FIRMA DEL DECRETO
DELLA CAUSA DEL SERVO DI DIO
CARDINALE ANDREA CARLO FERRARI
DISCORSO DEL SANTO PADRE GIOVANNI XXIII
Domenica, 10 febbraio 1963
Venerabili Fratelli e diletti figli,
Due motivi di intima e vivissima esultanza per il Nostro spirito si sono associati in questo solenne convegno. Il Seminario Lombardo, ad un secolo dalla sua fondazione, riprende le mosse della giovinezza, approfittando a nuovo di tutto quello che nel succedere dei tempi gli era stato concesso di energie e di grazie, quali la buona Provvidenza moltiplica nel cuore e nelle opere dei più fedeli servitori della Chiesa del Signore.
Abbiamo letto in questi giorni in pagine preziose riassumenti la storia del Pontificio Seminario Lombardo di questo suo primo secolo, i nomi di benemeritissimi prelati, che aggiunsero scintillìo di preziosità incomparabile al ricordo dei loro insigni servigi resi a questa istituzione.
ALTE IMPRESE IN SERVIZIO DELLA CHIESA
Al primo posto, ecco il cardinale Edoardo Borromeo Arese a rappresentare in gran fervore le sollecitudini per quegli inizi e primi sviluppi.
Da quel nome del primo rettore, un Borromeo, scendeva l'auspicio sempre glorioso di S. Carlo, fondatore, padre e patrono — come anche ora, a tanta distanza di secoli lo si può ben proclamare — di tutti i Seminari del mondo.
La felice provvidenza di una accurata ed elevata forma di educazione ecclesiastica per alcuni giovani più distinti di Lombardia, era ben naturale che cercasse subito come accadde nel 1856 — giusto a Roma il suo punto di attrazione.
I primi successi furono così consolanti da incoraggiare gli sviluppi dell'esperimento, proseguito poi dal 1860 al 1863 e di là al 1870: per riprendere, dopo il 1878, in organizzazione anche più decisa, nonostante quei tempi difficili e laboriosi.
È ben di là che uscì presto una serie di personaggi che segnarono di una grande benedizione le diocesi dell'alta Italia, e di altre regioni ancora.
Ci piace salutarli tutti insieme. Con specialissima distinzione, per altro, tre nomi in particolare: il futuro Vescovo di Bergamo, monsignor Radini Tedeschi, fra gli alunni; il rettore, cardinale Alessandro Lualdi, poi venerato arcivescovo di Palermo; e don Achille Ratti, il futuro dottore della Biblioteca Ambrosiana, recante nel cuore il mistero del più grande avvenire, che l'attendeva negli splendori del Supremo Pontificato.
LIMPIDA AURORA DI PROMETTENTE AVVENIRE
Questa nuova costruzione — che sarà poi la terza — di cui fummo richiesti di benedire la prima pietra, intende affermare la continuità vigorosa dell'antica fedeltà ai propositi ed alle chiaroveggenti sollecitudini direttive, impiegate sin qui intorno al Pontificio Seminario Lombardo. Il titolo sacro e benedetto dei Santi Ambrogio e Carlo, che gli viene conservato, riassume i meriti di un nobile passato, e preannunzia l'aurora di un promettente avvenire.
La variazione dei tempi e degli avvenimenti ha suggerito disegni, e talora modificazioni inattese e felici, per un coordinamento più pratico di edifici, di strutture, di comodità meglio corrispondenti alle condizioni della convivenza di molte vite giovanili consacrate ad un ideale di alta cultura e di ampio apostolato.
Questo spiega la renovatio ab imis del Pontificio Seminario Lombardo dal punto di vista della modernità strutturale del nuovo edificio, che viene ancora conservato alla amenità dell'Esquilino, e, ciò che più tocca il cuore dei suoi giovani abitatori, alla prossimità del tempio augusto, che la pietà dei secoli volle consacrato alla Madre di Gesù e nostra, che amiamo salutare in questi giorni, come tanto Ci piace di ripetere: Salve radix: salve porta: ex qua mundo lux est orta.
Oh! bello, oh! dolce proseguire nella esclamazione soave e pia: Gaude virgo gloriosa super omnes speciosa: vale o valde decora: et pro nobis Christum exora.
