VISITA AL COLLEGIO URBANO DI PROPAGANDA FIDE
DISCORSO DI SUA SANTITÀ GIOVANNI XXIII*
I domenica di Avvento
Festività di S. Andrea Apostolo
30 novembre 1958
Venerabili Fratelli:
diletti figli Nostri,
Le espressioni così amabili del diletto Figlio Nostro, il Signor Cardinale Agagianian, Pro-Prefetto della Sacra Congregazione de Propaganda Fide, Ci toccano profondamente: Ci commuovono, e Ci sono motivo di gratitudine verso la sua persona, e verso la persona veneratissima del Signor Cardinale Prefetto, che egli rappresenta con tanta finezza e nobiltà. In questo bel mattino tre parole qui sul Gianicolo: tre pensieri: tre canti. Le parole dicono: vivo compiacimento; paterno ammonimento; lieto incoraggiamento.
I
IL COMPIACIMENTO INNANZITUTTO
É trascorso un mese dall'inizio del Pontificato, che, nella successione Pastorale da San Pietro, dopo di aver toccato appena la Nostra persona, prolungherà il suo corso sino alla fine dei secoli. Esso aveva preso avviamento il 28 ottobre, nel vespero della festa dei santi Apostoli Simone e Giuda. I voti dei Signori Cardinali si erano raccolti sul Nostro umile nome, e Noi non ebbimo che a chinare la testa al formidabile peso.
Nel giorno della incoronazione solenne, nel tempio di San Pietro, presso le antiche memorie dei due Principi degli Apostoli, Ci fu imposta la tiara sacra, simbolo della triplice autorità, che fa del Papa il Padre dei principi, il rettore del mondo, il Vicario di Cristo.
Di là a pochi giorni segui il possesso della Nostra Cattedrale, la Sacrosanta Arcibasilica dedicata ai due Giovanni, il Battista e l'Evangelista, che ebbe, a breve distanza, la inaugurazione dell'Anno Accademico dell'Ateneo Lateranense, tutta esultante di giovinezza generosa e serena.
Stamane, nel dies natalis di Sant'Andrea, il fratello di Pietro, eccoCi qui sul Gianicolo con voi, in casa vostra e Nostra, cari alunni di Pro paganda, che offrite un alto spettacolo di rappresentanza felice di tutti i figli del Signore e della Santa Chiesa, sparsi nell'orbe universo.
Per dare infatti il tocco definitivo al programma della Nostra nuova vita, nulla poteva esserCi più gradevole e significativo, a titolo di completo disegno e programma di azione pastorale, che questa Nostra apparizione mattutina quassù nel giorno festivo di S. Andrea, il caro fratello dell'apostolico Pescatore.
Dal centro romano ai paesi più lontani, ecco che l'orizzonte si allarga, si adegua ai confini del mondo intero. Su questo punto del restare in patria., o del partire per lontane nazioni, il Vangelo di San Marco — quell'Evangelista che fino a ieri, da Venezia, chiamavamo in modo particolare Nostro, — è specialmente preciso e colorito.
« Euntes in mundum universum: praedicate Evangelium omni creaturae » (l). Un illustratore di quei brevi ma espliciti tratti della storia di Cristo, protesa dal suo punto centrale fino alle estremità della terra, si compiace di disporre l'evangelizzazione su due quadri, che fissa così : « Sacerdotium Salvatoris mundi: Imperium Salvatoris mundi » (2).
Queste parole contengono in verità e abbelliscono le finalità della vostra presenza qui a Roma, o figlioli di varie terre, provenienti da tutti i mari, tutti convocati dallo stesso segno della vocazione divina, che vi porterà alla educazione delle anime, e a stabilire il dominio misterioso della grazia divina in tutto il mondo e in ogni tempo.
II
PATERNO AMMONIMENTO
Al compiacimento segue l'ammonimento, in rapporto a ciò che Iddio attende da ciascuno di voi, per il Paese da cui provenite, o per quello a cui Egli stesso disporrà che diate la vostra vita.
Una azione sacerdotale non potrà mai servire a dominare spiritualmente il mondo, se non ad una triplice condizione di elevazione morale, su cui si intreccia la gloria di ogni missionario, e il trionfo, rinnovantesi nei secoli, della verità e della grazia nella Chiesa Cattolica.
