DISCORSO DEL SANTO PADRE
GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DELLA POLONIA (2° GRUPPO),
IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM"
Lunedì, 2 febbraio 1998
Cari Fratelli nel ministero episcopale!
1. Ogni incontro con i Vescovi polacchi è per me un gioioso ritorno agli uomini e ai luoghi a me conosciuti e cari. E che cosa dire quando vengono a trovarmi i Vescovi di quella parte della Polonia nella quale si trova l'arcidiocesi e la metropolia di Cracovia? Da essa infatti provengo e di essa, per tanti anni, mi è stato dato di essere pastore. Rivolgo il mio benvenuto molto cordiale all'Arcivescovo metropolita di Cracovia, il Signor Cardinal Franciszek Macharski e ai Vescovi metropoliti che l'accompagnano: di Czstochowa, di Katowice, di Przemyl e all'Arcivescovo di ód. Rivolgo parole di saluto anche ai Vescovi residenziali delle diocesi di Bielsko-ywiec, di Gliwice, di Kielce, di Opole, di Radom, di Rzeszów, di Sosnowiec, di Tarnów e di Zamo-Lubaczów e ai Vescovi ausiliari delle metropolie e delle diocesi sunnominate. La vostra visita ad limina Apostolorum acquista un'eloquenza particolare nella prospettiva del Grande Giubileo dell'Anno 2000, al quale si sta preparando la Chiesa universale, volendo rendere sommo onore al Dio unico nella Santissima Trinità per l'immensità dei benefici elargiti al mondo mediante la venuta sulla terra del Salvatore. A queste celebrazioni prenderanno parte a modo loro le Chiese locali, richiamandosi a loro volta ai propri grandi anniversari. In Polonia questi sono gli eventi legati al millennio del martirio di Sant'Adalberto, suo Patrono e al millennio dell'istituzione a Gniezno della prima metropolia polacca con le sedi vescovili di Cracovia, di Wrocław e di Koobrzeg.
La visita ad limina Apostolorum possiede inoltre un senso teologico molto profondo. E', infatti, espressione dell'unità dei Vescovi con il Vescovo di Roma nell'adempimento della chiamata di Cristo a prendersi cura della Chiesa. Si può dire che così si compie la sollecitudo omnium Ecclesiarum di Paolo. Il Vescovo di Roma e i dicasteri della Curia Romana a lui soggetti hanno occasione di conoscere da vicino i problemi dei pastori e di condividere con loro la propria esperienza. In questo modo si consolida il legame di collegiale unità e responsabilità nella Chiesa. E' la responsabilità per l'incontro di tutti gli uomini con Cristo, l'unico Salvatore del mondo. In un tale contesto emerge anche il profondo senso pastorale di questa visita. Essa, infatti, permette di redigere un bilancio del lavoro pastorale nelle diocesi e, grazie a questo, di concentrare l'attenzione sulle sfide che il mondo contemporaneo pone, sia ai pastori della Chiesa che a tutto il gregge.
2. La persona di Gesù Cristo sprigiona nel mondo le enormi energie dello spirito, e la sua Buona Novella illumina con il proprio splendore la vita degli uomini anche nella nostra epoca. Succede così ovunque l'uomo diventi la via della Chiesa e la Chiesa - Popolo di Dio - non conosca altro se non Gesù Cristo (cfr. 1 Cor 2,2). Allo stesso tempo il mondo in cui viviamo mostra sempre nuovamente il suo volto ferito dai peccati di egoismo, e da molteplici forme di prepotenza, di menzogna e di ingiustizia. Questo mondo spesso perde il contatto con Dio, nega la sua esistenza, cade nell'indifferenza religiosa. Sul volto del mondo deformato dai peccati appare a volte il vuoto, la tristezza e perfino l'assenza di speranza. Tali fenomeni si notano anche nel nostro Paese. Sui pastori della Chiesa grava il dovere di aiutare l'uomo, affinché, nonostante queste difficoltà, egli possa ritrovare Cristo nella sua vita e prendere pienamente il cammino della fede. Come ho scritto nell'Enciclica Redemptor hominis: "La Chiesa non può abbandonare l'uomo, la cui "sorte" è in modo stretto ed indissolubile unita a Cristo" (cfr. n 14). Da questa sollecitudine pastorale dovrebbe nascere un grande e generoso atto di nuova evangelizzazione, essenziale missione della Chiesa ed espressione concreta della sua identità.
