DISCORSO DEL SANTO PADRE GIOVANNI XXIII
AL SACRO COLLEGIO CARDINALIZIO,
IN OCCASIONE DEL PRIMO ANNIVERSARIO
DELLA SUA INCORONAZIONE
Sala dei Paramenti
Palazzo Apostolico Vaticano
Mercoledì, 4 novembre 1959
Signor Cardinale!
Le Sue parole Ci esaltano e Ci inteneriscono. Esse superano tutto quanto potessimo immaginare dalla sua intelligente ed amabile cortesia. Lei ha toccato un vecchio strumento, svegliando le note più soavi, che poterono sembrare ivi riposanti e silenziose da lunghi anni. Gli studi antichi, di cui Ci piacque portare per cinquant'anni ciò che chiamavamo distrazione laboriosa e piacevole, intrecciantisi all'assolvimento dei doveri inerenti al servizio diplomatico e diretto della Santa Sede, Ci hanno veramente dato, come auspicava S. Girolamo, il nostro massimo Dottore, la letizia di una continuata giovinezza. Lei si è compiaciuto, Signor Cardinale, di ricordare queste storiche divagazioni con accento di delicatezza squisita: e Noi ameremmo che dalle sue labbra la gioventù ecclesiastica studiosa di Roma attingesse incoraggiamento a dare completezza di gaudio alle sue nobili attribuzioni sostenute con tanto fervore di Bibliotecario e Archivista di Santa Romana Chiesa.
Signor Cardinale!
Le siamo grati dell'augurio ad multos annos. Esso Ci tocca profondamente anche perchè Ci permette di rinviarlo a Lei e a tutti i Venerabili Membri del Sacro Collegio in significazione graziosa e toccante. È, infatti, con questo saluto che ogni vescovo novello, al termine del sacro rito, offre i suoi complimenti a chi lo ha consacrato. Ad multos annos! Quale consolazione per Noi, umile eletto del Sacro Collegio, di riprendere lo stesso augurio e offrirlo a tutti i Signori Cardinali, coi quali, fino da questo primo anno, Ci fu così dolce servire la S. Chiesa in preziosa collaborazione. Ed ancora una parola, Signor Cardinale. Lei ha accennato alla constatazione che da oltre due secoli i Cardinali non avessero eletto un Papa che contasse settant'anni di vita. Amabilmente tra noi è permesso ampliare sorridendo qualche dettaglio delle Nostre informazioni. Risalendo oltre i due secoli, eccoCi innanzi alla nomina felice di un Pontefice che Ci precedette nei dittici Pontificali, Giovanni di nome e fu il XXII della serie: illustre figlio della terra di Francia: personaggio insigne: Papa dal 1316 al 1334 — Giacomo Duèse di Cahors: che godette del privilegio di vivere fino a novant'anni, e di consegnare alla storia il ricordo di nobili imprese degne di rispetto in ogni tempo, dopo avere sostenuto per diciotto anni il servizio apostolico. Noi proseguiremo nel Nostro cammino, confortati dai ricordi e dalla venerazione dei Pontefici di oltre i due secoli, di oltre i cinque: sino a S. Pietro, sino al Divino Fondatore, che continua a dare consistenza e robustezza alla Chiesa sua, e si avvale degli uomini secondo i tempi e le circostanze, trasmettendo all'uno e all'altro lo stesso incoraggiamento della preghiera sua: Ego rogavi pro te. La preghiera di Cristo è luce del mattino; è sicurezza delle ore faticose ed incerte; è confidenza del vespero e della notte. A lui la gloria e l'onore; ai suoi eletti l'impegno di amarlo e di farlo conoscere e amare.
Questo il testo dell' indirizzo letto dal Cardinale Eugenio Tisserant, Vescovo di Ostia e di Porto e S. Rufina, Decano:
Beatissimo Padre! Il Sacro Collegio esulta con l'orbe cattolico in questo primo anniversario dell'incoronazione di Vostra Santità. Quando il mondo seppe che i Cardinali riuniti in Conclave avevano scelto come Papa uno di loro che aveva quasi raggiunto i settantasette anni, ci fu un momento di stupore. Era veramente la scelta da fare, mentre il mondo cambia tanto rapidamente? Da più di duecento anni non si era visto un settantenne salire sulla Cattedra di Pietro. Perciò certuni si permisero di suggerire che il Pontificato di Giovanni XXIII sarebbe stato un Pontificato di transizione.
Venne presto però una doppia smentita, della parola e dei fatti. Oggi non c'è più nessuno che oserebbe muovere un dubbio. Vostra Santità vuol agire, e agisce. Agisce personalmente: ha voluto veder principiare il lavoro preparatorio del Sinodo romano nelle stanze dell'Appartamento Pontificio ed ha seguito i progressi delle Commissioni e Sotto-Commissioni passo passo. Vostra Santità ha deciso di convocare un Concilio Ecumenico, volendo procurare alla Chiesa gli stessi vantaggi che le procurò cinque secoli fa il Concilio di Trento.
Vostra Santità, con il Suo lavoro di mezzo secolo sulla Visita Apostolica di S. Carlo alla Diocesi di Bergamo, ha potuto farsi una idea precisa di ciò che la Chiesa può guadagnare in una revisione della sua disciplina, in un adeguamento dei suoi metodi alla condizione di vita mutata dell'umanità. Vostra Santità, quando ebbe la fortuna di servire quel grande Vescovo che fu Mons. Giacomo Radini Tedeschi, sembrava destinato ad una carriera prevalentemente intellettuale, con preferenza per lo studio della storia.
Non si può dubitare che Vostra Santità vi sarebbe egregiamente riuscito. Gli alunni del Seminario di Bergamo e quelli dell'Ateneo Lateranense erano entusiasti delle lezioni del loro giovane professore. Ed i cinque volumi, all'ultimo dei quali Vostra Santità premetteva avvertimenti il 5 agosto 1958, rendono una eloquente testimonianza sulla capacità tecnica del loro autore come editore e commentatore di documenti storici.
Ma la Provvidenza ha orientato altrimenti la vita e l'attività del Suo Eletto. Vostra Santità ha proclamato nel primo giorno del Suo Pontificato che voleva essere Pastore, prima di tutto Pastore. Ma, già, nell'accomiatarsi dai cattolici bulgari, il Delegato Apostolico a Sofia aveva potuto dire che aveva vissuto da Pastore, e si sa che si era guadagnato l'affezione di tutti. Vostra Santità Si è manifestata costantemente durante questo primo anno come un Pastore amorevole; ed è perciò che il mondo intiero si rallegra oggi e Vi indirizza, Beatissimo Padre, l'augurio Ad multos et felicissimos annos che presento a Vostra Santità a nome dei miei Eminentissimi Colleghi. Padre Santo, benediteci!
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