RADIOMESSAGGIO URBI ET ORBI
DI SUA SANTITÀ GIOVANNI XXIII*
Piazza San Pietro
Domenica di Pasqua, 22 aprile 1962
Venerabili Fratelli, diletti figli.
La grande benedizione annunciata in Vigilia Paschali, ieri sera, Ci disponiamo ad estenderla, ora, a tutti voi, quanti siete qui raccolti presso le soglie della basilica Vaticana, e quanti siete sparsi nel mondo.
Ringraziamo anzitutto il Signore che, a venti secoli dal primo albeggiare della Resurrezione, ci rende testimoni della realizzazione sorprendente e simultanea della biblica promessa: In omnem terram exit sonus eorum, et usque ad fines orbis eloquia eorum [1].
È l'annunzio del più grande prodigio della storia, affidato a tutte le lingue e fatto penetrare e palpitare in tutti i cuori: Surrexit Christus vere, alleluia.
Universale gratitudine all'Onnipotente
Titolo nuovo è questo di riconoscenza innanzi a Dio, per ciascuno di noi, il poterci attraverso le vie dell'aria, ormai con tanta facilità, mettere subito in rapporto diretto con quanti ci sono più intimamente fratelli nella fede e nella carità di Nostro Signore Gesù Cristo, chiamati tutti per la grazia sua, e per la virtù della sua passione e morte, a godere della partecipazione dei suoi meriti e di quei beni dello spirito che sono preziosissimi sulla terra e danno sicurezza nel buon cammino sulle vie dell'eternità.
Or ora abbiamo rinnovato misticamente il grande sacrificio del Calvario e celebrata la grande vittoria del Crocifisso risorto.
Il solenne rito si è compiuto presso la tomba di quel Simone figlio di Giovanni, che ebbe tra i primi la visione del Cristo vincitore delle sofferenze e della morte; del Cristo, per il suo sacrificio ormai universalmente salutato Redentore e Salvatore della umanità, di tutti i secoli.
Giovedì scorso — il giovedì santo — fu motivo di vera esultanza per il Nostro spirito — amiamo dirlo con cuore ancora commosso — la cerimonia commemorativa, compiuta al Laterano, della divina istituzione del sacerdozio nel suo duplice ordine presbiterale ed episcopale.
Là, nella sacrosanta basilica, che estolle al cielo il nome dei due Giovanni, il Battista e l'Evangelista, abbiamo trasmesso la grazia dell'episcopato a dodici nostri Cardinali ex ordine diaconorum, ad indicazione più alta e significativa del servizio che attorno al Papa, ed in sua cooperazione diretta, tutti i Cardinali rendono alla Santa Chiesa.
Oggi — in die Paschatis — amiamo associare intorno al Principe degli Apostoli, a titolo di nobile decoro e complemento, le memorie di tutti gli altri Apostoli educati da Gesù alla conquista spirituale del mondo, e ripetere con loro la stessa affermazione giubilante, la cui eco si sparse, ed ancora vibrante risuona nei secoli: Christus Dominus resurrexit: Alleluia.
Questa affermazione è il più prezioso augurio che potesse significare letizia, benedizione e pace nei secoli. Ed è in questo senso che dopo duemila anni, e da tutti i punti della terra, ancora la si ripete al ritorno annuale di Pasqua. Christus resurrexit: la morte fu vinta, il peccato fu debellato, le vie della giustizia sulla terra furono aperte.
Da parte di Dio creatore dell'universo e redentore in Cristo Gesù, Verbo Divino fatto uomo, fu proclamato libero nel mondo l'ingresso della pace.
Onnipotente e misericordioso, Dio nulla ha lasciato mancare ; e nulla manca alla umanità per esser consapevole dei suoi alti destini e per restare serena nella variazione delle vicende della storia.
Necessaria risposta alla giustizia di Dio
Venerabili Fratelli e diletti figli: da parte dell'uomo voi sapete come, già prima dell'Incarnazione del Figlio di Dio, ci fu invece la infelice ribellione; e dopo i venti secoli la cui storia vi è nota, e in faccia alla realtà attuale, la constatazione della ingratitudine umana fa pensare talora al mistero di iniquità. Alla giustizia di Dio recata sulla terra da Cristo Gesù purtroppo non hanno sempre corrisposto e non corrispondono pienamente gli uomini; e questa mancata risposta resta motivo delle più gravi inquietudini per la compagine dei popoli e delle nazioni, e per l'avvenire del mondo intero.
Al Laterano, lo scorso giovedì, sul punto più toccante della preghiera intima, poco prima della Comunione, si è ripetuto tre volte con trepida ansia:
« Agnus Dei qui tollis peccata mundi, miserere nobis. O Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi ».
Questa implorazione che è riconoscimento delle nostre miserie individuali e personali, delle miserie del mondo intero, si è oggi risoluta, nella liturgia, con la finale domanda della pace: Agnus Dei qui tollis peccata mundi, dona nobis pacem!