"...guai a me se non predicassi il vangelo!" (1Cor 9,16). Queste parole dell'apostolo Paolo diventano per ciascuno di noi un'esortazione urgente ad annunziare il Vangelo ed incoraggiano uno sforzo di rinnovamento, il cui fine è di preparare "una nuova primavera della vita cristiana". Tale sforzo, iniziato dal Concilio Vaticano II sotto il soffio dello Spirito Santo, continua e porta frutti beati. L'insegnamento del Concilio, letto in modo corretto alla luce degli attuali segni del tempo, rimane per tutti i fedeli, e specialmente per i Vescovi, i sacerdoti e i consacrati un indispensabile punto di riferimento nell'opera della nuova evangelizzazione. Alla soglia del Grande Giubileo dell'Anno 2000 bisogna riflettere anche sulla domanda: in quale misura l'insegnamento conciliare ha avuto dei riflessi nell' attività della Chiesa in terra polacca, nelle sue istituzioni e nello stile della pastorale. Il Grande Giubileo ci impegna ad un esame di coscienza sulla "ricezione dell'insegnamento del Concilio, questo grande dono dello Spirito offerto alla Chiesa sul finire del secondo millennio" (cfr. Tertio millennio adveniente, 36).
3. La Polonia si trova attualmente in un momento molto importante della sua storia. Nella società del nostro Paese avvengono molti cambiamenti che suscitano apprezzamento. Fa gioire il fatto che i laici si inseriscono nell'opera dell'evangelizzazione e si sentono sempre più consapevoli del proprio ruolo nella Chiesa. E' il grande compito della Chiesa in Polonia, di approfondire questa autocoscienza ecclesiale dei cattolici laici e di renderla sempre più matura nello spirito del Concilio Vaticano II. "L'apostolato dei laici - leggiamo nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa - è quindi partecipazione alla stessa salvifica missione della Chiesa, e a questo apostolato sono tutti destinati dal Signore stesso per mezzo del battesimo e della confermazione. Dai Sacramenti poi, e specialmente dalla sacra Eucaristia, viene comunicata e alimentata quella carità verso Dio e gli uomini, che è l'anima di tutto l'apostolato. Ma i laici sono soprattutto chiamati a rendere presente e operosa la Chiesa in quei luoghi e in quelle circostanze, in cui essa non può diventare sale della terra se non per loro mezzo. Così ogni laico, per ragione degli stessi doni ricevuti, è testimonio e insieme vivo strumento della stessa missione della Chiesa "secondo la misura con cui Cristo le ha dato il suo dono" (Ef 4,7)" (n. 33). E' necessaria una coerente introduzione di tale insegnamento nella pratica pastorale a tutti i livelli: parrocchiale, diocesano e nazionale. Alla sua luce vanno formate le famiglie e le comunità ecclesiali e civili di vario genere.
La missione salvifica della Chiesa di Cristo si realizza nella Chiesa locale. Ciascuna di queste Chiese, in virtù del vincolo gerarchico con il Vescovo di Roma, mediante il ministero del Vescovo e del presbiterio raccolto intorno a lui, è in grado di rendere accessibili all'uomo il nutrimento della parola di Dio e la grazia sacramentale. Il ricorso a tale servizio permette l'incessante edificazione e il consolidamento della comunità - Corpo Mistico di Cristo. Il nostro sforzo dovrebbe essere orientato prima di tutto alla formazione del legame spirituale dell'uomo con Dio e allo stesso tempo all'approfondimento del legame di comprensione e di amore tra gli uomini. A tal fine servono le strutture comunitarie ecclesiali e laiche, tra le quali svolgono un ruolo insostituibile la parrocchia e la diocesi. Il Concilio Vaticano II ha indicato molti modi, grazie ai quali sia le parrocchie che le diocesi possono diventare degli organismi vivi, palpitanti di energia spirituale. Occorre qui una grande e costante sollecitudine per lo sviluppo della vita sacramentale dei fedeli e la loro formazione interiore condotta con coerenza e competenza, affinché possano sentirsi veri soggetti nella vita della Chiesa e prendere sulle loro spalle la parte loro dovuta della responsabilità nella Chiesa e nella società. L'efficacia dell'apostolato dei laici dipende dalla loro unione con Cristo: "Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla" (Gv 15,5). In questo processo hanno i loro compiti da attuare vari tipi di associazioni e di organizzazioni cattoliche, e in modo speciale l'Azione Cattolica, come pure le istituzioni dei consigli a vario livello e di vari tipi, previsti nel diritto canonico. Non si possono neppure dimenticare i gruppi e le comunità formative dei cattolici laici, che pregano insieme, fanno gli esercizi spirituali, approfondiscono in comune il ricco patrimonio conciliare e studiano la dottrina sociale della Chiesa, oggi più che mai necessaria in Polonia. Spero che tali compiti vengano attuati anche dai Gruppi del Sinodo Plenario e da vari movimenti ecclesiali, sempre più numerosi in Polonia. Per questo rendiamo grazie allo Spirito Santo.