UNA VITA APOSTOLICA « DE VIRTUTE IN VIRTUTEM »
Venerabili signori Cardinali, venerabili Fratelli nell'episcopato e diletti figli.
A questo rito semplice ed austero, qui liturgicamente seguito sulla prima pietra del rinnovato Seminario Lombardo, pietra benedetta, che il Signor Cardinale Arcivescovo di Milano si compiacerà di collocare colle sue mani al posto fondamentale suo, ecco associarsi felicemente l'avvenimento così lieto e festoso della introduzione del processo apostolico per la Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio il Cardinale Andrea Carlo Ferrari, Arcivescovo di Milano. Questa coincidenza Ci viene offerta quasi di improvviso — lasciateCi aggiungere, — come di altri fenomeni d'ordine spirituale di cui l'anima Nostra, diciamo l'anima del Papa, del Servus Servorum Dei, avverte umilmente da qualche mese una quieta e religiosa successione. Col consiglio dei venerabili Cardinali e Prelati, componenti la Sacra Congregazione dei Riti, ed in perfetta conformità alle pratiche consuete, abbiamo creduto di corrispondere alla delicatezza di un sentimento Nostro, ma che sappiamo diffuso con esultante tenerezza fra quante anime ancora sopravvivono nella vastissima arcidiocesi di Milano, in tutta Italia, e, possiamo attestarlo, sollevano echi di grande rispetto e venerazione da tutti i punti della cattolicità di corrispondere, dunque, alla pia aspettazione, sottoscrivendo qui, vobis testibus, il decreto di introduzione della Causa con le parole tradizionali: Placet Angelo Iosepho.
Da quarantadue anni che hanno seguito alla edificantissima morte del Cardinal Ferrari, fu e resta unanime il sentimento di venerazione per la sua memoria e il voto della sua glorificazione. Questa glorificazione segue, per ciascun santo della Chiesa, la propria strada : e questa strada può parere lunga per quelle anime, che non sanno rendersi conto dei secreti disegni del Signore, il quale permette il sorgere di situazioni sovente — e a grave torto dei responsabili — inasprite ed estranee ai meriti personali degli stessi Santi suoi, per cui Iddio tiene in serbo anche sulla terra tempora et momenta di splendente luce, a ri conoscimento di meriti e di gloria celeste. Intanto, in riferimento al venerato cardinale Andrea Ferrari, è già motivo di grande e universale sollievo di quanti lo hanno conosciuto la informazione che ormai, al prolungato indugio, succeda l'inizio del processo regolare.
Il fervore delle pratiche ufficiali accompagnate dalla preghiera di tutta la Chiesa varrà sicuramente a ottenerci l'intervento del Signore sempre mirabile nei Santi suoi, a santificarli e a glorificarli, rinnovando, ove occorra, la sovrabbondanza dei prodigi di cui la bontà sua benedetta suole cospargere questa ricerca della santificazione, che è il termine più elevato delle umane, cristiane e sacerdotali aspirazioni.
Oh! che letizia è questa per tutti noi lasciarci così sollevare e come rapire!
INDICAZIONI DELLA VIA PERFETTA: LA VOLONTÀ DI DIO
Oh! che soavità per chi dalla puerizia, chiamato al ministero sacerdotale, senza mai subìre altre distrazioni lungo la via, ha potuto seguire, anche se in molta semplicità e ad una rispettosa distanza, l'ascendere del Cardinale Ferrari, de virtute in virtutem, e trovare, nella contemplazione ininterrotta della sua santa vita di pastore, una scuola a cui sa di dover tanto, e di cui serba, nel cuore, forte e tenerissimo ricordo.
Sia benedetto il Signore, che tutto ha disposto con grande misericordia per la nostra anima, per la nostra vita.
