DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA
Aula del Sinodo - Giovedì, 9 maggio 1996
"La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, (...) venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: Pace a voi! Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi" (Gv 20, 19-21).
Carissimi Fratelli nell’episcopato!
1. Con voi gioisco della venuta del Signore risorto che si rende presente in mezzo a noi. Ogni nostro riunirci in assemblea è un rivivere quell’esperienza originaria e fondante della Chiesa che rievochiamo, con intensità ed efficacia particolare, in questo periodo pasquale, mentre attendiamo fiduciosi e in preghiera il dono di una rinnovata effusione dello Spirito Santo (cf. Gv 20, 22).
Ciascuna delle nostre Chiese, in comunione con tutte le altre, è immagine viva ed eloquente della comunità degli Apostoli riunita nel cenacolo. È chiamata dunque ad accogliere il Signore crocifisso e risorto e a lasciarsi plasmare dal dono del suo Spirito per diventare "un cuor solo e un’anima sola" (cf. At 4, 32 ) e proiettarsi con rinnovato slancio nell’annuncio e nella testimonianza delle grandi cose fatte da Dio per la salvezza di tutti gli uomini. Saluto con affetto ciascuno di voi. Saluto e ringrazio il vostro Presidente, il Signor Cardinale Camillo Ruini, da poco confermato nel suo incarico, i Vicepresidenti, il Segretario Generale Mons. Ennio Antonelli. A tutti auguro un ministero ricco di consolazioni spirituali, nella propria Diocesi e nel comune servizio della Conferenza Episcopale.2.
Nell’itinerario di fede della Comunità ecclesiale in Italia, il Convegno celebrato a Palermo lo scorso novembre ha rappresentato un passaggio di grande rilievo ed ha suscitato in tutti i credenti viva speranza. Nella presente Assemblea avete esaminato e approvato il documento che ha raccolto, vagliato e tradotto in autorevoli linee di impegno pastorale i frutti di quel Convegno. Ne risulta così approfondito e rilanciato nella prospettiva del Giubileo dell’anno 2000 il grande tema del "Vangelo della carità" che guida in questo decennio il cammino della Chiesa in Italia. Si tratta di aprire la mente e il cuore ai doni dello Spirito Santo per vivere la propria esistenza nella sequela esigente e liberante di Cristo crocifisso e risorto, e nel servizio ai più piccoli tra i fratelli (cf. Mt 25, 40), accogliendo l’invito all’universale vocazione alla santità, alla perfezione della carità, che è rivolta a tutti e, con la grazia di Dio, per tutti concretamente possibile.3.
Dalla contemplazione del mistero di Dio che si rivela a noi in Gesù Cristo si sprigiona quella visione dell’uomo, della sua vocazione terrena ed escatologica, delle sue relazioni sociali, che è il principio di una cultura e di una civiltà cristiane. È ciò che insegna il Concilio Vaticano II, quando invita a riconoscere in Gesù Cristo "la chiave, il centro e il fine dell’uomo nonché di tutta la storia" (Gaudium et spes, n. 10), per rispondere così, partendo dalla vocazione divina ed eterna dell’uomo, alla grande transizione culturale che investe l’intera famiglia umana. Il Vangelo, infatti, è forza rinnovatrice anche delle realtà terrene. Molto opportunamente, perciò, nel Convegno di Palermo avete posto le basi di un progetto culturale orientato in senso cristiano, che ora intendete sviluppare e progressivamente attuare. È questo un punto di vitale importanza per l’evangelizzazione: alle correnti di scristianizzazione che investono anche una terra di bimillenaria tradizione di fede come l’Italia, si può rispondere efficacemente soltanto attraverso un più incisivo annuncio di Cristo. In tale opera sarà di valido sostegno la contestuale proposta di una cultura rinnovata che sappia interpretare alla luce del Vangelo le domande e le istanze dell’epoca che stiamo vivendo. Questo è anche il principale contributo che i cristiani possono offrire alla vita sociale e politica dell’Italia. Nell’assumere le proprie responsabilità temporali i fedeli laici hanno bisogno di saldi riferimenti spirituali e culturali, che consentano loro di non smarrire la propria identità e di operare con fiducia e coraggio per un progetto di società ispirato alla dignità e vocazione trascendente della persona. Il bene comune e il progresso sempre solidale della diletta Nazione italiana - seppur secondo modalità nuove - richiedono, oggi non meno di ieri, la testimonianza chiara dei credenti e la loro capacità di proporre e di difendere quella grande eredità di fede, di cultura e di unità che costituisce il patrimonio più prezioso di questo popolo (cf. Giovanni Paolo II, Lettera ai Vescovi italiani, 6 gen. 1994: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XVII, 1 (1994) 45).4.