Oh pace, pace di Natale e di Pasqua!, sospiro di tutti i secoli e di tutte le nazioni; sospiro di questa epoca nostra di incertezze, di paure ` r e di reciproche minacce!
Voi comprendete, diletti figli, come le sollecitudini pastorali del l'umile successore di San Pietro si estendano in soave espressione di paternità su quanti credono nel Cristo e nel Vangelo suo, ed egualmente su quanti altri — pur ignorando l'opera della redenzione — appartengono a Cristo e inconsapevoli anelano a lui.
Sì, diletti figli, la preghiera commossa e trepida dell'ora presente, l'augurio di Pasqua è invocazione, è sospiro, è gemito di pace.
Il rispetto che Noi abbiamo delle coscienze di ciascuno e di tutte le I c energie intese alla affermazione del bene universale, si è in questi anni manifestato in termini misurati: però non senza lasciar trasparire l'intima angoscia circa il problema della pace minacciata, della pace che in realtà tutti i popoli bramano, per la cui deprecabile e possibile perdita tutti tremano.
Il progresso scientifico e tecnico, che solleva universale moto di ammirazione, e di cui l'apostolato cristiano intende e sa valersi con larghezza di applicazioni, ha per altro aumentato i motivi non fantasiosi di perturbazione mondiale.
Ogni nazione, grande o piccola, considerando le situazioni sue, anche semplicemente entro i confini dei suoi interni ordinamenti, ha motivo di temere.
Fondamenti e caratteristiche della vera pace
Diletti figli ! Solo lo sforzo concorde di tutti può dissipare questo timore per la conservazione della pace dove essa vige; e, ove essa manchi, l'attenzione decisa alla rimozione di ogni pericolo o minaccia che sia in contrasto con i suoi fondamenti.
Ora i fondamenti della pace non sono altra cosa che la verità, la giustizia, il verace amore e la disposizione generosa a dare e a darsi per i propri fratelli.
In questo, il Signore Gesù è stato maestro con la parola ; è stato esempio con la sua vita. Da lui si apprende l'esercizio di questo amore e di questa effusione di pace.
Il ricorso ad ogni altra considerazione e la fiducia esclusiva riposta in negoziati e avvedutezze meramente umani, anche se retti, son da considerarsi assai poco efficaci.
Non c'è che la pace di Cristo che valga a preservare e a salvare il mondo; perchè questa poggia sulle verità eterne, ed ha per oggetto l'uomo vivente nel tempo, ma incamminato verso l'eterno.
Sì, il dono di Pasqua, il dono di quest'anno e di sempre, lo proclamiamo dinanzi al cielo e alla terra, è la pace. La pace di Pasqua è la pace di Natale. Graditene l'augurio quanti siete qui presenti e quanti siete in ascolto, figli di tutti i popoli della terra. Ve lo offriamo come esultante espressione della maternità della Chiesa, con il voto che nessuno voglia sottrarsi al suo incanto e ai doveri che essa impone.
Ed ora amiamo quasi chiamarvi e salutarvi per nome, e con l'augurio che vi è familiare, in richiamo della lingua e del popolo cui ciascuno appartiene :
Italiano:
Buona Pasqua !
Francese:
Bonnes et joyeuses Pâques ! Joyeuses et saintes Pâques!
Inglese:
A happy and blessed Easter to you all.
Olandese:
Zalig en Gelukkig Paasfeest.
Portoghese:
Uma Pascoa muito feliz !
Spagnuolo :
¡Santas y felices Pascuas!
Tedesco:
Frohe, gesegnete Ostern!
Arabo:
Al-Massih Kàm; Hilkkan Kàm.
Greco:
Christòs anésti !
Polacco:
Wesolego Alleluja !
Russo:
Christòs voskrèse !
Ucraino:
Chrystòs voskrès; Voistynu voskrès! Vesèlych svjàt!
Slavo:
Christòs voskrèse; Voìstinu voskrèse !
Ungherese:
Boldog husvéti ünnepeket.
Etiopico:
Buruk Fásika.
Per tutti i Nostri figli scenda la santa Benedizione del Padre nella forma più solenne stabilita dalla Chiesa, in accoglimento dei sentimenti che palpitano nei vostri cuori e che tornano più vivi nelle presenti grandi commemorazioni della liturgia cristiana e cattolica. Vogliate accoglierla, questa Benedizione; vogliate portarla alle vostre famiglie, nelle vostre case ed estenderla là, soprattutto, dove è sofferenza, attesa, ma anche speranza e fiducia.
Segni essa veramente il ritorno di Gesù trionfante, apportatore ovunque di pace, di serenità, di fraterno amore.
*A.A.S., vol. LIV (1962), n. 5, pp. 281-286.
[1] Ps. 18, 5.
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