4. Parlando dei compiti dei laici cattolici, penso in modo particolare alla famiglia. La famiglia "è posta al servizio dell'edificazione del Regno di Dio nella storia, mediante la partecipazione alla vita e alla missione della Chiesa. (...) A sua volta la famiglia cristiana è inserita a tal punto nel mistero della Chiesa da diventare partecipe, a suo modo, della missione di salvezza propria di questa" (Familiaris consortio, 49). Questa cellula base della vita sociale viene oggi esposta ad un grande pericolo a causa di una tendenza, presente nel mondo, a indebolire il suo carattere per natura durevole, sostituendola con delle unioni non formali, e perfino tentando di riconoscere come famiglia, unioni tra persone dello stesso sesso. La famiglia viene anche minacciata mortalmente dalla negazione del diritto alla vita dei nascituri e dagli attacchi contro l'educazione della giovane generazione nello spirito dei valori cristiani duraturi. Con autentico dolore ho seguito nella nostra terra patria gli sforzi miranti alla legalizzazione dell'omicidio dei bambini nascituri e con grande ansia accompagnavo con la preghiera coloro che lottavano per il diritto alla vita di ogni uomo. Nell'omelia tenuta a Kalisz ho detto che: "La misura della civiltà, una misura universale, perenne, comprendente tutte le culture, è il suo rapporto con la vita. Una civiltà che rifiuta gli indifesi, meriterebbe il nome di civiltà barbara" (04.06.1997). Ritengo degni di lode e richiedenti un vasto appoggio gli sforzi che mirano a circondare ogni bambino che nasce di una premurosa tutela attraverso una rete di case diocesane per madri nubili e di Fondi per la Difesa della Vita. Rendo grazie a Dio per le possibilità apertesi nel campo di una buona preparazione dei bambini e dei giovani alla vita in famiglia, della pastorale dei fidanzati, della paternità e maternità responsabile, dell'educazione cristiana della giovane generazione. Mi rendo conto che questi non sono compiti facili, poiché non si tratta soltanto di favorevoli cambiamenti legislativi. E' necessario un lavoro intenso sul cambiamento della consapevolezza della società nei riguardi del ruolo fondamentale della famiglia e della vita dell'uomo nella società. Occorre qui congiungere gli sforzi della Chiesa, della scuola e di altri ambienti allo scopo di ricostruire il rispetto per i valori tradizionali della famiglia e per coltivarli nel processo educativo, al quale dovrebbero collaborare tutti, anche i mezzi di comunicazione sociale che esercitano oggi un enorme influsso sulla formazione degli atteggiamenti umani. Bisogna che nel nostro Paese la famiglia sia circondata dall'amore e dalla tutela ad essa dovuti. Fate di tutto, affinché la famiglia in Polonia non si senta sola nei tentativi di conservare la propria identità, difendete i suoi diritti e i valori fondamentali, aiutatela nella realizzazione della sua missione e dei suoi compiti. Non permettete che questa "comunità di vita e d'amore" (Gaudium et spes, 48) subisca torti e venga profanata. Il bene della società e della Chiesa è legato al bene della famiglia. Bisogna dunque che la famiglia abbia nella Chiesa un forte sostegno. Vi prego tanto per questo, perché la questione della famiglia e delle sue sorti nel mondo di oggi mi sta tanto a cuore.
