito di Dio.
È necessario sottolineare, in proposito, l’essenziale dimensione ecumenica di questa celebrazione, nella quale ci sentiamo in profonda sintonia con gli altri cristiani non ancora in piena comunione con noi: “L’avvicinarsi della fine del secondo millennio sollecita tutti ad un esame di coscienza e ad opportune iniziative ecumeniche, così che al Grande Giubileo ci si possa presentare, se non del tutto uniti, almeno molto più prossimi a superare le divisioni del secondo millennio” (Tertio Millennio Adveniente, 34).
E qui emerge un’altra pista che potrà rivelarsi particolarmente fruttuosa nei prossimi anni: quella del dialogo interreligioso. In tutte le religioni si esprime la ricerca di Dio da parte dell’uomo. Nel Cristianesimo “non è soltanto l’uomo a cercare Dio, ma è Dio che viene in Persona a parlare di sé all’uomo ed a mostrargli la via sulla quale è possibile raggiungerlo” (Tertio Millennio Adveniente, 6). Per mezzo del Figlio fatto uomo, Dio Padre non soltanto parla all’uomo ma lo cerca, e fa questo perché lo ama “eternamente nel Verbo e in Cristo lo vuole elevare alla dignità di figlio adottivo” (Tertio Millennio Adveniente, 7). Così facendo Dio va aldilà di ogni aspettativa od esperienza religiosa puramente umana, e l’uomo è guidato da Cristo nello Spirito ad affacciarsi sull’insondabile mistero del Padre.
A quale altissima vocazione, carissimi, è chiamata l’umanità! La Chiesa è sospinta dallo Spirito a ricordarlo sempre nuovamente agli uomini distratti, e il Giubileo rappresenta un’occasione storica per invitare a questa presa di coscienza salutare.
Carissimi Fratelli e Sorelle, preghiamo perché tale evento possa compiersi, secondo la divina volontà, come momento di intenso approfondimento della fede. Per questo lo affidiamo fin da ora alla materna protezione di Maria Santissima, Madre della Chiesa. La Vergine Santa accompagni in particolare voi, carissimi, e il vostro non facile ma esaltante servizio all’intero popolo cristiano. Da parte mia, vi assicuro un costante ricordo nella preghiera, mentre su ciascuno di voi e su tutti i collaboratori imparto di cuore una speciale Benedizione Apostolica.
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