PAOLO VI
REGINA COELI
Domenica, 13 aprile 1969
Vengono alle Nostre labbra le parole del Signore, ripetute dopo la sua risurrezione e ricordate dal brano evangelico, che voi tutti avete ascoltato assistendo alla liturgia di quest’oggi: Pace, pace a voi!
È parola di Cristo; e Noi la facciamo Nostra per voi. La ripetiamo e la ripeteremo spesso. Perché di pace v’è sempre bisogno. Non è parola univoca; si riferisce a diverse situazioni della vita umana: a quella dell’ordine internazionale, alla pace fra i Popoli; e ancor oggi tutti soffriamo per le tre atroci ferite che la fanno sanguinare nel corpo dell’umanità: in Africa, in Palestina, in Estremo Oriente; poi si riferisce all’ordine interno delle Nazioni; e Noi sentiamo vivo disagio per i turbamenti che in diversi Paesi, anche nel nostro in questi giorni, sembrano renderla fragile e privarla della sua aureola di fraternità sociale, e minacciarla nella sua anima di libertà e di dignità civile; si riferisce ancora la pace al regno interiore degli spiriti nostri, dove un’agitazione sistematica d’incertezza, di contestazione e di critica oscura la luce sui suoi sentieri di progresso e di sereno benessere: e Dio voglia che in questa penombra noi li cerchiamo questi sentieri con più saggia premura.
Ascoltiamo ed accogliamo il saluto augurale di Cristo risorto: Pace, pace a voi; e cerchiamo di alimentare in noi la sorgente, da cui essa per noi scaturisce: la fede, la fede nella vita nuova, annunciata a a noi dalla Pasqua testé celebrata. Come Cristo è la nostra Pasqua, così Egli è la nostra pace; quella pace che il mondo cerca e non trova; promette e non dà; e che invece, se davvero siamo cristiani, noi possiamo raggiungere e costruire nell’ordine e nell’amore.
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