LETTERA DI SUA SANTITÀ GIOVANNI XXIII
«CONSERVIAMO ANCORA VIVA»*
ALL'EM.MO CARDINAL MICARA
VESCOVO SUBURBICARIO DI VELLETRI
Signor Cardinale,
Conserviamo ancora viva negli occhi e nel cuore lo spettacolo di fede e di devozione, che i diletti figli della Nostra diocesi di Roma Ci hanno più volte offerto, o nei fulgori della Basilica Vaticana, o nelle recenti circostanze in cui, recandoCi a portare il tributo della Nostra pietà nelle altre Basiliche, e a compiere atti pastorali, che tanto Ci stavano a cuore, ne abbiamo veduto tutto l'affetto e la venerazione per Noi.
Intendiamo pertanto rinnovare all'animo Nostro e — ne siamo sicuri — anche ai medesimi fedeli romani, la consolazione di un nuovo incontro, che sia incontro di preghiera e di espiazione per i fratelli di Fede che in alcuni Paesi soffrono patimenti e contumelie per il Nome santo di Gesù, e fra costoro in maniera particolare per i Cattolici di Cina.
Ella ben sa, Signor Cardinale, che, da quando la Divina Provvidenza Ci ha voluto elevare all'altissima responsabilità di suo Vicario in terra, in varie occasioni di universale risonanza, non abbiamo mancato di porre in particolare risalto l'ansia e la trepidazione del Nostro cuore per la sorte di tutti i Nostri figli che patiscono ingiusta persecuzione. In modo speciale, come dicevamo nell'allocuzione del Nostro primo Concistoro, Ci angustia quotidianamente il pensiero della condizione, così difficile e così grave, in cui versano il clero e i fedeli cinesi, esposti non solo a dolorose e prolungate prove, ma addirittura al gravissimo pericolo di un funesto scisma. Non avremmo mai voluto pronunziare la dolorosa parola, ma la triste realtà Ci ha indotti ad essa, perchè, come dicemmo, il Pastore supremo non può rimanere silenzioso e inerte di fronte alla minacciata perdita di una parte eletta del Suo gregge, ricca di antica, nobilissima cultura, e di squisita gentilezza d'animo.
E mentre assicuravamo che ogni giorno le Nostre preghiere sarebbero salite all'Onnipotente, perchè voglia tener lontana da quei fedeli la temuta sventura della separazione da questa Sede Apostolica, invitavamo altresì i Nostri Fratelli nell'Episcopato a promuovere tra i loro fedeli speciali funzioni di impetrazione e propiziazione.
A questo scopo Ci rivolgiamo ora, con l'animo pieno di fiducia, ai diletti figli della Nostra Diocesi, così vicina al Nostro cuore e sempre così sensibilmente con Noi partecipe delle gioie e delle pene di tutta la Chiesa, perchè, in questa santa gara di preghiere, ancora una volta parta da essa l'esempio. Desideriamo pertanto che il prossimo 25 gennaio — giorno in cui la Liturgia Romana ricorda la conversione di S. Paolo. e una cara e provvidenziale consuetudine conclude l'Ottavario di preghiere per l'unità della Chiesa — la Diocesi di Roma con Noi si raccolga nella Basilica Ostiense, che racchiude le spoglie del grande Apostolo delle Genti, per dare una doverosa testimonianza di sollecitudine e di solidarietà verso i fratelli Cinesi.
Fervide suppliche saliranno al Cielo per invocare il conforto ai sofferenti; saranno offerti al Signore atti di penitenza e di espiazione, per riparare i diritti divini conculcati, e allontanare da quelle comunità ogni procellosa minaccia, « ut per totum mundum sit castae communionis integritas » (1). Così uniti, intorno al loro Pastore, i Romani sentiranno più viva la verità, divinamente proclamata a Saulo sulla via di Damasco, che in ogni cristiano messo a dura prova è Cristo che nuovamente soffre; daranno, nella preghiera, il segno concreto dei vincoli soavi che avvincono tra di loro le diverse membra dell'unico Corpo Mistico; ed il loro gesto servirà a confortare e ad incoraggiare i fratelli cattolici Cinesi alla perseveranza nell'amore a Cristo e alla sua Chiesa.
Nell'attesa di questo desiderato incontro dei fedeli di Roma nella Basilica di S. Paolo, siamo lieti di impartire a Lei, Signor Cardinale, ai Suoi Collaboratori ed ai Nostri diletti figli dell'Urbe la Benedizione Apostolica.
Dal Palazzo Apostolico, 12 gennaio dell'anno 1959, primo del Nostro Pontificato.
IOANNES PP. XXIII
* AAS vol. LI, 1959, pp. 18-20.
(1) S. Leone M., Ep. LXXX, ML 54, 913.
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