Cari giovani! Voi leggete nel Nostro cuore, più di quanto le Nostre labbra vi possano dire.
Ciò che costituisce la gloria incontaminata del sacerdozio cattolico, in qualunque punto della terra, e in tutti i servigi di buon apostolato, specialmente ora, e senza dubbio nell'avvenire, è questo: la vita immacolata, è cioè: la purezza della mente e del cuore; lo spirito di mitezza e di umiltà; la fiamma perenne e pura della azione e del sacrificio.
a) Non lasciatevi informare, né sedurre, da ogni vento di dottrina, né da ogni aura che tolga alcunché alla integrità di questo insegnamento, che sta all'inizio di ogni altro. Ogni cedevolezza su questo punto, o compromesso anche in lieve misura, è sempre inganno e delusione.
Ah! cari figli: come è triste la sorte dei fiori avvizziti! Si attendeva da loro il profumo, la edificazione generale, e quasi la venerazione del popolo. Ed invece un colpo di vento e di tempesta tutto ha divelto. Infelice è la giovinezza quando questo fiore è sciupato : e come si trascina a stento e con pena, anche per lunghi anni, il passo di chi non fece onore alla grande promessa della sua totale consacrazione a Dio!!
Vita immacolata è sempre poesia e freschezza; sempre letizia ed entusiasmo; sempre fascino conquistatore delle anime.
b) Altro ornamento prezioso di vita sacerdotale sta nella mitezza e nella umiltà. Il Figlio di Dio, venuto sulla terra per ammaestrare gli uomini, di fatto non presentò altro insegnamento immediato più netto e preciso di questo: la umiltà dello spirito, della mente, della parola, del tratto.
Sovente questa umiltà è silenzio; questa mitezza può parere debolezza. Invero è robustezza di carattere e grande dignità di vita; è indicazione di sicuro valore, anche nel senso dell'avviamento pacifico di facili rapporti tra uomo e uomo. Il successo è sempre assicurato e dato agli umili di cuore. Chi non lo è: chi cede alla tentazione della fierezza presuntuosa, è destinato a vivere giorni amari, a trovarsi presto a mani vuote, a passare anni di grande sconforto.
c) Anche lo studio, che traendo ispirazione dalla celeste sapienza, prepara le consolazioni della scienza vera e profonda, vuole essere tenuto in altissima considerazione, quando si innesta sopra propositi decisi di contributo serio all'apprendimento, alla diffusione ed alla difesa della verità.
Esso merita bene la attenzione del giovane chiamato all'apostolato universale: alla trasmissione della grazia, passata dal cuore suo a quello dei fratelli suoi, e fatta servire alla conoscenza della dottrina rivelata ed alla gloria del Cristo.
É il caso di applicare l'ammonimento dell'Apostolo : « Beati voi, giovani, perchè siete forti ».
Tale fortezza trova le sue manifestazioni più gloriose nello spirito di sacrificio, che è mortificazione ed annientamento del proprio io, offerto come in olocausto alla volontà del Signore ed alla vera edificazione delle anime.
Arrivati a questo punto, la Nostra parola riceve una ispirazione sacra, che torna viva e parlante in questo 30 Novembre. Ogni fedele sa, ogni sacerdote particolarmente conosce, che Sant'Andrea è l'Apostolo della Croce.
A questo discepolo prediletto, da Lui tanto amato, — dilexit Dominus Andream in odorem suavitatis — Gesù diede questa esaltazione dell'amore della croce, mentre di preferenza sembrò dare a Pietro la solidità della fede, e a Giovanni la tenerezza dell'amore.
Fede, amore e croce rendono dunque il sacerdote specialmente degno.
La Santa Chiesa Romana, Madre e Maestra di tutte le Chiese, non ha niente di più espressivo per la lode dell'Apostolo della croce, che di far risuonare in suo onore i brani più toccanti degli Atti redatti dai presbiteri di Patrasso, insieme intrecciatisi alla poesia che questo alto soggetto ispira.
Che parole! Qualche volta le stesse occupazioni ordinarie ed innocenti della vita, il gusto di varie forme del pensiero, gli adattamenti stessi della carità, nelle diverse circostanze, possono distrarre dalla fedeltà ai compiti principali dell'apostolato.