5. Cari Fratelli nell'Episcopato! Mentre rifletto, insieme a voi, sui compiti posti dinanzi alla Chiesa in Polonia, riguardanti la nuova evangelizzazione, non posso non richiamare alla memoria gli incontri con i giovani, che ebbero luogo durante il mio pellegrinaggio in Patria dell' anno scorso. I giovani sono la speranza del mondo e della Chiesa. Saranno loro a decidere del futuro della nostra Patria. Occorre constatare con dolore e angoscia, che negli ultimi anni i pericoli a cui è esposta la giovane generazione non solo non sono diminuiti, ma forse, perfino, hanno acquisito maggiori dimensioni. Sono stati minacciati fortemente i valori puramente umani ed anche la fede e il senso morale. Il sottomettersi passivamente alle proposte allettanti della pseudocultura consumista, sovente priva di una seria riflessione sul vero senso della vita, dell'amore e dei compiti nella società, espone la gioventù ad estraniarsi dalla famiglia e dalla comunità umana, oppure la rende incline a credere ai fallaci slogans propagati da varie ideologie.
Nella gioventù polacca ci sono enormi risorse di bene e di possibilità spirituali. Li notiamo tra l'altro in un'attiva partecipazione alla vita religiosa della famiglia e della parrocchia, alla catechesi, alle associazioni, ai movimenti ecclesiali, alle organizzazioni cattoliche. I giovani non di rado intraprendono delle scelte radicali riguardanti l'entrata nel seminario oppure la scelta della via dei consigli evangelici nelle sue varie forme. Durante la mia ultima visita mi sono rivolto, pieno di fiducia, alla gioventù polacca: "Siate in questo mondo portatori di fede e di speranza cristiana vivendo l'amore ogni giorno. Siate fedeli testimoni di Cristo risorto, non tiratevi mai indietro davanti agli ostacoli che si accumulano sulle strade della vostra vita. Conto su di voi. Sul vostro slancio giovanile e sulla vostra dedizione a Cristo" (Pozna, 03.06.1997). La presenza dei giovani di tutto il mondo, anche della gioventù polacca, durante la Giornata Mondiale della Gioventù a Parigi, nell'agosto dello scorso anno, ha dimostrato che la fiducia posta nei giovani non delude. Abbiamo potuto notare con tutta chiarezza, che i giovani hanno tanta nostalgia della bellezza del Vangelo, dove è contenuta la verità essenziale su Cristo. Hanno però bisogno di testimoni, di cui potrebbero imitare la vita e la condotta.
I giovani sono la speranza della Chiesa che entra nel terzo millennio. Non si possono lasciare senza un aiuto e senza una guida sui crocevia della vita e davanti a scelte difficili. Occorre un grande sforzo affinché la Chiesa sia presente tra i giovani. La sollecitudine per l'educazione cristiana nella famiglia è una delle manifestazioni di tale presenza, che deve esternarsi anche nelle varie forme di vita comunitaria in parrocchia e nella scuola. L'Associazione Cattolica dei Giovani e l'Azione Cattolica, che stanno rinascendo in Polonia, prendano in considerazione l'iniziativa creativa dei giovani e li esercitino ad assumersi la responsabilità personale per la propria vita, per quella della comunità religiosa e civile. Occorre formare costantemente gruppi apostolici di laici nella Chiesa, disposti a sviluppare l'attività in quei campi della vita pubblica, che sono il loro terreno d'azione.
Non si può tralasciare neppure il ruolo molto importante che ha da compiere la pastorale universitaria con le sue strutture e i suoi metodi di lavoro tra la gioventù accademica. Da molti anni essa costituisce una forma insostituibile di azione pastorale della Chiesa, grazie alla quale gli studenti e i docenti possono ottenere un opportuno aiuto nello sviluppo della fede e nella formazione della concezione cristiana del mondo. Occorre sfruttare pienamente le nuove possibilità apertesi davanti alla pastorale universitaria in Polonia, affinché questa sia una scuola di formazione dell'intellighenzia cattolica nella nostra Patria, capace di intraprendere compiti importanti nella vita della Chiesa e della nazione, come la scienza, la cultura, la politica o l'economia.