Quando il Cardinal Ferrari entrava nuovo Arcivescovo di Milano, questo umile figlio della buona campagna Bergamasca, cresciuto sulle rive dell'Adda prospicienti alla vasta diocesi Milanese, quattordicenne appena, moveva i primi passi della sua vita ecclesiastica, riservata poi a tanti incontri con quel venerando successore di S. Carlo. Incontri benedetti, così devoti e confidenti, da indurCi un giorno — eravamo giusto « nel mezzo del cammin di Nostra vita », — a chiedere a lui la indicazione della volontà del Signore circa quanto Ci convenisse fare per esserle fedele. Quella sua risposta, mandata in iscritto di sua mano, poiché la sua voce ornai era spenta: e solo gli restava la chiarezza del pensiero e il palpito del cuore, era di tale significazione, da aprire l'altro versante della Nostra umile esistenza, e il principio del secondo quarantennio, che fu rinunzia al lavoro del primo, passato nella Nostra dilettissima terra natale, e consacrazione al servizio della Chiesa universale.
Adorando le direzioni della Provvidenza, sentiamo la tenerezza di un'affezione e di un rispetto, che, a ottant'anni, perdura verso la sacra memoria di un Principe della Santa Chiesa, che l'altezza della sua dignità seppe dispiegare ad esercizio di attività pastorale così vasta, profonda, e benedetta, da lasciare una traccia nella generazione che fu la sua, e verrà ricordata in edificazione dalle generazioni successive.
Sentite le ultime sue parole lasciate a Noi in iscritto, prima di morire :
« Carissimo don Angelo. Lei sa il bene che io le voglio; è un debito anche verso Monsignor Radini. Appunto per questo, ecco il mio pensiero schietto, indubitato. La volontà di Dio è più che manifesta. Il papa rosso è l'eco del papa bianco: questi, di Dio. Dunque ce n'è d'avanzo. Dove Dio chiama, si va senza esitazione, abbandonandosi in tutto alla amorosa sua Provvidenza. Così sarà nel possesso di tranquilla pace. Preghi per chi la benedice di tutto cuore ed è l'affezionatissimo in Corde Iesu, Andrea Carlo Card. Ferrari ».
Amiamo rigustare tutta la dolcezza di un sentimento che attinse, di là, motivo perenne di riposo e di serenità spirituale: ed anche a spiegare la vibrazione tutta personale di amore e di rispetto verso la memoria del Cardinal Ferrari.
A questo punto la voce del Papa si attenua, e anche si tace, finché il processo di Canonizzazione liberamente si svolga e si espanda.
La conclusione di queste pratiche verrà indicata ancora dalla parola del Papa: e vi si ascolterà il compimento, qualunque esso sia, dei disegni del Signore: piace ripeterlo, sempre mirabilis in sanctis suis.
RAGGIO DI SPERANZA DALL'ORIENTE D'EUROPA
Venerabili Fratelli, diletti figli,
Una parola ancora, in tono confidente. La benedizione della prima pietra del nuovo Collegio Lombardo e la introduzione della Causa del Cardinale Ferrari si intrecciano oggi col nome venerato e caro di Pio XI, di cui ricorre il ventiquattresimo anniversario della morte.
Pio XI fu il padre del Nostro episcopato; egli Ci fece consacrare vescovo a S. Carlo al Corso, qui in Roma; e volse poi i Nostri passi sulle vie dell'Oriente, per un servizio essenzialmente apostolico, di cui amiamo gustare sovente il ricordo dei buoni frutti.
Giusto di là, dall'oriente d'Europa, Ci è venuta ier sera una toccante consolazione, di cui ringraziamo umilmente il Signore, come di qualcosa che nei segreti divini può preparare alla Santa Chiesa e alle anime rette nuovo slancio di fede sincera e di apostolato pacifico e benefico.
Non turbiamo il disegno misterioso cui Iddio chiama tutti a cooperare, radunando i fili di una tessitura che si compie con la grazia sua e con il servizio pronto delle anime innocenti, delle anime miti e generose.
Voi leggete nel cuor Nostro la commozione e la tenerezza del momento e Ci dispensate da altre effusioni, cui pur ameremmo abbandonarCi.
* * *
Sulla letizia di quest'ora, sulle promesse del nuovo Collegio, sulla diletta regione Lombarda, e su tutto ciò che essa rappresenta nella Chiesa e vuol dare al mondo con lo spettacolo della sua fede e delle sue opere, pone suggello amabile e cordiale l'Apostolica Benedizione.
Così sia, così sia
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