PAOLO VI
ANGELUS DOMINI
Domenica, 21 gennaio 1973
Avete presente, Figli carissimi, che questa settimana è dedicata per noi all’ecumenismo, cioè alla ricomposizione di tutti i Cristiani in un’unica Chiesa, cioè come vuole il Signore, il quale ci lasciò, come sintesi dei Suoi precetti: «siano tutti uno» (Io. 17, 21), e come ci insegnò San Paolo: «sforzatevi di conservare l’unità dello spirito nel vincolo della pace; un solo corpo, un solo Spirito . . . . uno è il Signore, una la fede, uno il battesimo . . .»? (Eph. 4, 3-4 )
Questo problema del ristabilimento dell’unità universale dei Cristiani, voi lo sapete, è uno dei più gravi, dei più urgenti, dei più conformi al processo civile dell’umanità e nello stesso tempo dei più difficili per gli ostacoli storici che abbiamo ereditato per secoli interi, e per la mentalità pluralistica e secolarista propria del nostro tempo.
Nostro primo dovere è di avvertire, di ricordare, di meditare questo problema; nessuno lo deve dimenticare; esso investe le sorti del Vangelo e del mondo, esso mette alla prova la saldezza della nostra fede, l’ampiezza della nostra carità, la coscienza della nostra appartenenza alla Chiesa; dobbiamo sentire questo problema come la vocazione spirituale e storica, sovrastante tutte le vicende del nostro tempo.
Altro dovere: cercare la via dell’unità cristiana, evitando i due errori possibili: primo, quello di contentarci d’una pseudo-unità, cioè d’una convergenza spirituale, ma soltanto empirica e rivolta a scopi pratici e temporali, che prescinde dalla fede, univoca e irrinunciabile e socialmente comunitaria. Questo è certamente l’ostacolo primo: superato questo, l’unità è praticamente presente, potenzialmente raggiunta. Il secondo errore da evitare, quello di rassegnarci alla frantumazione dell’unità, non più cattolica, cioè universale, ma, com’è purtroppo tuttora, divisa in se stessa, cioè non più compaginata dalla medesima carità.
E qui si apre, specialmente per noi cattolici, la via maestra, e già avanzata, verso l’ecumenismo, la via della carità: dobbiamo amare, riamare di più i nostri fratelli, mettendo in atto, dapprima, la nostra riforma spirituale e morale, per rendere davvero persuasiva e attraente la nostra carità.
Grande opera, come vedete, la quale esige ciò a cui questa settimana è dedicata: la preghiera. Preghiamo, dunque.
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