Un campo di azione vasto e richiedente una grande saggezza è la scuola, nella quale è stato ripristinato l'insegnamento della religione. Vi sono impegnati i sacerdoti diocesani e religiosi, le religiose e la grande schiera dei laici. Hanno incontrato svariate e gravi difficoltà educative e didattiche nei contatti con i bambini e con i giovani. In gran parte questi sono i problemi di tutta la società polacca di un'epoca di trasformazioni, ma sono vissuti in modo particolarmente profondo dai bambini e dalla gioventù e richiedono una straordinaria sensibilità nei riguardi della personalità degli alunni. Occorre dunque osservare con acutezza tutto ciò che avviene nel mondo e in Polonia e ciò che esercita un influsso sulla formazione delle convinzioni e degli atteggiamenti dei giovani. La gioventù attende anche un dialogo amichevole e aperto su tutti i problemi che la assillano. Un aiuto efficace nel lavoro dei catechisti e degli alunni è offerto dal Catechismo della Chiesa Cattolica, la cui traduzione polacca è stata pubblicata nel 1994. Dovrebbe essere sfruttato pienamente mediante programmi di catechesi nella scuola chiari nella realizzazione e mediante catechismi adattati alla mentalità di oggi, al livello intellettuale e al grado dello sviluppo emozionale dell'alunno. La catechesi dei bambini e dei giovani appartiene ai compiti fondamentali di tutta la pastorale. Perciò si esige qui una cooperazione armoniosa di tutti i pastori della Chiesa in Polonia e un grande impegno dei responsabili per la catechesi.
Come ho già detto durante la vostra visita ad limina Apostolorum del 1993: "Ovviamente la catechesi nella scuola esige di essere completata a dimensione parrocchiale dalla pastorale dei bambini e dei giovani" (12.01.1993). Mi rendo conto delle difficoltà incontrate da questo tipo di catechesi, tuttavia è necessario trovare qualche soluzione, affinché i bambini e i giovani non trattino l'insegnamento della religione solamente come una delle materie insegnate a scuola, ma possano attingere la forza anche da un diretto contatto con Dio nella liturgia e nei santi sacramenti. Non dubito che vi stia molto a cuore la questione dei giovani e che nessuno di essi si smarrisca. E ancor di più la questione di cercare tutti coloro che se ne vanno o voltano le spalle a motivo dello smarrimento morale, delle delusioni o delle frustrazioni subite. Il loro cammino dovrebbe diventare una particolare sollecitudine della Chiesa. Tutti questi problemi esigono una profonda riflessione, valutazione e una comune azione.
6. "Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità" (cfr. 1Cor 13,13).
Sui Vescovi grava il dovere di guidare il Popolo di Dio nella carità, sull'esempio di Cristo che "passò beneficando" (cfr. At 10,38), fino al dono totale di sè. Gli altri possono superarvi o precedervi in molte cose, nessuno però può trattenere la Chiesa nell'annunziare il Vangelo della carità, nel reclamare a favore di coloro che nessuno reclama. Una perseverante e disinteressata testimonianza d'amore fattivo ha un indissolubile legame con l'evangelizzazione perché è la testimonianza dell'amore di Dio.
Da alcuni anni in Polonia si operano delle serie trasformazioni nel campo dell'economia. Sono indispensabili per rendere l'economia un efficace strumento del progresso della società e del suo benessere. Tuttavia in Polonia sono ancora molti coloro che vivono in condizioni estremamente difficili, i senza casa, gli abbandonati, gli affamati, gli handicappati e coloro che subirono torti, che si sono trovati in questa situazione non per colpa propria. Ci sono pure coloro che sono stati spinti al margine della vita sociale a causa di errori o crimini commessi, oppure per aver ceduto ai vizi, specialmente all'alcool e alla droga. Cresce anche il numero delle persone affette dall'AIDS. Tutti costoro devono essere circondati, da parte della Chiesa, di una premurosa cura pastorale. Non è possibile chiudere gli occhi sui loro bisogni di ogni giorno, riguardanti la casa, il vitto, le cure mediche oppure la ricerca di un lavoro e la possibilità di guadagnare per vivere. Che la voce della Chiesa sia qui chiara e udibile in ogni luogo dove occorra perorare per la sorte di queste persone e per i loro diritti.