Nel cammino di attuazione degli indirizzi del Convegno di Palermo e di preparazione al grande Giubileo del terzo millennio, una tappa privilegiata sarà il Congresso Eucaristico Nazionale che verrà celebrato a Bologna nel settembre del prossimo anno. Il tema scelto è quello stesso del primo anno della fase preparatoria del Giubileo: "Gesù Cristo, unico salvatore del mondo, ieri, oggi e sempre" (cf. Eb 13, 8 ). Vissuto con cura nella Diocesi che lo ospita e dall’intero popolo cristiano, esso costituirà un invito a meditare sulla centralità di Cristo nella vita personale e comunitaria e a sviscerare le implicazioni di questo immenso dono per la vita culturale e sociale. L’Eucaristia racchiude infatti in sé tutta la straordinaria potenzialità rinnovatrice e santificatrice della risurrezione del Signore Gesù: vivere di essa significa diventare costruttori appassionati di unità, di libertà e di pace. Con questo spirito di fedele adesione a Cristo e di fraterna solidarietà la Chiesa che è in Italia si prepara ad accogliere ed ospitare i tanti pellegrini dell’Anno Santo. Ogni comunità ecclesiale deve predisporsi ad essere sempre più come la "città posta sul monte" (cf. Mt 5,14 ), per l’esemplarità nella fede, per la perseveranza nella reciproca carità che contraddistingue i discepoli di Cristo, per lo spirito di ospitalità e cordialità, per la generosità con cui vorrà mettere a servizio di tanti fratelli e sorelle provenienti da ogni angolo del mondo le bellezze e ricchezze di fede e di carità, di cultura e di arte, di cui lo spirito evangelico ha dotato le città e popolazioni italiane.5.
La celebrazione del Grande Giubileo del 2000 riveste una significativa prospettiva missionaria, che ha trovato ampio riscontro nei lavori della vostra Assemblea. Notevole è stato sempre lo sforzo compiuto dalla Chiesa che è in Italia al servizio della missione universale. Sono state scritte, in proposito, pagine di autentico martirologio. Anche oggi continua l’eloquente testimonianza di molti missionari alle frontiere dell’evangelizzazione. Risuonano ancora nel nostro animo gli echi della beatificazione in San Pietro di due grandi Vescovi italiani che si sono distinti nel campo della missio ad gentes: Mons. Comboni e Mons. Conforti. Mentre rendiamo grazie a Dio e onore ai tanti missionari e missionarie, sacerdoti, religiosi e religiose, laici, uomini e donne, ci sentiamo impegnati a conservare gelosamente e a sviluppare, adattandola profeticamente ai tempi nuovi, questa preziosa eredità missionaria, che è il segno della vitalità di fede del popolo di Dio che ci è affidato. Restino le nostre Chiese sempre disponibili nei confronti delle altre Comunità cristiane che ci tendono la mano, nella certezza che Dio non si lascia vincere in generosità. Un nuovo e ardimentoso slancio missionario rappresenterà una incalcolabile occasione di evangelizzazione per le comunità ecclesiali in Italia ed in particolare per i giovani. Questo, poi, sarà anche il frutto più tangibile del Giubileo: riscoprire, rinvigorire e gustare la bellezza della propria fede, condividendola con altri, lontani e vicini, che aspettano talora con ansia, talora persino senza esserne consapevoli, questo dono immenso.6.
Venerati Fratelli nell’episcopato! Affidiamo a Maria Santissima, Madre di Cristo e Madre della Chiesa, le prospettive e i propositi emersi in questi giorni dalla comune preghiera, dalla riflessione, dal dialogo fraterno. La memoria del mistero pasquale ce la mostra ai piedi della croce, partecipe della passione del Figlio. Ai piedi della croce il discepolo la riceve, quale inestimabile dono, dalle mani del Crocifisso (cf. Gv 19, 27 ). Da quel momento, Ella vive nel cuore della Chiesa, custode efficace della comunione dei discepoli e stella radiosa dell’evangelizzazione. Con lei invochiamo il dono dello Spirito di verità e di amore per noi e per tutti i credenti: sarà Lui a prepararci all’incontro con il Signore che viene! Con questi sentimenti ed auspici benedico di cuore ciascuno di voi e il popolo affidato alla vostra sollecitudine pastorale.
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