La voce di Gesù va al gruppo dei suoi fedelissimi e dice: — Venite dietro a me. Vi voglio fare pescatori di uomini! — Ed arriva il momento in cui la grazia è più viva e determinante. Allora il Beato Andrea lascia anche le sue reti, del cui uso e dei cui guadagni viveva, per correre dietro a Cristo che gli chiede sacrifici più alti.
Oh, Sant'Andrea! Doctor bonus et amicus Dei, che infine, come a felice e desiderato coronamento di tutta la sua vita, si lascia condurre alla croce, e guardandola venire, la saluta con grande trasporto: « Salve, crux pretiosa: suscipe discipulum Eius qui pependit in te Magister mens Christus »!
Tra i ricordi più cari della Nostra vita, e delle Nostre peregrinazioni apostoliche, contiamo due visite fatte a Sant'Andrea sul luogo del suo martirio, e dove il suo corpo fu custodito per parecchi secoli.
Patrasso è quasi l'anello di congiunzione tra le rive del mondo Greco e di quello Latino. Andrea è nome di mansuetudine, di letizia e di pace. Le lezioni della sua vita rispondono alle preoccupazioni sempre più vive dei Successori di Pietro, perchè lo spirito di riavvicinamento e di amabilità fraterna ritorni tra quanti — e sono, per grazia di Dio, centinaia di milioni — soprattutto si distinguono nel culto e nell'amore della Croce.
III
LIETO INCORAGGIAMENTO
Cari figli di Propaganda! La prima Santa Messa celebrata dal nuovo Sommo Pontefice fuori del Vaticano — lo notava amabilmente il Signor Cardinale Agagianian — sotto gli auspici di Sant'Andrea, vuole essere, per Noi che circondiamo di speciale amore questo fratello di San Pietro, e per voi che riconoscete ogni efficacia allo zelo per l'apostolato dalla misura dello spirito di dolcezza, di comprensione e di mutua edificazione, un incoraggiamento quotidiano a preparare con la vita presente, nelle battaglie per la purezza, per lo spirito cristiano di mitezza e di umiltà, e per l'amore della croce, le vittorie del riscatto e della unità dei fratelli nostri.
Quanto godremmo, cari figli Nostri, di prolungare la Nostra conversazione con voi, su questo grande argomento della santificazione del giovane clero, e specialmente del clero missionario. Ma in tutte le cose di quaggiù sunt certi denique fines. Bastano i piccoli rilievi a fornirCi motivo di diletto. La soddisfazione che Noi abbiamo provato stamane concedendovi il privilegio della Nostra presenza, che poco conta per la Nostra persona, ma che tutto conta per la divina investitura di cui Cristo Ci ha conferito la responsabilità e l'onore, si adorna di particolare soavità per una felice circostanza che Ci piace segnalare.
Ecco: le due nostre dimore, del Vaticano e del Gianicolo, si guardano di fronte; l'una dal Palazzo Apostolico e l'altra dal Collegio Urbano: diciamo si guardano, si parlano, si intendono. Una stessa ispirazione, una stessa preghiera intreccia i nostri sentimenti, come il gorgoglio delle due grandi fontane della piazza di S. Pietro, che di giorno e di notte proseguono nello stesso canto, nella medesima elevazione. Così accade di noi. Del Papa, vostro padre e padre di tutta la cristianità; delle vostre anime giovanili che apprendono di qui a continuare nello sforzo quotidiano della loro santificazione, per la salute, per la redenzione in Cristo del mondo intero.
Fra l'armonia delle due fontane, che ci richiamano alle acque perenni della grazia celeste salienti alla gloria di Cristo, sta l'obelisco recante sulla sua cuspide la reliquia più notevole della Croce di Gesù: mentre sotto prosegue l'inno dei popoli e dei secoli, l'inno degli apostoli, dei martiri, dei confessori. Christus vincit; Christus regnat; Christus imperat! Niente paura dei nemici di Dio: Fugite partes adversae: Vicit Leo de tribu luda. Amen
* AAS. vol. L, 1958, pp. 1012-1017.
(1) Marc. 16, 15.
(2) Biblia Sacra secundum Vulgatam Clementinam, edita a P. Michaele Hetzenauer, O. M. Cap.
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