Con gioia apprendo le informazioni riguardanti la dinamica attività della Caritas Polska e lo sviluppo delle Caritas diocesane, che nel corso degli ultimi anni hanno saputo formare efficacemente le proprie strutture e organizzarsi così da offrire oggi un vasto aiuto ai bisognosi in Polonia e fuori dei suoi confini. Con commozione desidero sottolineare qui la sollecitudine rivolta ai bambini handicappati, all'organizzazione dell'accoglienza per i bambini delle famiglie povere, all'aiuto alle vittime di disgrazie di vario tipo, oppure alle famiglie vittime della calamità dell'alluvione, avvenuta in Polonia nello scorso anno; e, fuori dei suoi confini, meritevole di menzione è pure l'apporto al programma di aiuto alle nazioni e ai popoli provati dalla guerra, dalle malattie o dai cataclismi. Tali iniziative sono allo stesso tempo il saldo del debito di gratitudine nei riguardi della solidarietà internazionale dimostrata una volta alla Polonia e che ci viene ancora sempre offerta in varie necessità. Tale aiuto sarebbe impossibile senza una grande generosità dimostrata dalla società polacca. Sono lieto anche perché nella nostra Patria, negli ultimi anni, sono sorte molte organizzazioni caritative, le quali benché non legate istituzionalmente alla Chiesa, nascono tuttavia dal gesto di un cuore buono e pietoso di persone sensibili alla miseria e all'ingiustizia. La testimonianza della carità è espressione di sollecitudine e di responsabilità per l'uomo e compimento delle parole di Cristo: "Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Mt 25,40). Queste parole di Cristo dovrebbero indurci, sempre e in ogni situazione, ad un'azione concreta.
7. Il primeggiare nella carità apre con efficacia al Vangelo i cuori degli uomini, e l'atteggiamento di dialogo permette loro di scoprire nella Chiesa uno spazio in cui la libertà trova non soltanto la difesa contro un uso cattivo, ma anche il rigoglio in una libera adesione a Cristo Signore. Bisogna che la Chiesa che evangelizza cerchi "di riflettere pienamente l'immagine del suo Signore crocifisso, testimone insuperabile di amore paziente e di umile mitezza" (Tertio millennio adveniente, 35). Lo zelo apostolico pieno di delicatezza e di profondità spirituale basata su vera sapienza e la santità della vita, in modo particolare di coloro che sono stati chiamati ad annunciare il Vangelo, è segno dell'aprirsi a tutti gli uomini, a tutto il mondo compreso nel piano salvifico del Dio-Amore.
Voglio ancora aggiungere che la nuova evangelizzazione, svolta dalla Chiesa, attinge dalla preghiera la propria efficacia e forza. Ricordiamo, quale enorme significato ha avuto la preghiera nella storia, difatto così recente, di lotte per la libertà. La Chiesa in Polonia, di fronte all'enormità dei compiti, non dovrebbe anche adesso unirsi in una assidua preghiera? La preghiera infatti ha il potere di inserire tutti i battezzati nella nuova evangelizzazione che è opera dello Spirito Santo. La preghiera insegna i metodi dell'agire divino, purifica da tutto ciò che separa da Dio e dagli uomini, da ciò che minaccia l'unità. La preghiera protegge contro la tentazione della pusillanimità, della ristrettezza del cuore e della mente; è essa ad elevare lo sguardo dell'uomo a guardare le cose dalla prospettiva di Dio e ad aprire alla divina grazia la strada del cuore dell'uomo. La vita di preghiera esige la partecipazione alla liturgia, l'accostarsi al sacramento della riconciliazione e la partecipazione alla S. Messa. Il banchetto Eucaristico provvede infatti il cibo spirituale, così necessario ad ogni uomo. La partecipazione alla S. Messa, la domenica e nelle feste di precetto, costituisce un'inesauribile fonte sia di vita interiore che di apostolato. E' indispensabile dunque sensibilizzare i fedeli riguardo al carattere festivo del giorno del Signore.
Occorre che l'Episcopato Polacco, anche all'approssimarsi del Grande Giubileo dell'Anno 2000, esorti ad una fervida e perseverante preghiera e ne sia la guida, mostrando ai fedeli la ricchezza dei doni che Dio vuole concedere a coloro che glielo chiedono. Che le opportune iniziative pastorali a livello nazionale, diocesano o parrocchiale rendano possibile lo sviluppo spirituale al più grande numero di fedeli. Che contribuiscano a ciò anche i mezzi di comunicazione, specialmente quelli cattolici, sfruttando i metodi loro propri. Che, infine, i movimenti e le associazioni cattoliche facciano propria l'idea dell'apostolato mediante la preghiera e aiutino i loro membri, specialmente i giovani, a "prendere il largo". Ricordatevi che nessuna attività esterna a favore dell'evangelizzazione può sostituire l'unione con Dio nella preghiera.
8. L'opera di evangelizzazione e dell'annuncio della Buona Novella nelle nostre terre la dobbiamo ai figli delle nazioni che ricevettero il Battesimo prima dei nostri antenati. Sant'Adalberto, o i primi martiri polacchi sono un esempio eloquente del fatto che l'evangelizzazione, nel suo strato più profondo è condividere Cristo "fino agli estremi confini della terra" (At 1,8), che esige il dono di sè. Tale è la logica dell' evangelizzazione iniziata da Cristo e continuata dagli Apostoli. Così deve rimanere oggi e per sempre. La Chiesa in Polonia ha dato e dà il suo grande contributo all'opera missionaria. Vorrei qui esprimervi il mio grazie per il magnanimo impegno a favore delle missioni. In questo atteggiamento si esprime anche la vostra responsabilità collegiale per l'evangelizzazione del mondo, infatti "la questione dell'attività missionaria è il dovere più alto e più sacro della Chiesa", come leggiamo nel Decreto conciliare Ad gentes (cfr. n 29). Molto spesso si rivolgono a me i Vescovi di varie parti del mondo con la richiesta di missionari dalla Polonia. Vi pongo nel cuore questo problema. Esortate le vostre comunità ad aprirsi con generosità all'attività missionaria della Chiesa nel mondo d'oggi. Nulla infatti dinamicizza così la vita ecclesiale e contribuisce al risveglio delle vocazioni, come il dare annunciatori di Cristo a coloro che non conoscono il suo insegnamento. Colgo l'occasione per rivolgere anche parole di grande riconoscimento per il generoso lavoro dei nostri missionari: sacerdoti, religiosi e religiose, membri degli istituti di vita consacrata e fedeli laici, che si sono donati totalmente al servizio dell' evangelizzazione. Sosteniamoli con l'ardente preghiera, affinché l'annuncio della Buona Novella, coadiuvato dalla grazia divina porti i risultati desiderati nei territori delle missioni.
Ho affidato tutti questi importanti problemi polacchi alla Madre di Cristo a Jasna Góra, durante il mio ultimo soggiorno nella diletta Patria. Lì andavamo sempre, per chiedere a Maria l'aiuto nel rimanere fedeli a Dio, alla Croce, al Vangelo, alla santa Chiesa e ai suoi pastori. Voglio ripetere ancora una volta le parole da me allora pronunciata davanti al suo volto: "Vengo oggi a Te, o Madre, per esortare i miei Fratelli e le mie Sorelle a perseverare accanto a Cristo e alla sua Chiesa, per incoraggiare ad un sapiente uso della libertà riacquistata, nello spirito di ciò che c'è di più bello nella nostra tradizione cristiana. Regina della Polonia, ricordando con gratitudine la tua protezione materna, Ti affido la mia Patria, le trasformazioni sociali, economiche e politiche, che in essa avvengono. Che il desiderio del comune bene superi l'egoismo e le divisioni. Che tutti coloro che esercitano un servizio pubblico vedano in Te l'umile Ancella del Signore, imparino a servire e a riconoscere i bisogni dei connazionali, come l'hai fatto Tu a Cana di Galilea, affinché la Polonia possa diventare una Nazione in cui regnano l'amore, la verità, la giustizia e la pace. Venga glorificato in essa il nome del tuo Figlio" (Preghiera, 04.06.1997). Che così sia e che Dio Onnipotente vi benedica nel vostro ministero pastorale nella Patria mia e vostra.
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